martedì 24 novembre 2015

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1. MENTRE O MIEDECO STURIA, 'O MALATO SE NNE MORE. Letteralmente: Mentre il medico studia, il malato se ne muore. La locuzione è usata per sottolineare e redarguire il lento improduttivo agire di chi predilige il vacuo pensiero alla piú proficua, se rapida, opera. 2.M' HÊ DATO 'O LLARDO 'INT'  FIJURA Letteralmente: Mi ài dato il lardo nel santino. L'espressione si usa nei confronti di chi usi eccessiva parsimonia nel conferire qualcosa a qualcuno e prende l'avvio dall'uso che avevano i monaci di Sant'Antonio Abate a Napoli che gestivano in piazza Carlo III un ospedale per cure dermatologiche ed usavano il lardo dei maiali con il quale producevano unguenti curativi. Allorché poi dimettevano un infermo erano soliti consegnare al medesimo, per il prosieguo della cura, una piccolissima quantità di lardo benedetto, avvolto in un santino raffigurante Sant'Antonio abate. Pur se benedetto la quantità del lardo era veramente irrisoria e pertanto assai poco bastevole alla bisogna. 3. FÀ CUOFENO SAGLIE E CCUOFENO SCENNE Ad litteram: Far (sí che un) corbello salga e (l’altro) scenda. Antica icastica espressione, mutuata dal lavoro dei muratori (come qui di seguito chiarirò) da intendersi nel senso di: evitare di intralciare il normale iter dell’umane faccende, cercando di non intervenire per mutarne il corso vuoi in senso positivo che in senso negativo; lasciare che tutto vada secondo il fato o il destino limitandosi ad osservare tenendosi estraneo da ogni faccenda e mostrandosi impassibile innanzi ad ogni accadimento , anche davanti a quelli che dovessero riguardarci tanto da presso da coinvolgerci e tutto ciò nella convinzione che sia impossibile ed inutile opporsi ai voleri del fato o destino che sia.L’espressione in esame è usata altresí con altra accezione quale imperioso consiglio a non affrettarsi nell’operare limitandosi a tenere il normale ritmo delle cose e ciò tenendo presente che l’operazione descritta nella locuzione à di per sé un andamento blando e non precipitoso. Come ò accennato l’espressione fu mutuata dal lavoro dei muratori e faceva riferimento al consiglio/ordine che il cosiddetto capomanipolo dava ad ogni sottoposto addetto allo sgombero dei calcinacci di demolizione o al trasporto dei materiali da costruzioni calati(i primi) o issati (i secondi) per il tramite di funi e carrucole affinché non impedissero con malaccorti interventi la salita e la discesa delle ceste ricolme. Un tempo il lavoro predetto veniva effettuato servendosi di un paranco provvisto di funi e carrucole cui erano attaccati due cesti, uno riempito del materiale di sgombero, l’altro vuoto; ora mentre il cesto pieno con il suo peso si spostava lentamente dall’alto in basso, contemporaneamente l’altro cesto svuotato risaliva con pari velocità. Oggidí nell’intento di accelerare le operazioni si sono aboliti paranco funi e carrucole e ci si serve di alcuni tronchi di cono di robusta plastica impilati l’uno sull’altro nei quali vengono versati i calcinacci di demolizione che velocemente precipitano dall’alto in basso ed ecco che la locuzione à perduto il suo sapido significato di partenza. Cuofeno s.vo m.le [dal latino cophǐnus, marcato sul greco kóphinos] è un particolare cesto di vimini piú stretto alla base e provvisto di manici,usato per il trasporto delle merci piú varie. 4.SE PAVA NIENTE? E SEDÚGNEME DA CAPA Ô PEDE! Letteralmente: Si paga niente? Ed ungimi da capo al piede. Cosí si dice di chi voglia ottenere il massimo da qualsivoglia operazione che sia gratuita ed eccede a quel fine nelle sue richieste come quel cresimando che, saputo che l'unzione sacramentale era gratuita, apostrofò il vescovo con le parole in epigrafe chiedendo di essere unto completamente. 5.DA CH' È MMUORTO 'O CUMPARIELLO, NUN SIMMO CCHIÚ CUMPARE. Letteralmente: Da quando è morto il figlioccio, non siamo piú compari. Id est: da quando non c'è piú chi ci aveva uniti, è finito anche il legame. La locuzione viene usata con senso di disappunto davanti ad incomprensibili e repentini mutamenti di atteggiamento o davanti ad inattesi raffredamenti di rapporti un tempo saldi e cordiali, quasi che la scomparsa del figlioccio potesse far cessare del tutto le pregresse buone relazioni intercorrenti tra il padrino e i parenti del defunto figlioccio. 6.LL' AMMORE DA LUNTANO È COMME A LL' ACQUA 'INT' Ô PANARO. L'amore di lontano è come acqua nel cestino di vimini Id est: è un lavorio inutile che si tramuta in tormento. 7.SANTA CHIARA: DOPP'ARRUBBATO, 'E PPORTE 'E FIERRO! Letteralmente - Santa Chiara: dopo aver subíto il furto, (apposero) le porte di ferro. La locuzione è usata per redarguire chi è tardo nel porre rimedi o aspetti di subire un danno per correre ai ripari, mentre sarebbe stato opportuno il prevenire che è sempre meglio del curare; l’espressione ironizza sul correre ai ripari quando sia troppo tardi, quando si sia già subíto il danno paventato, alla stessa stregua di ciò che accadde per la basilica di santa Chiara che fu provvista di solide porte di ferro in luogo del preesistente debole uscio di legno, ma solo quando i ladri avevano già perpetrato i loro furti a danno della antica chiesa partenopea. 8.'MBARCARSE SENZA VISCUOTTE. Letteralmente:Imbarcarsi senza biscotti. Id est: agire da sprovveduti, accingersi ad un'operazione, senza disporre dei mezzi necessari o talvolta, senza le occorrenti capacità mentali e/o pratiche. Anticamenti i pescatori che si mettevano in mare per un periodo che poteva durare anche piú giorni si cibavano di carni salate, pesci sotto sale e gallette o biscotti, preferiti al pane perché non ammuffivano, ed anche secchi erano sempre edibili ammollati nell'acqua naturalmente marina non ancora inquinata. Espressione analoga è quella che recita: 8 bis JÍ Ô BBATTESEMO SENZA ‘O CRIATURO Id est: recarsi a battezzare un infante e non portarlo seco. Sesquipedale errore in cui si incorre per sbadataggine,inettitudine, insipienza e distrazione. 9.S'À DDA FÀ 'O PIRETO PE CQUANTO È GGRUOSSO 'O CULO. Letteralmente: occorre fare il peto secondo la grandezza dell'ano. Id est: bisogna commisurare le proprie azioni alle proprie forze e capacità fisiche e/o morali evitando di eccedere per non incorrere o in brutte figure o in pessimi risultati. 10.CHI SE METTE CU 'E CRIATURE, CACATO SE TROVA. Letteralmente: chi intrattiene rapporti con i bambini, si ritrova sporco d'escrementi. Id est: chi entra in competizione con persone molto piú giovani di lui è destinato a fine ingloriosa, come chi contratta con i bambini dovrà sopportarne le amare conseguenze, che derivano dalla naturale mancanza di serietà ed immaturità dei bambini. 11.'A GALLINA FA LL'UOVO E Ô VALLO LL'ABBRUSCIA 'O MAZZO. Letteralmente:la gallina fa l'uovo e al gallo brucia l'ano. Id est: Uno lavora e un altro si lamenta della fatica che non à fatto. La locuzione è usata quando si voglia redarguire qualcuno che si sia vestito della pelle dell'orso catturato da altri, o che si voglia convincere qualcuno a non lamentarsi per fatiche che non à compiute, e di cui invece fa le viste di portare il peso. 12.MO ABBRÚSCIALE PURE 'A BBARBA E PPO DICE CA SO' STAT' IO! Letteralmente: Adesso ardigli anche la barba e poi di' che sono stato io... La locuzione viene usata con gran risentimento da chi si voglia difendere da un'accusa, manifestamente falsa. Si narra che durante un'Agonia (predica del venerdí santo)un agitato predicatore brandendo un crocefisso accusava, quasi ad personam, i fedeli presenti in chiesa dicendo volta a volta che essi, peccatori, avevano forato mani e piedi del Cristo, gli avevano inferto il colpo nel costato, gli avevano calzato in testa la corona di spine lo avevano flaggellato con i loro peccati e cosí via. Nell'agitazione dell'eloquio finí per avvicinare il crocefisso in maniera maldestra ad un cero acceso correndo il rischio di bruciare la barba del Cristo. Al che, uno dei fedeli lo apostrofò con la frase in epigrafe, entrata a far parte della cultura popolare... 13.QUANNO 'A GALLINA SCACATEA, È SSIGNO CA À FATTO LL'UOVO. Letteralmente: quando la gallina starnazza vuol dire che à fatto l'uovo. Id est: quando ci si scusa reiteratamente, significa che si è colpevoli. 14.QUANNO SI 'NCUNIA STATTE E QUANNO SI MARTIELLO VATTE Letteralmente: quando sei incudine sta fermo, quando sei martello, percuoti. Id est: ogni cosa va fatta nel momento giusto, sopportando quando c'è da sopportare e passando al contrattacco nel momento che la sorte lo consente perché ti è favorevole. 15.À FATTO 'O PIRETO 'O CARDILLO. Letteralmente: Il cardellino à fatto il peto. Commento salace ed immediato che il popolo napoletano usa quando voglia sottolineare la risibile performance di un insignificante e maldestro individuo che per sue limitate capacità ed efficienznon può produrre che cose di cui non può restar segno o memoria come accade appunto delle insignificanti flautolenze che può liberare un piccolo cardellino. 16.LL'AVVOCATO FESSO È CCHILLO CA VA A LLEGGERE DINT' Ô CODICE. Ad litteram: l'avvocato sciocco è quello che compulsa il codice; id est: non è affidabile colui che davanti ad una questione invece di adoprarsi a comporla pacificamente consiglia di adire rapidamente le vie legali; ad ulteriore conferma dell'enunciato in epigrafe, altrove - nella filosofia partenopea - si suole affermare che è preferibile un cattivo accordo che una causa vinta, che - certamente - sarà stata più dispendiosa e lungamente portata avanti rispetto all'accordo. 17. GGATTA CA ALLICCA 'O SPITO, NUN CE LASSÀ CARNE P'ARRÓSTERE. Ad litteram: alla gatta che lecca lo spiedo, non lasciar carne da arrostire. Id est: non aver fiducia di chi ti à dato modo di capire di che cattiva pasta è fatto, come non sarebbe opportuno lasciare della carne buona per essere arrostita, a portata di zampe di un gatto che è solito leccare gli spiedi su cui la carne viene arrostita... 18.'O FRIDDO Ê BBUONE 'E SCUTULÉA, E Ê MALAMENTE S''E CARRÉA. Ad litteram: il freddo percuote chi gode buona salute e porta via con sé chi sta male. Id est: i rigori invernali fanno comunque danno; per solito, in inverno, chi gode buona salute, finisce per ammalarsi, mentre chi è già malato corre il grave rischio di morire. 19.'A VECCHIA Ê TRENTA 'AUSTO, METTETTE 'O TRAPANATURO Ô FFUOCO. Letteralmente: la vecchia ai trenta d'agosto, (per riscaldarsi) mise nel fuoco l'aspo. Il proverbio viene usato a mo' di avvertenza, soprattutto nei confronti dei giovani o di coloro che si atteggino a giovani,soggetti cioè che si lasciano cogliere impreparati alle prime avvisaglie dei freddi autunnali che già si avvertono sul finire del mese di agosto, freddi che - come dice l'esperienza - possono essere perniciosi al punto da indurre i piú esperti (la vecchia) ad usare come combustibile per riscaldarsi persino un utile oggetto come un aspo, l'arnese usato per ammatassare la lana filata. Per estensione, il proverbio si usa con lo stesso fine di ammonimento, nei confronti di chiunque, in qualsiasi occasione, si lasci cogliere impreparato non temendo un possibile inatteso rivolgimento di fortuna, rappresentato nel proverbio dall’improvviso freddo in un mese ritenuto caldo. Del proverbio in esame ne esiste un’altra lezione che suona: 'A VECCHIA Ê TRENTA 'E MAGGIO, METTETTE 'O TRAPANATURO Ô FFUOCO. che letteralmente vale: la vecchia ai trenta di maggio, (per riscaldarsi) mise nel fuoco l'aspo.Va da sé che il significato, anche quello estensivo, d’ambedue le lezioni è il medesimo atteso che non è improbabile che sia un mese primaverile, prodromico dei mesi estivi (maggio), sia un mese autenticamente estivo (agosto)possano, sia pure inopinatamente,presentare una situazione climatica diversa da quella attesa o in corso. Dovendo operare una scelta opto, anche per esperienza personale per la versione in epigrafe, quella cioè che chiama in causa il mese di agosto che è solito tradire le attese piú che non lo faccia il mese di maggio! trapanaturo = aspo, bindolo per ammatassare derivato dal greco trypanon, deverbale di trypân=girare, forare vecchia = vecchia, s. f. donna di età molto avanzata, che si trova nell'ultimo periodo della vita naturale; con significato piú ampio, anziana (in contrapposizione a giovane), ma anche emblema di persona esperta; etimologicamente la voce vecchia è un adattamento al femminile del lat. tardo maschile *veclu(m)→*vecla(m), per il class. *vetulu(m), ed al f.le *vetula(m) dim.f.le del m.le vetus 'vecchio'. 20.È MMEGLIO FÀ 'MMIDIA CA PIETÀ. Ad litteram: è meglio essere invidiati che essere oggetto di commiserazione; ed il perché è intuitivo, comportando l'invidia uno status di opulenza,tale da meritarsi l'invidia del prossimo, mentre il commiserato versa - per solito - in pessime condizioni. 21.'NU STRUNZO CA CADETTE A MMARE, VEDENNO 'NU PURTUALLO CA LLA GALLIGGIAVA, DICETTE: SIMMO TUTTE PURTUALLE! Uno stronzo che cadde in mare, vedendo un'arancia che ivi galleggiava, easclamò: siamo tutti arance! A Napoli si suole ripetere questo proverbio per canzonare e commentare le azioni di tutti gli sciocchi, i supponenti e gli stupidi che pretendono di farsi considerare per ciò che non sono... 22.Ô RICCO LLE MORE 'A MUGLIERA, Ô PEZZENTE LE MORE 'O CIUCCIO. Ad litteram: al ricco viene a mancare la moglie, al povero, l'asino... Id est:Il povero è sempre quello più bersagliato dalla mala sorte: infatti al povero viene a mancare l'asino che era la fonte del suo sostentamento, mentre al ricco viene a mancare la moglie, colei che gli dilapidava il patrimonio; morta la moglie il ricco non ha da temere rivolgimenti di fortuna, mentre il povero che ha perso l'asino sarà sempre più in miseria. 23.PAZZE E CCRIATURE, 'O SIGNORE LL'AJUTA. Ad litteram: pazzi e bimbi, Dio li aiuta. Id est: gli irresponsabili godono di una particolare protezione da parte del Cielo. Con questo proverbio, a Napoli, si soleva disinteressarsi di matti o altri irresponsabili, affidandoli al buonvolere di Dio e alla Sua divina provvidenza. 24.SI COMME TIENE 'A VOCCA, TENISSE 'O CULO, FACíSSE CIENTO PERETE E NUN TE N'ADDUNASSE. Ad litteram: se come tieni la bocca, avessi il sedere faresti cento peti e non te n'accorgeresti; il proverbio è usato per bollare l'eccessiva verbosità di taluni, specie di chi è logorroico e parla a vanvera, senza alcun costrutto, di chi - come si dice - apre la bocca per prendere aria, non per esprimere concetti sensati. 25.SI 'ARENA È RROSSA, NUN CE METTERE NASSE. Ad litteram: se la sabbia(il fondale del mare) è rossa, non mettervi le nasse(perché sarebbe inutile. Id est: Se il fondale marino è rosso - magari per la presenza di corallo, non provare a pescare, ché non prenderesti nulla. Per traslato il proverbio significa che se un uomo o una donna hanno inclinazioni cattive, è inutile tentare di crear con loro un qualsiasi rapporto: non si otterrebbero buoni risultati. Brak Brak

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