1.FARSE ‘NTERESSE
Locuzione intraducibile ad litteram che fotografa l’amara situazione di chi per
conseguire una merce o altro quid sia
costretto a sborsare una somma di danaro
cosí eccedente il preventivato da
essere costretto ad intaccare altre somme di danaro e perderne cosí un
eventuale interesse che gli fruttavano tenendole ferme in banca.
2. FARSE PASSÀ ‘A
FANTASIA
Locuzione intraducibile ad litteram in
quanto di duplice valenza: una positiva
ed una negativa, valenze che per esser comprese necessitano di un’ ampia
spiegazione, non riducibile ai tre termini della locuzione che se intesa nella
sua valenza positiva sta per: concedersi un gusto spirituale o, piú spesso,
materiale, raggiungere finalmente e far
proprio un oggetto del desiderio lungamente agognato e bramato; in senso
negativo la locuzione è usata
quando ci si convice che determinati
gusti a lungo covati, purtroppo non possono essere soddisfatti
o non possono esser fatti propri determinati oggetti a lungo bramati e ci si impone di farsi
passar di testa l’idea di raggiungere quegli oggetti o soddisfare quei gusti.
3.FÀ SCENNERE ‘O
PARAVISO ‘NTERRA
Ad litteram: far scendere il paradiso in terra
Becera locuzione con la quale si
significa il profferire bestemmie in maniera eccezionalmente violenta e
prolungata chiamando quasi sulla
terra con una sineddoche tutti gli...
abitanti del paradiso.
4. FARSE CHIOVERE
‘NCUOLLO
Ad litteram: lasciarsi piovere addosso; id est:: lasciarsi cogliere impreparato
in situazioni nelle quali non si sono prese adeguate preacauzioni e che pertanto posson solo essere
foriere di pessimi o anche deleterii
risultati, come chi nell’imminenza d’un
temporale, si avventuri per istrada
senza nemmeno munirsi d’un semplice ombrello e vada perciò certamente
incontro a quanto ricordato altrove,
cioè vada incontro ad un bagno fuori programma .
5.
FARSE VENÍ ‘E
RISCENZIELLE
Ad litteram: farsi venire le convulsioni, i
deliquii Simpatica locuzione che
fotografa l’isterico e falso comportamento di chi, si lasci andare
a piccole strane convulsioni, vere o metaforiche condite di sterili isterismi e stolti
capricci: atteggiamento tipico tenuto dalle donne quando vogliono forzare la mano a
qualcuno per ottenere ciò che, adducendo normali ragioni o pretesti, non
potrebbero raggiungere o quando voglion far pesare su gli altri le
responsabilità di taluni accadimenti che sono invece da addebitare unicamente
alle medesime donne che ànno messo in atto quegli accadimenti di cui intendono
discolparsi.
Il termine riscenziello, rotacizzazione del piú classico discenziello deriva dal
latino descensus, col significato di deliquio. ed è usato nel linguaggio popolare oltre che per
significare quanto qui sopra illustrato, anche per indicare quei brevi deliqui , piú esattamente eclampsie cui vanno soggetti i neonati o i bambini
molto piccoli.
6. FÀ SCIACQUA ROSA E
BIVE AGNESE.
Locuzione impossibile da tradurre ad
litteram, ma densa di significato, usata in napoletano per indicare chi
scialacqui,sciupi, sprechi senza ritegno le proprie sostanze,dandone fondo nel
breve; piú esattamente con essa si
indica la deleteria gara che incorre tra chi piú sperperi o dilapidi il proprio
patrimonio; di tale fatto sono emblematiche figure la Rosa e l’Agnese
dell’epigrafe; delle due la Rosa
continuava a satollarsi di vino magari accontendandosi di una sciacquatura
ossia di vino addizionato d’acqua, o anche di vino puro usato a mo’ di
riscicquo della bocca da una precedente bevuta, e l’Agnese lo faceva ancora di
piú bevendo senza ritegno come nell’antico
giuoco del del padrone e sotto (gioco
derivato da quello détto tuocco) che si svolgeva nelle
bettole tra due giocatori di cui uno –
il padrone – poteva imporre o negare all’altro – il sotto – innumerevoli
bevute di vino con l’aggravio di dover
pagare il vino bevuto.
7. FÀ TREMMÀ ‘O
STRUNZO ‘NCULO.
Ad litteram: far tremare lo stronzo nel culo ; id est: incutere in
qualcuno, attraverso gravi minacce,
tanto timore o spavento da procurargli, iperbolicamente, un convulso tremore degli intestini e del loro contenuto prossimo ad essere
espulso.
8. FÀ
CACÀ L’UVA, L’ACENO E ‘O STREPPONE.
Ad litteram: far defecare la pigna d’uva, gli acini ed il raspo
relativi.Locuzione con la quale si significa
l’azione violenta di chi costringe
un ladro o anche solo un profittatore
a restituire tutto il mal tolto, come chi pretenda di farsi restituire, sia pure sotto
forma di feci, non solo la pigna d’uva che gli sia stata sottratta, ma
addirittura i singoli acini e persino il
vuoto raspo.
9. FÀ ASCÍ ‘E SSÒVERE ‘A CULO
Letteralmente: fare uscire le sorbe dal culo; id est: percuotere qualcuno,
torchiandolo fino allo spasimo, quasi strizzandolo fino a che non dica o
confessi ciò che sa o abbia fatto, costringendolo iperbolicamente ad emettere le emorroidi (eufemisticamente dette
sorbe).
10. FÀ ASCÍ ‘E CAZZE ‘A CANNA
Letteralmente: far emettere i péni dalla gola (introdotti per altra via)
Becera e ruvida espressione di portata
simile alla precedente da cui si distingue per una iperbolicità
di molto superiore, attesa l’impossibilità di realizzare materialmente
quanto minacciato in epigrafe.Nell’espressione in esame si minacciano pratiche
sodomitiche con iperboliche fuoriuscite…
11. FA ASCÍ ‘O SERPE D’’A MANECA ‘E LL’ATE.
Ad litteram:fare uscire il serpente dalla
manica altrui. Id est: riuscire con
ogni mezzo a far comunicare da altri ciò che non si ha il coraggio di fare da
se medesimi; intesa in senso piú cattivo
la locuzione significa: far malevolmente
ricadere su terzi le colpe e
perciò le responsabilità di proprie
azioni.
12. FÀ CCA ‘E PPEZZE E CCA ‘O SSAPONE
Ad litteram: fare qui le pezze e qui il sapone id est: adottare l’economia
spicciola delle contestuali prestazioni
e controprestazioni, ma anche assumere ed accettare reciprocamente patti semplici e chiari da
rispettare comunque; la locuzione ripete l’antico uso esistente nei vicoli napoletani allorché in cambio di pochi stracci o abiti dismessi ceduti ad un
robivecchi ambulante, détto
sapunaro, se ne riceveva immediata contropartita sotto forma appunto di
sapone da bucato detto sapone ‘e piazza in quanto sapone
artigianale (spesso prodotto dal medesimo robivecchio) che, un tempo, non si vendeva in negozi atti alla bisogna, ma
ceduto esclusivamente in piazza o per istrada dai summenzionati robivecchi.
13. FÀ AVUTÀ
‘A CAPA O ‘E PPALLE ‘E LL’UOCCHIE
Ad litteram: far girare la testa o i bulbi oculari.
Iperboliche locuzione atte a significare le sgradevoli sensazioni
che si provano allorché ci si trovi coinvolti
in confuse situazioni tra irrequieti ragazzi o assillanti vuoti parolai logorroici capaci e gli uni e gli altri di
procurare sensi di vertigini con giramenti di testa o vorticoso roteare
dei bulbi oculari, dovuti al fastidio
procurato o dagli irrequeti ragazzi o
dai suddetti logorroici parolai.
Locuzione da intendersi sia in senso reale che figurato.
14. FÀ UN’ANEMA E CURAGGIO.
Ad litteram: raccogliere insieme anima e
coraggio; id est: disporsi con
slancio ad unire l’animo e le forze
occorrenti ad affrentare una situazione
che si presenti a prima vista densa di incognite e pericolosi risvolti di talché per venirne a
capo occorra quasi stringere in un
unicum la mente ed il cuore non essendo bastevole usarli separatamente.
Brak
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