lunedì 21 gennaio 2013
PARANZA/’MPARANZA
PARANZA/’MPARANZA
Questa volta è stato il caro amico P. G. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) a chiedermi via e-mail di chiarirgli significato e soprattutto etimologia della voce partenopea in epigrafe. Accontento súbito l’amico e spero anche qualcun altro dei miei ventiquattro lettori dicendo che il termine
paranza è un s.vo f.le con il quale si indica
1 (in primis) grossa barca, un tempo a vela latina, oggi a motore, usata per la pesca a strascico;
2 (estens.) rete da pesca a strascico, trainata in genere da almeno due paranze; sciabica;
3 (ampl. sem..) squadra, compagnia, brigata, raggruppamento di persone;
4 ( ampl. sem..) combriccola di malavitosi;
etimologicamente la voce a mio avviso (piú che una derivazione di paro= 'paio'[derivazione che non chiarirebbe il suffisso anza]) è dritto per dritto dal part.pr. lat. neutro pl. poi inteso f.le parantia dell’ inf. parare = procurare; al part. parantia è anteposto [sottinteso] un s.vo f.le navicula o scappa (barca che procura [pesce]);
sulla voce paranza mediante l’aggiunta in posizione protetica di uno in→’m illativo si è formata la locuzione avverbiale ‘mparanza = unitamente, tutti assieme, di concerto; semanticamente da riferirsi al fatto che – come ò anticipato - spessissimo le paranze (barche) procedono appaiate e/o di concerto per trainare le grosse reti da pesca a strascico.
E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico P.G. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente chi dovesse imbattersi in questa paginetta.Satis est.
Raffaele Bracale
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