1.ZAPPA 'E FEMMENA E SSURCO 'E VACCA, MALA CHELLA TERRA CA
L'ANCAPPA.
Ad litteram: Povera quella terra che sopporta una zappatura
operata da una donna(e non da un uomo) ed un solco prodotto dal lavoro di una
mucca(invece che di un bue).Proverbio marcatamente maschilista, nato in ambito
contadino, nel quale è adombrata la convinzione che il lavoro donnesco, non
produca buoni frutti e sia anzi deleterio per la terra.
2.ZITTO CHI SAPE 'O JUOCO!
Ad litteram: zitto chi conosce il giuoco! Id est: faccia
silenzio chi è a conoscenza del trucco o dell'imbroglio. Con la frase in epigrafe
olim si solevano raccomandare ai monelli spettatori dei loro giochi, i
prestigitatori di strada, affinché non rivelassero il trucco compromettendo la
buona riuscita del giuoco da cui dipendeva una piú o meno congrua raccolta di
moneta.La locuzione fu in origine sulla bocca dei saltimbanchi che si esibivano
a nelle strade adiacenti la piazza Mercato e/o Ferrovia, nel bel mezzo di una
cerchia di monelli e/o adulti perdigiorno che non potendosi permettere il pur
esiguo costo di un biglietto per accedere ai teatrini zonali ed assistervi a
gli spettacoli, si accontentavano di quelli fatti in istrada da girovaghi
saltimbanchi che si esibivano su palcoscenici di fortuna ottenuti poggiando
delle assi di legno su quattro o piú botti vuote. Spesso tali spettatori
abituali, per il fatto stesso di aver visto e rivisto i giochi fatti da quei
saltimbanchi/ prestigitatori di strada avevano capito o carpito il trucco che
sottostava ai giochi ed allora i saltimbanchi/ prestigitatori che si esibivano
con la locuzione zitto chi sape 'o juoco! invitavano ad una sorta di omertà gli
astanti affinché non svelassero ciò che sapevano o avevano carpito facendo
perdere l’interesse per il gioco in esecuzione, vanificando la rappresentazione
e compromettendo la chétta, la raccolta di monete operata tra gli spettatori,
raccolta che costituiva la magra ricompensa per lo spettacolo dato. Per
traslato cosí, con la medesima espressione son soliti raccomandarsi tutti
coloro che temendo che qualcuno possa svelare imprudentemente taciti accordi,
quando non occultati trucchi, chiedono a tutti un generale, complice
silenzio.Rammento infine a completamento dell’illustrazione della locuzione
un’altra espressione che accompagnava quella in esame: ‘A FORA Ô SINGO! e cioè:
Fuori al segno!Restate al di là del segno! Cioè
quello che tracciato con un pezzo di gesso intorno al palcoscenico di
fortuna fatto di botti vuote ed alcune tavole
rappresentava un limite invalicabileper gli spettatori che non lo
dovevano oltrepassare accostandosi troppo al palcoscenico, cosa che se
fosse avvenuta poteva consentire ai contravventori di osservare piú da presso
le manovre dei saltimbanchi/ prestigitatori, scoprendo trucchi e manovre
sottesi ai giochi, con tutte le conseguenze già détte.
3. CHILLO SE ‘MPIZZA 'E DDETE 'NCULO E CACCIA 'ANIELLE.
Ad litteram: Quello si ficca le dita nel sedere e tira fuori
anelli. Id est: la fortuna di quell'essere è cosí grande che, a mo’ di un
prestidigitatore, è capace di procurarsi
beni e ricchezze anche nei modi meno ortodossi o possibili.
4.AVIMMO PERDUTO 'APARATURA E 'E CENTRELLE.
Ad litteram: abbiamo perduto gli addobbi ed i chiodini.
Anticamente, a Napoli in occasione di festività, specie religiose, si solevano
addobbare i portali delle chiese con gran drappi di stoffe preziose; tali
addobbi erano chiamati aparature; accaddeva però talvolta che - per
sopravvenuto mal tempo, il vento e la pioggia scompigliasse, fino a distruggere
gli addobbi ed a svellere drappi e chiodini usati per sostenerli; la locuzione
attualmente viene usata per dolersi quando, per sopravvenute, inattese cause
vengano distrutti o vanificati tuttti gli sforzi operati per raggiungere un
alcunché.
aparature s.vo fle
pl. di aparatura = addobbo; voce derivata dal p.p. paratu(m) del lat.
parare=preparare seguendo il percorso a (prefisso intensivo)+ paratu(m) + il
suff. di pertinenza ura;
centrelle s.vo fle
pl. di centrella = chiodino;
la voce centrella è un diminutivo del greco
kéntron= chiodo.
5.'A FEMMENA È CCOMME Â CAMPANA: SI NUN 'A TUCULIJE, NUN
SONA.
Ad litteram: la donna è come una campana: se non l'agiti non
suona; id est: la donna à bisogno di esser sollecitata per tirar fuori i propri
sentimenti positivi, ma pure i propri istinti negativi.
BRAK
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