sabato 28 giugno 2014
SANTA MARIA Ê CRASTULELLE
SANTA MARIA Ê CRASTULELLE
Questa volta è stato la cara amica B. G. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) a chiedermi via e-mail di chiarirle significato e portata dell’espressione partenopea in epigrafe.
Le ò testualmente risposto che
l'espressione fa riferimento non ad un bombardamento, come ella ipotizzava, bensí ad un terremoto del 1293 che procurò serissimi danni alla chiesa di santa Maria Donnaregina (vecchia), distruggendo, muri, pilastri e vetrate delle bifore ridotti in macerie e framtumi donde nacque la proverbiale espressione Fà unu santa Maria ê crastulelle che ad litteram è: Ridurre (qualcosa) a macerie/rottami (come per la chiesa di) santa Maria riferita a chi maldestramente, per imperizia, negligenza procuri danni ad arredi e/o suppellettili demolendoli e riducendoli in frantumi spesso minuti e quindi irrecuperabili.
Rammento che la chiesa di santa Maria Donnaregina (vecchia), è una famosa chiesa della città di Napoli costruita agli inizi del XIV secolo in stile gotico per il convento omonimo di monache clarisse; ubicata nel centro storico della città, nei pressi del Palazzo arcivescovile e del duomo di Napoli, è anche chiamata Donnaregina Vecchia per distinguerla dalla omonima chiesa del XVII secolo, denominata, infatti, Donnaregina Nuova. Danneggiata, come ò accennato da un terremoto del 1293, venne ricostruita, con il convento dalle fondazioni grazie alle donazioni della regina di Napoli Maria d'Ungheria[(1257 – †25 marzo 1323) appartenente alla dinastia ungherese degli Arpadi, fu regina consorte di Napoli.]. La nuova chiesa, aperta al culto nel 1316 venne consacrata nel 1320 e la regina vi venne sepolta in una tomba monumentale, opera di Tino di Camaino completata nel 1326.
Quanto alla voce crastulelle si tratta del diminutivo del s.vo f.le crastula o crasta/grastula o grasta che indica un frammento generico, un coccio di terracotta, un rottame d’un vaso, di un piatto, di un ninnolo, ma anche un frantume di vetro, di specchio etc. etimologicamente piú che al greco grasta (=vaso di terracotta) penso ci si debba riferire al greco clasmata pl. di clasma (=frammento) attraverso il seguente percorso morfologico:clàsmata→cràsmata→cràstama→cràstula con normale alternanza delle liquide (L→R) e metatesi.
E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amica B.G. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.
Raffaele Bracale
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