TENÉ ‘E PECUNE &
SEGA SPAGNOLA
1)
Tené
‘e pecune.
Letteralmente: Avere le punte.Vale:
essere ormai o finalmente
cresciuto/maturato mentalmente e/o caratterialmente; lo si dice di
solito degli adolescenti che si mostrino piú maturi di quel che la loro età farebbe
sospettare; di per sé ‘o pecone(pl. metafonetico: ‘e pecune)che per etimo è un
derivato in forma di accrescitivo (cfr.
il suff. one) del francese
pique/piqué= punta/tessuto a rilievo) è una sorta di punta che appare sulla
pelle del corpo dei volatili, punta prodromica dello spuntar delle piume/penne;
l’apparire di tali punte dimostra che il volatile non è piú un giovanissimo
implume, ma è cresciuto e fisicamente evoluto, pronto ad affrontar la vita; per
similitudine degli adolescenti che siano
già o ormai maturi e si dimostrino scafati
e cioè attenti, svegli e smaliziati, si dice che abbiano ‘e pecune (pl. di ‘o pecone), quantunque realmente sulla pelle
degli adolescenti non si riscontrino punte simili a quelle dei volatili
2) Spagnola (nel senso di
coito intermammario): piú esattamente
occorrerebbe dire sega spagnola
in quanto che spagnola è soltanto un
aggettivo; ad ogni buon conto la
masturbazione (sega) intermammaria prende il nome di spagnola in quanto metodo di
soddisfazione sessuale maschile ideato ed attuato dalle prostitute partenopee
di stanza in bassi e fondaci presso
quelli che sarebbero stati gli acquartieramenti dei soldati spagnoli
(XVI sec.), ma che già nel XV sec. ospitavano
(1495)i soldati francesi di Carlo VIII (Amboise,
30 giugno
1470 – † Amboise,
7 aprile
1498) che fu Re di Francia della dinastia dei Valois
dal 1483 al
1498. Salí alla ribalta
cominciando la lunga serie di guerre Franco-Italiane; Carlo entrò in Italia nel 1494 con lo scopo preciso
di metter le mani sul regno napoletano e la sua avanzata scatenò un vero
terremoto politico in tutta la penisola. Incontrò nel viaggio di andata
timorosi regnanti, che gli spalancarono
le porte delle città pur di non aver a che fare con l'esercito francese e
marciò attraverso la penisola, raggiungendo Napoli il 22 febbraio
1495. Durante questo
viaggio assediò ed espugnò il castello di Monte San Giovanni, trucidando 700
abitanti, e assediò, distruggendone i due terzi e uccidendone 800 abitanti, la
città di Tuscania (Viterbo).Incoronato re di Napoli,
fu oggetto di una coalizione avversa che
comprendeva la Lega di Venezia, l'Austria,
il Papato
e il Ducato di Milano. Sconfitto nella Battaglia di Fornovo nel luglio 1495, fuggí in Francia al
costo della perdita di gran parte delle sue truppe. Tentò nei pochi anni
seguenti di ricostruire il suo esercito, ma venne ostacolato dai grossi debiti
contratti per organizzare la spedizione precedente, senza riuscire a ottenere
un sostanziale recupero. Morí due anni e mezzo dopo la sua ritirata, per un
banale incidente, sbattendo la testa
contro l’architrave d’ un portone.) ; i quartieri spagnoli, o più
semplicemente i quartieri, presero questo nome intorno alla metà del XVI secolo
(1532 e ss.) per la vasta presenza delle
guarnigioni militari spagnole, volute dal viceré don Pedro di Toledo, destinate
alla repressione di eventuali rivolte della popolazione napoletana. All'epoca,
come già precedentemente al tempo di Carlo VIII, comunque tali quartieri siti a
Napoli a monte della strada di Toledo
erano un luogo malfamato dove prostituzione
e criminalità
la facevano da padrone, con malgrado del
viceré di Napoli,
Don Pedro di Toledo (Pedro Álvarez de Toledo y Zuñiga (Salamanca,
1484 –† Firenze,
22 febbraio
1553) che fu marchese consorte di Villafranca e dal 1532 al 1553 viceré di Napoli per conto di Carlo V d'Asburgo , da cui il nome della
strada; questo viceré emanò alcune apposite leggi tese a debellare il fenomeno,senza
riuscirvi; torniamo dunque alla
cosiddetta sega spagnola che fu un
accorgimento adottato [al tempo(1495) della discesa di Carlo VIII e delle sue
truppe] dalle meretrici allorché si diffuse nella città un pericoloso morbo: la lue
o sifilide (détto comunemente: mal
francese o morbo gallico) e si ritenne che tale morbo fosse stato
portato e propagato nella città,
attraverso il contatto con le prostitute locali,appunto dai soldati francesi al
sèguito di Carlo VIII ; da notare che – per converso – i francesi dissero la
lue: mal napolitain nella pretesa che fossero state le prostitute
partenopee a diffonderlo fra i soldati carlisti; fosse francese o napoletano le
prostitute invece di soddisfare i clienti soldati con un normale coito, si
limitarono ad un contatto superficiale con
quell’esercizio che successivamente [all’epoca cioé dell’arrivo ed
acquartieramento dei soldati spagnoli]fu detto (sega) spagnola in quanto
le prostitute esercitavano in tuguri (bassi e fondaci) di quei quartieri
dapprima francesi, ma poi, nel XVI sec.
détti spagnoli.
Brak
Nessun commento:
Posta un commento