lunedì 12 gennaio 2009

SCIÒSCIOLE, SCIÒCELE, SCIÒCCELE & DINTORNI

SCIÒSCIOLE, SCIÒCELE, SCIÒCCELE & DINTORNI

Occorre forse spiegare cosa siano le sciòsciole o sciòcele o ancóra scioccele richiamate in epigrafe?
Penso proprio di no: non v’à napoletano che al solo udire queste parole non corra súbito con la mente alle festività natalizie, ai presepi d’antan o ai piú moderni abeti agghindati ed illuminati, e non immagini di trovarsi all’apparecchiato desco della vigilia o a quello del Natale o di Santo Stefano, tra vermicelli a vongole, spigole od orate all’acqua pazza, baccalà fritto con contorno di cime di broccoli baresi all’agro, capitone ed insalata di rinforzo; ed ecco che a chiusura del cenone di magro della vigilia, o in chiusura di quello di carni del Natale o della prima festa, accanto alla frutta fresca (odorosissimi mandarini, melone di pane etc.) arriva tantissima frutta secca: noci, mandorle, nocciole, arachidi,e per estensione fichi secchi, uva passita, datteri, pinoli etc.: ‘e sciòsciole o sciòcele, o sciòccele quel saporitissimo seccume che una volta che sia consumato, lascia sulla tovaglia un’ecatombe di bucce, meglio di scorze frantumate per raggiungere i semi, la parte edibile di quelle noci, mandorle etc.
Ed è proprio risalendo ad un termine latino flacces (bucce) che a mio avviso si è formato il termine sciòsciole che in napoletano indica tutta la frutta secca, quella che cioè lascia appunto un congruo residuo di bucce.
Ricorderò appena il noto variare del gruppo latino fl che in napoletano diviene sempe sci come flos (fiore) che in napoletano approda a sciore, flumen (fiume) che diventa sciummo etc.
Come si vede il termine sciòsciole o sciòcele o anche sciòccele non va risolto, come pure fa qualcuno che si picca (ma a torto) di conoscere la lingua napoletana, con una pilatesca onomatopea richiamante il rumore che potrebbe ricavare chi rimestasse con le mani nel cesto dove, per solito, viene riposta tutta la frutta secca. Esso termine à una sua pacifica derivazione latina.
Un’ ultima notazione: molti, se non tutti usano scrivere sciòsciole, mantenendo il suono sci anche per la seconda c della parola; io per tener fede alla derivazione latina penso sia piú opportuno eliminare il secondo suono palatale sci, che del resto pare non abbia una giustificazione etimologica,… scrivendo e leggendo sciòcele,anzi addirittura sciòccele (che conserva integra la doppia c di flacces), piuttosto che sciòsciole posto che il gustosissimo sapore resta invariato!
Raffaele Bracale

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