CHIAPPO ‘E ‘MPISO & ALTRO
Letteralmente: cappio da impiccato Si tratta di una sorta di metonimia con la quale si indica nel napoletano quel che in lingua toscana è il pendaglio da forca, il delinquente che meriterebbe di essere impiccato, l’avanzo di galera., ma anche piú tranquillamente, solamente una persona furba; è voce usata quasi esclusivamente nei confronti degli adulti; nei confronti di ragazzi o adolescenti, con valenza piú bonaria se ne usa il diminutivo chiappillo. Etimologicamente chiappo = cappio è dal basso latino cap’lum forma sincopata di capulum= fune; ‘mpiso = impiccato, sospeso, persona furba ed è, quanto all’etimo, il part. pass. del verbo ‘mpennere che è da in + pendere = sospendere; normale il passaggio di nd a nn come ad es. in unda che dà onna.
Chiappo, chiappillo, matarazzo e funancanna oppure ‘e quatto d’’o muolo
Ad litteram: cappio, cappietto, materasso e impiccato oppure i quattro del molo.
Ameno quartetto di “pendagli da forca” dei quali però si siano perse le tracce e non si sa dove siano finiti né si sa se mai ricompariranno. Cosí, con i quattro nomignoli surriportati i napoletani d’antan indicarono le quattro grandi sculture che adornavano la grossa fontana fatta erigire nel 1559 sul molo grande dal viceré Parafan de Rivera. Lo scultore Giovanni Merliani, cui era stata commissionata l’opera, forse effigiò nelle quattro statue i quattro grandi fiumi: Tigri, Eufrate, Gange e Nilo oppure - secondo un’altra opinione - Ebro,Reno, Danubio e Tago: i grandi fiumi dei dominii di Carlo V, ma il popolino rammentando che lí dove era stata eretta la fontana, un tempo esistevano le forche per le esecuzioni capitali, forche poi trasferite nel corso del 17° sec., al tempo di Masaniello, in piazza Mercato assegnò alle sculture i nomi riportati in con chiaro intento di dileggio; ( per quanto riguarda l’etimo di chiappo ed il suo diminutivo chiappillo, mette conto riferirsi al precedente chiappo ‘e ‘mpiso;quanto a matarazzo evidente voce furbesca, giocosa usata per significare persona grande e grossa tal quale il materasso, cioè il rigonfio involucro pieno di lana su cui ci si distende per riposare, è etimologicamente da collegarsi all’arabo matrah con il suffisso estensivo aceus,che in napoletano diventa azzo; per funancanna si tratta, mi pare ovvio, di altra voce furbesca per indicare l’impiccato come persona cui è stata stretta una fune alla gola; la voce è ottenuta infatti legando assieme le parole funa = fune e ‘ncanna = (i)n + canna dove – come vedemmo alibi con canna si intende il canale della gola); quando poi, dopo appena un secolo dalla sua costruzione il viceré Pedro Antonio d’Aragona fece smontare la fontana per spedirla a Madrid si venne a sapere che della fontana e delle sue imponenti statue s’erano perse le tracce non essendo la fontana probabilmente mai giunta a Madrid, con i nomignoli riportati o con l’onnicomprensiva espressione: i quattro del molo, si passò ad indicare una combriccola di poco commendevoli individui che avesse fatto perdere le proprie tracce e non fosse più riapparsa.
Raffaele Bracale
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