giovedì 9 aprile 2009

IL PANE

IL PANE

Tale comunissimo buonissimo (se ben lavorato!) alimento è venduto a Napoli nelle piú varie forme o pezzature, e si avrà perciò ‘o paniello o ‘a panella (etimologicamente dal latino panis + i suffissi di genere iello o ella ) ambedue: ampia pagnotta rotondeggiante di ca 1 kg.; avremo altresí ‘o palatone (grosso filone di ca 2 kg., bastevole al fabbisogno giornaliero di una famiglia numerosa, il suo nome gli deriva dal fatto che al momento di infornarlo, detto filone occupava per intero la lunga pala usata alla bisogna; la palata è invece il filone il cui peso non eccede 1 kg. ed occupa la metà della pala per infornare; un quarto o meno della pala occupano le c.d. palatelle (piccoli filoncini da 500 o 250 gr.); cocchia che sta per coppia in quanto in origine fu un tipo di pane formato da due palatelle accostate ed unite al momento della lievitazione e poi cosí infornato; in seguito pur mantenendo la pezzatura di 1 kg. corrispondente al peso di due palatelle accoppiate, la cocchia prese una sua forma piú larga e meno lunga della palata (etimologicamente cocchia è dall’acc.vo lat. cop(u)la(m)→copla(m)→cocchia).
Abbiamo infine panini, marsigliesi e/o ciabatte che sono tutti formati di pane molto contenuti, monoporzioni adatti ad essere consumati farciti di salumi o formaggi o gustose frittate per un rapido, contenuto asciolvere o quale pasto da asporto comunemente détto marenna (che etimologicamente è un gerundivo lat. neutro pl. merenda→marenna inteso femm. sg. con tipica assimilazione progressivo nd→nn).
Per ciò che attiene all’àmbito linguistico rammenterò che in napoletano ‘o ppane (etimologicamente dal latino pane(m) ) è un alimento e come tale di genere neutro, ciò che, quando la parola è preceduta dall’articolo ‘o esige una grafia con la geminazione della consonante d’avvio: ‘o ppane e non ‘o pane.
Raffaele Bracale

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