giovedì 23 gennaio 2014
BIGOTTO, BACCHETTONE, BACIAPILE, COLLOTORTO, BEGHINA e dintorni.
BIGOTTO, BACCHETTONE, BACIAPILE, COLLOTORTO, BEGHINA e dintorni.
Tutte le voci bigotto/a,bacchettone/a, baciapile, collotorto, pinzochero/a, beghina in epigrafe sono della lingua italiana e designano tutte all’incirca una persona che badi alle pratiche esterne della religione piú che allo spirito di essa, ed estensivamente quindi si riferiscono ad una persona ipocrita attenta piú all’apparire che all’essere. Soffermiamoci su gli etimi delle singole voci; abbiamo:
- bigotto chi fa le viste di stare in perenne continuo contatto con la Deità, assorto in continue orazioni e/o pratiche religiose, la voce deriva dal fr. bigot, originariamente epiteto spregiativo dato ai Normanni per il loro intercalare bî God, che nell'ant. alto ted.valse per Dio;
- beghina s. f.
1 (storicamente) donna appartenente a comunità ispirate a ideali evangelici e caritativi, sorte spec. in Belgio nel sec. XII
2 (per estensione) donna bigotta, bacchettona.
Etimologicamente la voce a margine è dal fr. beguine, che è un adattamento del medio ingl. beggen 'pregare';
- bacchettone che è chi si dedica a pratiche religiose con zelo esagerato e superstizioso; la voce è molto probabilmente un accrescitivo (cfr. suff. one) deriv. di bacchetta, con riferimento alla pratica medievale dell'autoflagellazione;oppure con riferimento a coloro che ben volentieri ed ostentatamente si recavano nelle basiliche dai penitenzieri maggiori che usavano assestar loro delle solenni bacchettate dette Sicutennosse parola interessante e presente sebbene con piccole varianti, ma analogo significato, nelle lingue regionali calabre: zicutnose, zichitinos; il sicutenosse fu il colpo assestato con una verga sulla testa o sulle spalle; etimologicamente la parola è una chiara, scherzosa deformazione del latino: sicut nos (come noi) che si incontra nella parte finale della preghiera pater noster; un tempo nelle cattedrali o nelle basiliche cattoliche esistevano i c.d. penitenzieri maggiori, sorta di prelati abilitati,nell’amministrare il sacramento della confessione,ad assolvere anche i piú gravi peccati, tali penitenzieri maggiori inalberavano sul lato destro del loro confessionale, dove sedevano ad ascoltare le confessioni dei penitenti, una lunga canna con la quale solevano colpire sulla testa o le spalle i penitenti a mo’ di suggello dell’avvenuta assoluzione.Poiché il piú delle volte i penitenzieri maggiori nel congedare i penitenti, facevan recitar loro il pater noster assestavano il previsto colpo di canna sul finire della recita della preghiera, proprio in coincidenza delle parole sicut nos e da ciò il colpo trasse il nome di sicutennosse;
- baciapile che è chi ostentatamente usi baciare , a mo’ di devozione ipocrita le acquasantiere presenti all’ingresso o atrio delle chiese; va da sé che l’etimo è una composizione di baciare( che è dal lat. basiare, deriv. di basium 'bacio' e il pl. di pila(= grande vasca di marmo usata nelle chiese cattoliche per contenere l’cquasanta o acqua benedetta dal lat. pila(m) 'mortaio', della stessa radice di pinsere 'pestare), per l'uso di baciare le pile dell'acquasanta;
- collotorto che è chi per mera ostentazione, reclini, quando prega, il capo in atto di falsa pietà; etimologicamente è composizione di collo (dal lat. collum) + l’agg.vo torto = piegato (dal part. pass. del lat. volg. *torquĕre, per il class. torquēre/torquíre;
- pinzochero che precisamente nel secolo XIV, fu un appartenente ad un gruppo di terziari francescani che praticavano il voto di povertà ma non quello di obbedienza alla gerarchia; etimologicamente la voce a margine risulta la stessa di pizzocchero che è un ampliamento di pizzòco a sua volta da bizzo=bigio colore del saio indossato da quei terziari di cui sopra.
E veniamo alla parlata napoletana; questa volta, (contrariamente a ciò che accade di solito che il napoletano è piú ricco di vocaboli per rendere i corrispondenti dell’italiano) in napoletano si ànno solo due voci per tradurre tutte le elencate; e sono: bizzuoco, pecuozzo o picuozzo;
per il vero la voce che traduce quelle fin qui elencate è essenzialmente bizzuoco, mentre la voce pecuozzo di per sé à un ambito piú ristretto identificando in primis il frate converso, il frate laico di convento e solo estensivamente tutte le voci dell’epigrafe che – come detto – si traducon tutte con la voce bizzuoco che al femm. è bizzoca; quanto all’etimologia di bizzuoco accanto ad un basso lat. *bigiòcius= dal saio bigio, ben si è supposto un *bicòtiu(m) donde un *picotiu(m) base del surriportato nap. picuozzo da cui per metatesi ed alternanza p/b→ bizzuoco.
Ò détto che in napoletano si ànno solo due voci per tradurre tutte le elencate,tuttavia talora per indicare le voci italiane esaminate, in napoletano oltre i termini bizzuoco e pecuozzo si usa anche(sempre riferita solo a soggetti maschili) la voce miezo-prevete o anche miezuprevete s.vo ed agg.vo ma.le e solo m.le è voce usata esclusivamente per dileggio, sta per mezzo prete, quasi prete; etimologicamente è formata dalla unione di miezo = mezzo, metà a.vo (dal lat. mĕdiu(m)→miezo) e del s.vo prevete s.m. prete,presbitero, sacerdote, uomo consacrato, addetto al culto, che abbia ricevuto il sacramento dell’ordinazione; etimologicamente il napoletano prevete da cui poi per sincope della sillaba mediana ve si è formato il toscano prete è dal tardo latino presbyteru(m), che è dal greco presbyteros, propriamente: piú anziano; cfr. presbitero.
la via seguíta per giungere a prevete partendo da presbyteru(m) è la seguente: presbyteru(m)→pre’bytero/e→prebeto/e→preveto/e.
raffaele bracale
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