15 ESPRESSIONI
1. A GGHÍ A GGHÍ
letteralmente: ad andare ad andare;detto
a commento di tutte quelle azioni condotte a termine per un pelo ed i cui risultati siano stati
raggiunti risicatamente.Locuzione di carattere temporale, ma intesa talora
anche in senso modale.
2. A NNOMME ‘E DDIO
letteralmente: nel nome di Dio
Espressione quasi religiosa che si usa nel principiare alcunché, segnandosi, e
chiamando il nome di Dio nella speranza
che presti il suo soccorso nell’opera intrapresa.
3. Â BBONA ‘E DDIO
letteralmente: con il benvolere di Dio espressione
che si discosta molto dalla precedente, in quanto questa pur avendo un suo sostrato fideistico, è meno
permeata di religiosita, anzi è quasi scaramantica e (riproducendo ad litteram
il saluto che i naviganti iberici si scambiavano nel salpare: “A la
buena de Dios!”) significa: vada come vada, purché vada...
4. A LL’ ANEMA D’’A PALLA!
Letteralmente: All’anima della palla! Espressione esclamativa con cui si usa commentare notizie riferite a cose od accadimenti cosí incredibili o palesamente falsi da
farli ritenere essere la quintessenza
delle sciocchezze, paragonabili solo ad un sesquipedale contenitore sferico,privo
di sostanza, fatto di aria e contenente
aria...
5. A STRACCE E PPETACCE
Ad litteram:
A stracci e brandelli; locuzione
modale usata per indicare sarcasticamente tutte le azioni fatte in modo discontinuo, con
scarsa applicazione, a morsi e bocconi, azioni che lasciano presagire risultati
pessimi.
stracce s. m. plurale di straccio= pezzo di
tessuto logoro, riutilizzabile industrialmente per la fabbricazione di carta e
tessuti o impiegato in usi domestici per pulire e spolverare (in quest'ultimo
caso, anche come prodotto commerciale specificamente fabbricato a tale scopo); nella
loc. ‘nu straccio ‘e, (fam.) per indicare cosa o persona
qualsiasi, di poco conto: nun tène ‘nu straccio ‘e vestito ‘a metterse
‘ncuollo=addosso; ‘nu straccio ‘e marito, ‘e; nun tene
neppure ‘nu straccio ‘e amico pe se cunfidà; spec. pl. indumento
logoro e dimesso: jí in giro vestuto ‘e stracce.
quanto
all’etimo, straccio è un deverbale di stracci-are/à che è dal lat. volg. *extractiare,
deriv. di tractus, part. pass. di trahere 'trarre';
petacce s.f. plurale di petaccia = cencio,
brandello, straccio ed estensivamente abito di tessuto logoro; piú in generale con tutte
le accezioni del precedente straccio,
ma con valore accresciuto nel negativo: cchiú
ca ‘nu straccio era ‘na petaccia!
quanto all’etimo, petaccia appare a taluno un derivato dello spagnolo pedazo= pezzo ma a mio avviso non è errato vedervi un
derivato del lat. volg. *pettia(m), di origine celtica = pezza secondo il seguente percorso
morfologico: pettia(m)→pet(ti)a(m) +
il suff. dispregiativo aceus/a→accio/a; tuttavia
è anche ipotizzato un lat. volg. *pitacium accanto al classico pittacium/pittacia= cencio, brandello. C’è
da scegliere, quantunque a me piaccia la
derivazione dal lat. volg. *pettia(m).
6. ‘A SOTTO P’’E CHIANCARELLE!
Ad litteram: Di sotto a causa dei panconcelli ma a senso: Attenti alla caduta dei panconcelli!
Locuzione con la quale si suole commentare
tutti gli avvenimenti risultati o
gravosi o pericolosi nel loro evolvere;
essa prende l’avvio dal grido di avvertimento che erano soliti lanciare gli
operai addetti alla demolizione di vecchi fabbricati affinché chi si trovasse
a passare ponesse attenzione
all’eventuale caduta dall’alto dei
dissestati panconcelli: strette doghe
di stagionato castagno, doghe che poste trasversalmente sulle travi
portanti sorreggevano l’impiantito dei
solai. chiancarella s.vo f.le diminutivo
di planca-m→chianca-m [tavola di legno] con suono consonantico (R) di
raccordo; dalla medesima planca-m deriva chianca= macelleria in quanto un tempo
la carne era sezionata e venduta esposta su di un tavolo di legno.
7. AÍZA, CA VENONO ‘E GGUARDIE
Ad litteram: alza (la merce e portala via giacché possono giungere i rappresentanti della forza,(sequestrarti la
merce e contravvenzionarti.) Locuzione usata un tempo quando a Napoli era
vivo e fiorente il contrabbando d’ogni genere e si volesse consigliare il
venditore a portar via la merce per non incorrere nei rigori della legge
rappresentata dai suoi tutori che
qualora fossero intervenuti avrebbero potuto sia sequestrare la merce che
elevare pesanti contravvenzioni.
Oggi la locuzione è usata per convincere un
inopportuno interlocutore a liberarci
della sua presenza anche se costui non abbia merce da portar via né si paventi
reale intervento di polizia municipale o altri tutori della legge.
8. A PPESIELLE PAVAMMO oppure NE PARLAMMO.
Ad litteram: al tempo dei piselli pagheremo oppure ne
parleremo. Locuzione con la
quale si tenta di rimandare la soluzione dei debiti o dei problemi a
tempi migliori. In tempi remoti la
locuzione posta sulla bocca di un contadino voleva dire: pagherò i miei debiti
al tempo della raccolta dei piselli, quando farò i primi guadagni della
stagione; posta invece sulla bocca di un
medico o peggio d’un becchino aveva l’aria di una minaccia vvolendo
significare: al tempo dei piselli ti necessiterà la mia opera o perché cadrai
in preda di coliche che l’ortaggio ti
procurerà, o - peggio ancora - ne
decederai!
9.  FACCIA D’’O CASACAVALLO o anche  FACCIA ‘E GIORGIO o ancora  FACCIA D’’O SISCO
Ad litteram: Alla faccia del caciocavallo
o anche alla
faccia di Giorgio o ancora alla faccia del fischio.
Locuzione
pronunciata con risentimento
davanti ad avvenimenti che dèstino meraviglia non disgiunta da
stupore o sorpresa, in quanto tali avvenimenti erano inattesi o
macroscopicamente incredibili; sia il
termine casocavallo (caciocavallo) che il sisco (fischio)
ed il nome proprio Giorgio sono usati eufemisticamente in luogo di altro termine
facilmente intuibile certamente piú
becero, ma senza dubbio piú corposo e
colorito. Il caciocavallo è un gustoso formaggio di latte vaccino, a pasta dura prodotto dai casari dei monti
Lattari casari adusi a trasportarlo a
valle, a dorso di cavallo legato a coppie con una corda; da ciò il nome, mentre
è paretimologico il fatto che le forme
fóssero messe a stagionare a cavalcioni di un bastone.
10. ABBRUSCIÀ ‘O PAGLIONE
Ad litteram:
bruciare il pagliericcio id est: far terra bruciata attorno a qualcuno.
Grave minaccia con la quale si comunica
di voler procure a colui cui è rivolta un grave anche se non specifico
danno; la locuzione rammenta ciò che erano soliti fare gli eserciti sconfitti ,
in ispecie quelli francesi che nell’abbondonare l’accampamento fino a quel
momento occupato, usavano bruciare tutto
per modo che l’esercito sopravveniente non
potesse averne neppure un sia pur piccolo tornaconto.Oggi la locuzione
in epigrafe è usata per minacciar
imprecisati ma totali danni.
11. ADDÓ MAJE?
adlitteram: dove
mai?
Domanda retorica che si suole rivolgere ai responsabili di azioni discutibili se non ripropevoli, per indurli a
recedere dal loro comportamento
ritenuto non esistente in nessun
altro luogo e tanto sbagliato da doversi necessariamente evitare.
12. Â ‘NTRASATTA
ad
litteram: all’improvviso detto di cose che accadono inaspettatamente, senza che nulla lo
lasci prevedere, nel bel mezzo di altri avvenimenti proprio secondo la traduzione ad litteram del latino: (i)ntra (re)s actas→’ntrasacta(s)→’ntrasatta
da cui scatuisce la locuzione in epigrafe.
13. Â CASA D’’O FERRARO, ‘O SPITO ‘E LIGNAMMO.
ad litteram:
in casa del fabbro, lo spiedo è di legno; locuzione usata ad ironico
commento di tutte quelle situazioni
nelle quali, per accidia o insipienza dei protagonisti vengono a mancare elementi che invece si presupponeva non potessero mancare
ed in loro assenza ci si deve accontentare di
succedanei spesso non confacenti.
14. ‘A CARNA TOSTA E ‘O CURTIELLO SCUGNATO.
ad litteram: la carne dura ed il coltello senza taglio. Icastica locuzione che si usa a dolente commento di situazioni dove
concorrano due o più elementi negativi tali da
prospettare un sicuro insuccesso delle operazioni intraprese. Altrove
per significare la medesima cosa s’usa
l’espressione illustrata al
numero successivo.
15 –
‘A FUNICELLA CORTA E ‘O STRUMMOLO TIRITEPPETO
ad
litteram: la cordicella corta e la trottolina scentrata o ballonzolante. Piú esattamente a Napoli s’usa dire: s’è
aunita ‘a funicella corta e ‘o strummolo tiriteppeto, ovvero: si sono
uniti, in un fallimentare connubio, una cordicella troppo corta per poter
imprimere con forza la necessaria spinta
al movimento rotatorio dello strummolo a sua volta scentrato o con la punta malamente inclinata tale da conferire un
movimento non esatto per cui la trottolina s’inclina e si muove ballonzolando.
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