mercoledì 6 ottobre 2021

SANTA MARIA Ê CRASTULELLE

 

SANTA MARIA Ê CRASTULELLE

 

Questa volta è stato la  cara amica B. G. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) a  chiedermi via e-mail di chiarirle  significato e portata dell’espressione partenopea   in epigrafe.

 

Le ò testualmente risposto che

l'espressione fa riferimento non ad un bombardamento, come ella ipotizzava,  bensí ad un terremoto, quello del 1293 che procurò serissimi danni alla chiesa di santa Maria Donnaregina (vecchia), distruggendo, muri, pilastri e vetrate delle bifore ridotti in macerie e framtumi donde nacque  la proverbiale espressione   unu santa Maria ê crastulelle che ad litteram è: Ridurre (qualcosa) a macerie/rottami (come per la chiesa di) santa Maria riferita a chi maldestramente, per imperizia, negligenza  procuri danni  ad arredi e/o suppellettili demolendoli e riducendoli in frantumi spesso minuti e quindi irrecuperabili.

Rammento che la chiesa di santa Maria Donnaregina (vecchia), è una famosa  chiesa della città di Napoli costruita agli inizi del XIV secolo in stile gotico per il convento omonimo di monache clarisse; ubicata  nel centro storico della città, nei pressi del Palazzo arcivescovile e del duomo di Napoli, è  anche chiamata Donnaregina Vecchia per distinguerla dalla omonima chiesa del XVII secolo, denominata, infatti, Donnaregina Nuova. Danneggiata, come ò accennato  da un terremoto del 1293, venne ricostruita, con il convento dalle fondazioni grazie alle donazioni della regina di Napoli Maria d'Ungheria[(1257 – †25 marzo 1323) appartenente alla dinastia ungherese degli Arpadi, fu regina consorte di Napoli.]. La nuova chiesa, aperta al culto nel 1316 venne consacrata nel 1320 e la regina vi venne sepolta in una tomba monumentale, opera di Tino di Camaino completata nel 1326.

Quanto  alla voce crastulelle si tratta del diminutivo del s.vo f.le crastula o crasta/grastula o grasta  che indica  un frammento generico, un coccio di terracotta, un rottame d’un vaso, di un piatto, di un ninnolo, ma anche un frantume di vetro, di specchio etc. etimologicamente piú che al greco grasta (=vaso di terracotta) penso ci si debba riferire al greco clasmata  pl. di clasma  (=frammento) attraverso il seguente percorso morfologico:clàsmata→cràsmata→cràstama→cràstula con normale alternanza delle liquide (L→R) e metatesi.

E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amica B.G. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente  chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.

 Raffaele Bracale

 

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