giovedì 3 gennaio 2013

CONFUSIONE, CHIASSO, BARAONDA & dintorni

CONFUSIONE, CHIASSO, BARAONDA & dintorni L’amico N.C. (i consueti problemi di riservatezza mi impongono l’indicazione delle sole iniziali di nome e cognome) mi chiede di parlare delle voci dell’italiano in epigrafe e delle corrispondenti voci del napoletano. L’accontento qui di sèguito e comincio con il parlare di baraonda s.vo f.le voce generica 1 confuso e rumoroso movimento di gente che va e viene; disordinato vociare di persone 2 insieme confuso di oggetti o persone (anche fig.): una baraonda di immagini, quasi di sogno, gli passarono davanti etimologicamente è dallo sp. barahunda 'disordine, confusione', di origine semita barûk-adonai(benedetto il Signore)ricorrente in molte preghiere corali e spesso percepito come un indistinta confusione di suoni; bòlgia s.vo f.le 1 (ant.) borsa o tasca molto grande; nel Settecento, anche valigia 2 ciascuna delle dieci fosse in cui è diviso l'ottavo cerchio dell'inferno dantesco | 3 (fig.nell’accezione che ci occupa) luogo pieno di rumore e confusione: quella casa è una bolgia. etimologicamente è voce dal fr. ant. bolge, che è dal lat. tardo bulga(m) 'sacca di cuoio', di origine celtica;semanticamente l’accezione sub 3 è riconducibile a quella iniziale (sub 1) tenendo presente che in una borsa o tasca molto grande o pure in una valigia può regnare se non il rumore, una gran confusione; caos, s.vo m.le invar. Voce estremamente generica 1 originaria mescolanza degli elementi che, secondo alcune cosmogonie, esisteva prima della creazione o della formazione del mondo 2 (fig.) estremo disordine, grande confusione: vivere nel caos; un caos di carte. etimologicamente è voce dal lat. chaos, che è dal gr. cháos, deriv. di cháinein 'aprirsi, spalancarsi'; confusione s.vo f.le voce generica 1 mescolanza disordinata di cose o persone; caos, scompiglio: confusione di gente, di idee; mettere, fare confusione ' confusione mentale, (med.) alterazione psichica che causa smarrimento, disturbi nella percezione e incapacità di pensiero 2 (estens.) baccano, chiasso fatto da piú persone: vi prego di far meno confusione 3 scambio di una cosa o di una persona con un'altra; errore: far confusione di nomi, di date 4 situazione, stato di imbarazzo o vergogna; turbamento: non riuscí a nascondere la sua confusione 5 nel linguaggio giuridico, coincidenza della qualità di creditore e debitore nella stessa persona, e conseguente estinzione dell'obbligazione. È voce dal lat. confusione(m), deriv. di confundere; chiasso s.vo m.le voce generica rumore forte e prolungato prodotto da persone o da cose; strepito, baccano: il chiasso dei bambini che giocano; un chiasso indiavolato | far chiasso, (fig.) suscitare clamore, scalpore: un libro che à fatto chiasso | dire, fare per chiasso, (regionale toscano) per celia, per scherzo. Etimologicamente è dal lat. volg. *classu(m), deriv. di conclassare 'gridare insieme'; frastuono, s.vo m.le voce generica usata per indicare un rumore intenso e confuso prodotto da piú cose o persone; baccano, fracasso: il frastuono del traffico. Etimologicamente è composto di fra, incrociato con tras-, e tuono (dal lat. volg. *tonu(m), deriv. di tonare 'tonare'); schiamazzo, s.vo m.le 1 insieme di gridi confusi e molesti prodotti da volatili o persone che schiamazzano: schiamazzo di galline spaventate; schiamazzi notturni | fare schiamazzo, (fig.) agitarsi e gridare in modo scomposto; fare fracasso e confusione 2 richiamo usato nella caccia ai tordi consistente nel collocare una civetta presso una gabbia di questi uccelli, il cui grido spaventato attira lo stormo dei tordi in volo. Etimologicamente è voce deverbale di schiamazzare deriv. del lat. exclamare 'gridare' (cfr. esclamare), con suff. pegg azzo suffisso tratto dal lat. -aceus; forma sostantivi o verbi che ànno per lo piú valore spregiativo; trambusto s.vo m.le agitazione, confusione rumorosa prodotta da un continuo muoversi di cose e persone: trovarsi in un trambusto indescrivibile. Etimologicamente è voce dall'ant. fr. e provenz. tabust di analogo significato; vocío s.vo m.le vociare continuo, parlottio, brusio, chiacchiericcio; voce etimologicamente deverbale di vociare E passiamo alle numerose voci dell’idioma partenopeo, voci che con maggiore precisione ed esattezza ripetono quelle dell’italiano esaminate precedentemente e che sono alquanto generiche; in napoletano abbiamo: ammuina s.vo f.le chiasso, la confusione, la rumorosa agitazione prodotta dai ragazzi specialmente durante il giuoco, chiasso, confusione ed agitazione rumorosa; etimologicamente è voce deverbale del verbo spagnolo amohinar(infastidire, annoiare, addirittura rattristare); comunque la voce a margine è voce che merita ch’io mi dilunghi nel modo che segue: Come tanti altri termini (camorra, guaglione, scugnizzo,sfogliatella, vongola etc. e derivati), quello in esame è parola che, partita dall’ idioma napoletano è pervenuta nell’italiano sia come sostantivo ammoina o ammuina o addirittura ammoino/ammuino, che come voce verbale ammuinare/ammoinare. Comincerò col ribadire che in napoletano la voce in parola e le corrispondenti voci verbali furono – nel lessico popolare – di quasi esclusiva competenza degli adolescenti e dei ragazzi ed indicarano essenzialmente il chiasso, la confusione, la rumorosa agitazione prodotta da costoro specialmente durante il giuoco, chiasso, confusione ed agitazione rumorosa che determinano negli adulti costretti a subirli, noia e fastidio; solo per estensione successivamente le parole riguardarono chiasso, confusione e baccano degli adulti ed addirittura con l’espressione fare ammoina, nel gergo marinaresco, si indicò il darsi da fare disordinatamente e senza frutto, o per ostentare la propria laboriosità e vi fu un capo ameno, ma scarico che, prendendo le mosse da tale gergo marinaresco, peraltro mercantile,e con il palese scopo, seppur non dichiarato, di vilipendere i Borbone Due Sicilie si inventò un inesistente articolo: Facite ammuina attribuito alla marineria borbonica di Francesco II Due Sicilie. Per amor di completezza ricorderò che il predetto fantasioso articolo recitava: All'ordine Facite Ammuina: tutti chilli che stanno a prora vann' a poppa e chilli che stann' a poppa vann' a prora: chilli che stann' a destra vann' a sinistra e chilli che stanno a sinistra vann' a destra: tutti chilli che stanno abbascio vann' ncoppa e chilli che stanno ncoppa vann' bascio passann' tutti p'o stesso pertuso: chi nun tiene nient' a ffà, s' aremeni a 'cca e a llà. Ò trascritto l’articolo cosí come l’ò travato in rete, stampato su di un evidentemente falso proclama reale recante lo stemma borbonico. Non voglio soffermarmi piú di tanto sull’evidente falsità dell’articolo; mi limiterò ad osservare che essa si ricava già dal modo raffazzonato in cui è scritto; è evidente che il capo scarico che lo à vergato, mancava delle piú elementari cognizioni della parlata napoletana: basti osservare in che modo errato sono scritti tutti i verbi, terminanti tutti con un assurdo segno d’apocope (‘) o di una ancóra piú assurda elisione, in luogo della corretta vocale semimuta. A ciò si deve aggiungere l’incongruo, fantasioso congiuntivo esortativo che conclude l’articolo: s’aremeni, congiuntivo che è chiaramente preso a modello dal toscano, ma non appartiene alla sintassi della parlata napoletana che usa ed avrebbe usato anche per il congiuntivo la voce s’aremena cosí come l’indicativo; infine non è ipotizzabile un monarca che, volendo codificare un regolamento in pretto napoletano, affinché fosse facilmente comprensibile alle proprie truppe incolte, si rivolgesse o fosse rivolto per farlo vergare a persona incapace o ignorante delle regole grammaticali, morfologiche e sintattiche del napoletano; ciò per dire che tutto l’evidentemente falso articolo fu pensato e vergato dal suo fantasioso autore, con ogni probabilità filosavoiardo in lingua italiana e poi, per cosí dire, tradotto seppure in modo sciatto ed approssimativo in napoletano, cosa che si evince oltre che da tutto ciò che fin qui ò annotato dal fatto che nell’articolo (presunto napoletano) si parla di destra e sinistra, laddove è risaputo che i napoletani, anche i colti, usavano dire dritta e mancina. In realtà tutta la favola del preteso ordine facite ammuina non è altro che uno dei tanti falsi sul Reame, nati negli anni successivi all’unificazione. Falsi denigratorî, poi fatti passare per “verità”, seppure mai verificate. Ecco in verità (cosí come ebbe a scrivere nell’aprile del 1995 il compianto barone RobertoMaria Selvaggi) come nacque la leggenda di una regola totalmente inventata, di cuiperò si dava addirittura il numero d’articolo (il 27° del Regolamento della Marina borbonica): “Un pessimo ufficiale di Marina napoletano,tale Federico Cafiero (1807-1889), elemento da accenti macchiettistici, passato con l’esercito piemontese súbito dopo lo sbarco di Garibaldi, era a bordo della sua nave con l’equipaggio e dormiva. Arrivò un’improvvisa ispezione, che trovò il comandante immerso nel sonno e la nave abbandonata a se stessa. Naturalmente Cafiero fu punito e, quando tornò sulla sua nave, sentí il bisogno, per evitare ulteriori dispiaceri, di dettare all’equipaggio alcune regole di comportamento. Tra queste anche quella di fare rumore e chiasso in ogni modo possibile per avvertirlo subito in caso di improvviso arrivo di ispezioni o di ufficiali superiori. Era il “facite ammuina”, diventato poi, per denigrazione, “regola della Marina borbonica”.” Sistemata cosí la faccenda del Facite ammuina , torniamo alla parola a margine e soffermiamoci sulla sua etimologia; a prima vista si potrebbe ipotizzare, ma erroneamente che la parola ammoina sia stata forgiata sul toscano moina con tipico raddoppiamento consonantico iniziale ed agglutinazione dell’articolo la (‘a); ma a ciò osta il fatto che mentre il termine ammoina/ammuina sta, come detto, per chiasso, confusione, vociante baccano, la parola moina (dal basso latino movina(m)) sta ad indicare gesto, atto affettuoso, vezzo infantile; comportamento lezioso, sdolcinato, tutte cose evidentemente lontane dal chiasso e/o confusione che son propri dell’ ammoina/ammuina e lontane dal fastidio che da quel chiasso ne deriva all’adulto che, al contrario, è appagato e gratificato dalle moine infantili o talvolta da quelle femminili; sgombrato cosí il campo dirò che per approdare ad una accettabile etimologia di ammoina/ammuina occorre risalire proprio al fastidio, all’annoiare che il chiasso, la confusione, il vociante baccano procurano; tutte cose puntualmente rappresentate dal verbo spagnalo amohinar(infastidire, annoiare, addirittura rattristare) e convincersi che l’ ammoina/ammuina altro non sono che deverbali del verbo spagnolo. Bbabbilonia s.vo f.le estrema confusione, indescrivibile frastuono, baccano reiterato, trambusto smisurato, pandemonio continuo, schiamazzo durevole, rumore intenso e confuso prodotto da piú cose e/o persone; etimologicamente si tratta d’una voce degradazione semantica del nome della città di Babilonia o Babele, dove, durante la costruzione di una torre altissima (torre di Babele), avvenne, secondo il racconto biblico, la confusione delle lingue; birbía s. f. luogo di grande confusione; per estens., la confusione stessa, il disordine,gridío indistinto,incrociarsi confuso di parole incomprensibili. Etimologicamente è voce marcata metateticamente sull’ iberico briba→birba→birbía con epentesi espressiva della í tonica; cagnara s. f. 1 (in primis) l'abbaiare confuso di molti cani 2 (fig.come nel caso che ci occupa) confusione rumorosa di gente che si diverte oppure sta litigandodâ porta se senteva ‘na cagnara pe ‘mmiez’ ê scale (dalla porta si sentiva una gran confusione rumorosa per le scale.); ; Voce deriv. di cagna dal lat. volg. *cania(m), deriv. di canis 'cane', voce che adattata per cambio di suffisso ara→aia è diventata cagnaia è pervenuta anche nella lingua ufficiale; cananèa s.vo f.le vociare continuato e crescente indistinto ma fastioso ad imitazione quasi del latrare d’una muta randagia di cani ; rumore che fanno piú persone parlando ad alta voce o gridando: se senteva’a luntano ‘na cananèa pe tutto ‘o vico(si sentiva in lontananza un vociare per tutto il vicolo); dâ chiazza arrivava ‘na cananèa ‘e guagliune ca jucavano a ppallone(dalla piazza veniva un vocío sempre crescente di ragazzi che giocavano a pallone); etimologicamente è voce denominale di cane (lat. cane(m)) da questa voce per sincope la lingua ufficiale per sincope cananèa→ca(na)nèa à appunto ricavato canèa di significato analogo; casino s.vo m.le 1 casa signorile di campagna adibita a luogo di raduno per battute di caccia o di pesca: casino ‘e caccia 2 luogo di ritrovo, circolo: casino ‘e lettura 3 (pop.) casa di prostituzione 4 (fig. pop.come nel caso che ci occupa ) confusione, chiasso; semanticamente da collegarsi al significato sub 3 atteso che le case di prostituzione quali luoghi di piacere furono intesi luoghi allegri e l’allegria comporta spesso chiasso, baccano, rumore e simili. fracasso s.vo m.le 1 rumore di cose fracassate; per estens., rumore violento ed assordante: ‘nu fracasso ‘e piatte scassate(un frastuono di piatti rotti; ‘e piccerille facevano ‘nu fracasso ‘ndiavulato(i bambini facevano un fracasso indiavolato); | far fracasso, (fig.) suscitare molti commenti: ‘na nutizzia ca à fatto assaje fracasso p’ ‘o quartiere(una notizia che à fatto molto rumore nel rione) 2 (fig. fam.) gran quantità:’o pate ll’à lassato ‘nu fracasso ‘e denare(il padre gli à lasciato (in eredità)tanto danaro). quarantotto s.vo m.le in primis vale: 1fracasso, baraonda, schiamazzo, trambusto, improvvisa confusione e scompiglio e poi 2per estensione e/o traslato lite, rissa, litigio, alterco, diverbio, battibecco, dissidio, disputa zuffa, baruffa(in cui non mancano schiamazzi o trambusti); etimologicamente è voce marcata sulla falsariga ed in ricordo dell’anno 1848 che fu quello di numerose rivoluzioni sia a Napoli che in Europa. Al proposito rammento che la prima agitazione europea del 1848 fu rappresentata dalla rivoluzione indipendentista siciliana del 1848 che però(soprattutto a causa della sua posizione periferica rispetto al Continente) non potette rappresentare l’autentica miccia dell'esplosione europea (anche se qualche influenza riuscí ad averla sia pure all'interno della penisola italiana). L'insurrezione siciliana portò infatti l'isola all'indipendenza,spinse Ferdinando II di Borbone (Palermo 1810 - †Caserta 1859) a concedere il 29 gennaio una Costituzione , scritta da Francesco Paolo Bozzelli (Manfredonia, 22 maggio 1786 –† Napoli, 2 febbraio 1864) famoso giurista, filosofo e politico conservatore italiano e promulgata l' 11 febbraio;tuttavia questa costituzione che era molto progressista per quei tempi in termini liberal-democratici, sopravvisse solo 16 mesi prima d’essere abrogata; l'esempio borbonico fu a breve seguito da Carlo Alberto di Savoia(Torino 1798 - †Oporto 1849) e da Leopoldo II di Toscana (Firenze, 3 ottobre 1797 - †Roma, 28 gennaio 1870), i quali concessero infatti una Costituzione prima che scoppiasse l'insurrezione a Parigi. La vera miccia fu rappresentata dalla "campagna dei banchetti" che portò ad una rivoluzione a Parigi, il 22-24 febbraio e che, successivamente, coinvolse tutta l'Europa. Solo l'Inghilterra vittoriana, in un periodo di stabilità politica ed economica (ma soprattutto grazie alle riforme del 1832 che pacificarono la classe borghese e scatenarono il cartismo), e all'opposto la Russia, in cui era praticamente assente una classe borghese (e di conseguenza una opposta classe proletaria) capace di ribellarsi, furono esentate dalla portata distruttrice (ma allo stesso tempo, soprattutto per quanto riguarda la Russia, dalla portata di innovazione) delle rivoluzioni del 1848. Da tutto ciò si evince la portata della voce in esame sia nei suoi significati primarii di fracasso, baraonda, schiamazzo, trambusto, improvvisa confusione e scompiglio, che in quelli traslati di dissidio, disputa zuffa, baruffa; revuoto s.vo m.le voce analoga alla precedente ma di maggior vastità ed ampiezza per quanto riguarda i significati traslati ed estensivi di grave lite, rissa prolungata, litigio preoccupante,alterco inquietante, battibecco serio, pericoloso diverbio, disordine, subbuglio; è voce deverbale (forma sostantivata del part. pass.) di revotà/revutà che è dal lat. re-vo(l)tare→revotà/revutà (frequentativo di revòlvere). schiasso s.vo m.le ridondante fracasso, clamorosa baranda, eccessivo frastuono, clamoroso baccano, assordante schiamazzo segnatamente quelli dei mercatini rionali; la voce a margine non à il medesimo etimo dell’italiano chiasso (cfr. antea), ma è un deverbale di schiassià che (con protesi della s intensiva napoletana) è da collegarsi quale denominale ad un tardo latino *classum che è da class(ic)um (cornu(m) collaterale di cornu) = segnale d’adunata;questa è la mia originaria idea etimologica che peroro in quanto a mio avviso semanticamente un eccessivo frastuono, un clamoroso baccano son responsabili di rumori che ben si posson collegare ad un segnale d’adunata; e ciò affermo piuttosto che seguire l’idea poco convincente del defunto F.sco D’Ascoli che optò per una derivazione dal lat. exquassare = scuotere, squassare e rompere che già aveva dato il napoletano scassà ; il verbo schiassià (di cui fu usatissimo il part. pass. m.le o f.le schiassïato/a = sovrabbondante di fronzoli o infiorettature, eccessivo/a con riferimento soprattutto ad abiti maschili, ma piú spesso femminili eccessivamente e cafonescamente tronfi, pomposi ridondanti di orpelli etc.) significò appunto eccedere,esagerare, sovrabbondare e va da sé che un abito sovrabbondante di fronzoli o infiorettature faccia metaforicamente quasi rumore alla stregua d’un corno da richiamo; sciabbàcco s.vo m.le in primis vale: fracasso, baraonda, schiamazzo, trambusto e poi per estensione e/o traslato lamento, lamentela, reclamo, protesta, querela, piagnisteo (che non possono mancare in una baraonda);etimologicamente è voce dall’arabo šábak= trambusto. stunamiento s.vo m.le 1eccessiva baraonda, e poi anche caos inopportuno e fuor d’ogni regola o norma 2 (fig.) turbamento, sconcertatura; etimologicamente è voce deverbale del lat. volg. *extonare torre ‘e bbabbele s.vo f.le lo stesso che bbabbilonia cui per i significati e l’etimo rimando. Ed a questo punto penso d’avere esaurito l’argomento, d’aver contentato l’amico N.C.e qualche altro dei miei ventiquattro lettori e poter ben dire Satis est. Raffaele Bracale

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