1 -Sciú,
â faccia toja!
Espressione volgare di
schifo e disprezzo, intraducibile ad litteram, che viene pronunciata,
accompagnata spesso dal gesto di un
finto sputo, all'indirizzo di chi è tanto spregevole da meritarsi di esser raggiunto da uno sputo al volto:
infatti la parola sciù altro non è se non l'onomatopeica riproduzione di uno sputo, che - come
precisato nel prosieguo della locuzione – à come destinazione proprio la faccia di colui che si intende
disprezzare! Talvolta l’espressione è limitata al solo sciú mantenendo però
inalterato il senso di schifo e disprezzo contenuto nell’intera espressione.
2.
-Scummiglià 'a ramma
Ad litteram: scoprire il
rame Id est : togliere i coperchi
alle pentole di rame per
controllare il cibo in cottura. Invito
che si rivolgeva temporibus illis alle donne di casa addette alla cucina perchè
controllassero attentamente la cottura
delle pietanze, evitando di distrarsi con
chiacchiere inutili.
In senso traslato: mettere a nudo i difetti di qualcuno.
3. -
Scummiglià 'e zzelle
Ad litteram: scoprire le
tigne e per traslato scoprir le magagne, le manchevolezze. Id est: mettere a nudo i difetti altrui .
Locuzione della
medesima portata del senso traslato della precedente. In particolare la zella (da un lat. reg.(capitem) *psilla(m)) è la tigna che veniva coperta con un
cappelluccio e veniva così tenuta celata
agli occhi indiscreti, fino a che un rompiscatole non strappasse il
cappelluccio dalla testa del tignoso, mettendone proditoriamente a nudo i difetti.Per estensione si dice di chiunque
si diverta a render note, quali che
siano, le manchevolezze altrui battezzate pur sempre: zelle anche se non realmente attinenti alla tigna.
4. -Scuntà a ffierre 'e puteca
Ad
litteram:sdebitarsi con i ferri della
bottega Cosí si dice quando - non
riuscendo ad ottenere il pagamento di un debito in moneta contante - il
creditore si contenta di chiedere al debitore che lo soddisfi mediante l'opera lavorativa servendosi dei
propri ferri del mestiere, cioè
conferendogli artigianalmente un
servizio in cui il debitore sia versato.
5. –Sgummà/scummà 'e sango
Ad
litteram: far perdere la gomma al sangue.
Id est: percuotere tanto violentemente qualcuno e segnatamente colpirlo sul
volto fino a fargli copiosamente
emettere dalle fosse nasali fiotti di
sangue divenuto a seguito delle percosse
cosí fluido da scorrere liberamente
quasi avesse perduto la gomma o l’ipotetico collante che ne determinano la
naturale vischiosità perduta a sèguito delle percosse.
6. -S' è avutato 'o canisto
Ad
litteram: si è invertito il canestro Locuzione che, con amaro senso di dispetto viene
pronunciata da chi vede che una
situazione che lo riguarda da che era positiva e favorevole, cambia
improvvisamente diventando sfavorevole e negativa. Originariamente la locuzione
ripeteva la delusione che si ascoltava sulla bocca dei giocatori del lotto che
dopo alcune estrazioni favorevoli vedevano sortire numeri che non
attendevano ed attribuivano la faccenda
al fatto che l'urna (il canestro della
locuzione) contenente i bussolotti con i numeri
fosse stata - eccessivamente - ruotata.
7. -S'è avutato 'o munno
Ad
litteram: è ruotato il mondo Amaro ed indispettito commento pronunciato da chi -
specie anziani - si trovi ad essere coinvolto o anche a fare da semplice
spettatore ad accadimenti ritenuti paradossali, assurdi ed inattesi che mai si
erano verificati, né mai si riteneva si potessero verificare e che solo il capovolgimento del mondo à reso
possibili.
8 -Sedognere l'asso oppure 'a falanca
Ad
litteram:ungere l'asse oppure la trave.
Inveterata necessità che nel corso dei secoli à assunto le piú
svariate connotazioni e modi di
realizzarsi, ma restando sempre ineludibile nella sua reale funzione di permettere un adeguato
movimento degli elementi ruotanti (asse)
o
assicurare la scorrevolezza della trave(falanca) su cui far scivolar le barche,
e per traslato, consentire che una pratica non si intoppi ed anzi proceda
speditamente verso la sua realizzazione. Falanca s.f. = trave di supporto per lo scorrimento dei natanti; dal lat. phalanga(m)→phalanca(m)= palo.
9 -S'è 'mbriacata 'a úsciola
Ad
litteram:S'è ubriacata la bussola Amaro
commento pronunciato da chi si trovi improvvisamente davanti a situazioni
inopinatemente ingarbugliate, quando non scombussolate, al segno che non ci si
raccapezzi piú, come quando per un'improvvisa tempesta magnetica la bussola
(ùsciola) non indichi piú il nord, o come quando il contenitore delle offerte (
pur'esso: úsciola) ingarbugliatosi non
trattenga piú le monete, ma le lasci cadere in terra.
10 -Se ne parla a vvino nuovo
Ad
litteram: se ne parla al tempo del vino
nuovo Modo di dire che sebbene indichi
un preciso momento - quello della nuova vinificazione - non corrisponde
ad un tempo certo, ma è usato per significare la volontà di voler rimandare
sine die un impegno a cui non si à molto desiderio di applicarsi.
11. -Se pava niente? E sedogneme 'a capa ô
pere!
Ad
litteram:Si paga nulla? Ed ungimi dalla
testa al piede!
Con
questa espressione si suole fare il verso al comportamento degli avari, spilorci e profittatori, sempre
pronti a godere gratuitamente di beni e/o occasioni al pari di un non meglio
identificato avaro che, sul letto di morte, informatosi dal sacerdote che
l'estrema unzione non comportava tariffa
alcuna, né che fosse commisurata all'estensione dell'unzione, pretese che fosse unto completamente dalla testa ai
piedi.
12. -Sentirse 'e prórere 'e mmane
Ad
litteram:Avvertire un prurito alle mani Cosí afferma chi sia in procinto di usare le
mani per percuotere qualcuno.E cosí
solevano dire, temporibus illis, i genitori quando erano stati inutilmente
esperiti tutti i tentativi di convincere i propri piccoli figliuoli a desistere
dal far confusione, o dalle loro reiterate marachelle .per avvertire i ragazzi
che era prossimo il momento in cui essi genitori sarebbero passati a vie di
fatto e avrebbero fatto ricorso alle
percosse.
13. -Sentirse 'e scennere quaccosa
Ad
litteram:avvertire che qualcosa stia per
accadere Id est: avere la sensazione che stia per succedere qualcosa,
positiva o negativa che sia ed accada quasi calando dall'alto, in modo inatteso
ed imprevedibile.
Allorché
il qualcosa sia negativo la locuzione diventa:Sentirse 'e scennere quaccosa pe dereto ê rine (avvertire che qualcosa stia per accadere
dietro le spalle).
14. -Sentirse 'e tremmà 'o strunzo 'nculo
Ad
litteram:avvertire di esser prossimi ad
evacuare Cosí, in modo sorridente ma
becero,si dice che questa sia la
situazione di chi lungamente minacciato di violenze e percosse sia assalito da spavento cosí grande da dover precipitarsi a cavalcare la tazza del cesso.
15. -S'è scuntrato 'o sango cu 'a capa
Ad
litteram:è avvenuto lo scontro (incontro)
del sangue e della testa
Id est:
si è verificata la circostanza favorevole perché si potesse verificare ciò che
si voleva o desiderava o anche si è verificato l'atteso
incontro tra due persone di interessi collimanti, incontro foriero di buoni,
sperati accadimenti positivi per loro ed
altri.
Mi
spiego. Quando ancora le sacre reliquie (cranio ed ampolle del sangue) di san
Gennaro santo protettore della città di Napoli, non erano conservate nella a Lui dedicata cappella del Duomo napoletano, nel
giorno della memoria del santo (19 settembre) partivano due distinte processioni: una, recante le
ampolle con il sangue, muoveva da Pozzuoli
alla volta di Antignano (ameno sito della collina vomerese), l'altra
processione partiva dal Duomo e puntava
su Antignano recando il busto argenteo contenente il cranio del santo; quando
le due processioni venivano a contatto, ossia si verificava quanto previsto
nella locuzione, spesso accadeva che si compisse il miracolo della liquefazione
del sangue contenuto nelle ampolle
rinserrate in un'artistica teca d'argento. Ancora oggi che la
processione è una sola, la teca con le
ampolle del sangue viene posta accanto
al busto contenente il cranio del santo,
appena il canonico incaricato dà inizio alle preghiere impetrative e si attende
che l'incontro abbrevi i tempi di attesa
del miracolo.
Altre
volte la locuzione riportata in epigrafe è intesa pedissequamente ad litteram
ed il luogo dell'incontro qui sopra descritto, fa riferimento ad un vero e
proprio scontro tra due persone che non collimando in niente non lasciano presagire nulla di buono; in tal
caso la locuzione deve essere intesa con
valenza negativa in luogo della positiva prospettata dall'incontro enunciato
precedentemente.
16. - Sfilà 'a curona
Ad
litteram: sfilare la corona Id est: dar la stura ad una lunga sequela
di ingurie e contumelie dirette a chi se le meriti, ingiurie reiteratamente ripetitive quasi alla stregua
di grani di una corona che però per la
verità, viene usata per reiterare
preghiere e non contumelie. La reiterazione delle ingiurie è tanto lunga e
violenta da determinare lo sfilarsi dei grani dell’ipotetica corona usata per
contare le contumelie.
17. - Sfruculià 'a mazzarella 'e san Giuseppe
Ad
litteram: sbreccare il bastoncino di san Giuseppe id est: annoiare,
infastidire, tediare qualcuno molestandolo
con continuità asfissiante.
La
locuzione si riferisce ad un'espressione
che la leggenda vuole affiorasse, a mo' di avvertimento, sulle labbra di un servitore veneto posto a
guardia di un bastone ligneo ceduto da
alcuni lestofanti al credulone tenore Nicola Grimaldi, come appartenuto al
santo padre putativo di Gesù. Il settecentesco tenore espose nel suo palazzo il bastone e vi pose a
guardia un suo servitore con il compito di rammentare ai visitatori di non sottrarre, a mo' di sacre reliquie, minuti
pezzetti (frecole) della verga, insomma
di non sfregolarla o sfruculià.
Normalmente,
a mo' di ammonimento, la locuzione è
usata come imperativo preceduta da un corposo NON.
18. -Sfruculià 'o pasticciotto
Ad
litteram: sbreccare il dolcino. Id
est:annoiare, infastire, molestare qualcuno; locuzione di valenza simile alla
precedente, usata anch'essa in tono imperativo preceduta da un canonico NON. Qui, in luogo della mazzarella,
l'oggetto fatto segno di figurate sbreccature
è un ipotetico pasticcino, chiaramente usato eufemisticamente al posto
di un intuibilissimo sito anatomico maschile.
19. -Sicco, peliento e ossa
Ad
litteram: magro, pallido e ossuto Cosí viene divertentemente apostrofato
chi sia estremamente magro,pallido:
latinamente pallente(m)→ (peliento)
e cosí poco in carne da potergli contar le ossa.
20 - Sona ca piglie quaglie
Ad
litteram: suona ché prenderai quaglie. Locuzione
ironica da intendersi in senso antifrastico, usata per mettere a tacere gli
importuni saccenti ai quali si
vuol dire: state perdendo il vostro tempo e state inutilmente dando fiato alla
bocca: non riuscirete a nulla di ciò che
pensate, né con le vostre chiacchiere riuscirete ad irretire qualcuno, che (come le quaglie che non si lasciano attirare
da alcun richiamo) resisterà ad ogni
vostra insistenza e/o miraggio.
brak
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