‘O CAZZO ‘E LAMPACHIARA
Questa volta è stato il
caro amico A. M. (i consueti
problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e
cognome) a chiedermi via e-mail di
chiarirgli significato e portata
dell’espressione partenopea in
epigrafe. Gli ò risposto significandogli che l’espressione di cui mi chiede è
un’antica, desueta, ma icastica ancorché bècera offesa che un tempo, nella
città bassa, si usava rivolgere a chi svagato, distratto,sbadato,
disattento, deconcentrato mostrasse di trovarsi nella medesima precaria
condizione di un ubriaco, ebbro,
sborniato, sbronzo e pertanto non riuscisse a portare a termine nulla
dell’intrapreso dando quasi l’impressione d’essere uno sciocco, stupido,
scemo, scimunito, tonto, rimbambito, balordo, insensato, stolto incapace, con
le sue azioni, di pervenire a qualsiasi
risultato concreto.
L’espressione è costruita accostando al s.vo cazzo una
sorta di complemento di specificazione,
ma che piú esattamente connatura un complemento di causa. Vediamo
particolareggiatamente: CAZZO s.vo m.le che in primis indica
il membro virile, pene, ma
figuratamente [come nel caso che ci occupa] una
persona sciocca, minchiona, un
imbecille, un minchione, uno scimunito, un tonto,un rimbambito ed
ancóra sempre figuratamente e
genericamente vale nulla, niente; talora il termine in esame si usa anche come elemento olofrastico (vale a dire da
solo, in luogo di un’intera frase) per esprimere stupore, meraviglia o
fastidio, irritazione, stizza.Trattasi etimologicamente di una voce del gergo
marinaresco dal greco (a)kàtion = albero della nave); è ovvio l’accostamento
semantico tra l’albero della nave ed il pene in erezione;
‘E LAMPACHIARA letteralmente: di lume chiaro, ma in
realtà esattamente: da vino chiaro e ciò perché in napoletano il s.vo f.le
lampa vale sì lampada, lume acceso [dal
lat. lampa(dem)], ma con etimo dal fr. lampée vale bicchiere di vino che nella
fattispecie è di quello chiaro, cioé bianco che [essendo in genere di
gradazione inferiore a quello rosso]è volentieri assunto piú abbondantemente
conducendo alla ubriachezza e, da questa, allo stordimento, alla confusione
mentale, allo stato confusionale, all’intronamento,
all’intontimento.
E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito
l’argomento, soddisfatto l’amico A.M. ed interessato qualcun altro dei miei
ventiquattro lettori e piú genericamente
chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.
Raffaele Bracale
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