sabato 18 settembre 2021

IMBROGLIARE,INGANNARE,ABBINDOLARE, INTRIGARE,RUBARE

 

IMBROGLIARE,INGANNARE,ABBINDOLARE, INTRIGARE,RUBARE


Questa volta tento una piú o meno esauriente elencazione dei verbi partenopei che rendono quelli rammentati in epigrafe; prima di cominciare rammenterò la derivazione dei verbi toscani:

imbrogliare verbo transitivo che vale: ingannare, confondere, intrigare, avviluppare per modo che l’ingannato, il confuso, l’avviluppato è quasi impossibilitato a venir fuori dalla situazione fonte del suo inviluppo; etimologicamente

imbrogliare è con assoluta probabilità da un imbogliare (con successiva epentesi di una erre eufonica) che, a sua volta  è da un  in illativo + bollire nel senso di confondere (ciò che bolle si mescola talmente che si fonde con e cioè confonde. Non dissimile la strada di abbindolare: propriamente far matassa sul bindolo e metaforicamente ingannare etc. come per imbrogliare; etimologicamente il bindolo (da cui il verbo abbindolare) è un diminutivo del tedesco winde che originariamente fu una macchina che girata da un cavallo serviva per attingere acqua, e poi un molto piú piccolo arnese su cui ammatassar filati; alquanto  diverso il verbo

ingannare v. tr.
1 operare con frode e malizia ai danni di qualcuno: ingannare il prossimo; ingannare il marito, la moglie, tradire | indurre, trarre in errore (anche assol.): ingannare l'avversario con una finta; l'apparenza inganna
2 deludere: ingannare le speranze, la fiducia di qualcuno | eludere: ingannare la vigilanza
3 (fig.) rendere meno gravosa una situazione o una sensazione spiacevole: chiacchierare per ingannare l'attesa; fumare per ingannare il tempo; cercava di distrarsi per ingannare la fame ||| ingannarsi v. intr. pron. cadere, essere in errore; giudicare erroneamente: ingannarsi sul conto di qualcuno; se non mi inganno, sta per scoppiare un temporale. Per l’etimo occorre riferirsi ad un lat. tardo ingannare, da gannire 'mugolare' e poi anche 'scherzare', con cambio di coniugazione; ed altresí diverso è il verbo

intrigare v. tr.
1 avviluppare, intricare: intrigare una matassa
2 (fig.) turbare, imbarazzare: Quel silenzio di Oreste la intrigava (CAPUANA)
3 (fig.) affascinare, interessare, incuriosire: un film che intriga lo spettatore ||| v. intr. [aus. avere] darsi da fare, tramando imbrogli, per ottenere qualcosa; macchinare: intrigare per avere un posto, una nomina ||| intrigarsi v. rifl. intromettersi in faccende poco chiare o che possono creare fastidi; impelagarsi: intrigarsi in un brutto affare | (fam.) impicciarsi, immischiarsi: intrigarsi dei, nei fatti degli altri.  Etimologicamente intrigare  è una   variante di intricare , (dal lat. intricare, comp. di in- illativo  e un deriv. di tricae -arum (pl) 'intrighi, imbrogli')  variante di origine sett. (per la g al posto della c); non manca poi un influsso del fr. intriguer.

Rubare v. tr.
1 appropriarsi in modo illecito di beni altrui; sottrarre ad altri qualcosa, spec. con l'astuzia o con la frode (anche assol.): rubare il portafoglio a qualcuno; mi ànno rubato l'automobile; essere sorpreso a rubare | detto di animale: il gatto à rubato la salsiccia; l'anello della regina fu rubato dalla gazza | rubare lo stipendio, percepirlo senza meritarselo | rubare sulla spesa, sul prezzo, sul peso, aumentarli indebitamente ' rubare a man salva, senza misura
2 (fig.) sottrarre, portar via quanto appartiene ad altri: à rubato il fidanzato all'amica; rubare l'affetto di una persona | rubare un'idea, metterla in opera spacciandola per propria | rubare il tempo a qualcuno, farglielo perdere | rubare ore al sonno, al riposo, dormire, riposare meno del necessario | rubare il mestiere a qualcuno, fare indebitamente o inopportunamente ciò che compete ad altri | rubare il posto a qualcuno, soppiantarlo in quel posto | rubare qualcosa con gli occhi, mostrare di desiderarla molto ' rubare la vista, si dice di edificio che si innalza davanti a un altro, riducendo di molto la vista che si godeva da quest'ultimo ||| rubarsi v. rifl. rec. contendersi: le amiche si rubavano la sposa.
Ciò detto veniamo ai verbi napoletani che, senza eccessive o particolari differenze, indicano tutti (con la sole eccezioni dei numerosi verbi che indicano esattamente il rubare e di cui dirò in coda) indicano tutti le azioni tese a confondere, ingannare, avviluppare etc.:

-abbabbià vale ingannare, imbrogliare con chiacchiere e sproloqui; voce costruita con il fonema onomatopeico "bab" che in origine indicò il labbro, cioè la bocca (responsabile delle chiacchiere e sproloqui.
- arravuglià: in primis avvolgere e per estensione semantica  raggirare, imbrogliare,sottrarre  da un basso latino ad-revoljare iterativo del classico volvere; da notare la consueta assimilazione regressiva della D con la successiva R;
rammento qui quale deverbale di arravuglià il sostantivo partenopeo arravuogliacuosemo che è il raggiro, l’imbroglio ed estensivamente il saccheggio, il furto esteso fino al totale repulisti; la parola, costruita partendo, come detto dal verbo arravuglià è addizionata del termine cuosemo che non è, come a prima vista potrebbe sembrare, il nome proprio Cosimo quanto – piuttosto – la corruzione del latino quaesumus, nacque come espressione irriverentemente furbesca, in ambito chiesastico, dall’osservazione di taluni gesti sacerdotali durante le celebrazioni liturgiche;
- attrappulià e attrappià che nel significato di tender trappole e dunque ingannare sono dallo spagnolo atrapar forgiato su trampa poi trappa e infine trappola = lacciuolo; ambedue i verbi a margine in senso piú esteso significano rubare, involare.

- cabbulïà v. tr. tramare, raggirare, quanto all’etimo è un denominale di cabbala  s.vo f.le = cabala (dall'ebr. qabbalah, propr. 'dottrina ricevuta, tradizione')

1 (relig.) l'insieme delle dottrine esoteriche e mistiche dell'ebraismo, la cui diffusione ebbe origine nel sec. XII nella Francia merid. e nella Spagna
2 arte con cui, per mezzo di numeri, lettere o segni, si presumeva di indovinare il futuro o di svelare l'ignoto | (estens.) operazione magica; cosa misteriosa, indecifrabile | cabala del lotto, serie di operazioni aritmetiche per indovinare i numeri del lotto
3 (fig.come nel caso che ci occupa ) intrigo, raggiro, macchinazione.

- cuficchià che vale: imbrogliare, intrigare e con significato piú circoscritto tradire la propria consorte; il verbo è un denominale di cufecchia/cofecchia[imbroglio, raggiro, tradimento]   s.vo fle derivato dall’agg.vo greco kóbalos (furbo, imbroglione) per il tramite di un neutro pl. poi inteso fle sg. *kobalíc(u)la→ *koba(lí)c(u)la→ *kobacla→*kofacla→*kofacchia→cofecchia con tipica alternanza b→f di fondo osco;
- fóttere: che è dal basso latino futtere per il classico futuere e che di per sé sta per: possedere carnalmente e metaforicamente imbrogliare e raggirare azioni che contengono l’idea del possesso dell’altrui mente, correlativamente al possesso del corpo altrui espresso dall’atto sessuale; analogo possesso rifacentesi al coire è contenuto nei due successivi verbi che sono:
- frecà: che è dal latino fricare = strofinare, quale  quello dei corpi durante il coito;
- fruculià: ci troviamo anche qui nel medesimo ambito del verbo precedente e dell’azione che esso connota in primis; del resto etimologicamente fruculià è dal basso latino fruculjare frequentativo di fricare;

- lefrechïà/ refrechïà che è il vero e proprio raggirare, attraverso la proposizione  di cavilli, sofismi, pretesti, scuse id est  con intrighi, sotterfugi ed affini  al fine di imbrogliare,ingannare etc.; etimologicamente è un verbo denominale del s.vo f.le lefreca/refreca (in primis:pezzetto, minuzia, inezia e poi: cavillo, pretesto, sofisma, scusa); lefreca/refreca è un  deverbale del lat. *refricare iterativo di fricare

- ‘mbruglià: evidente adattamento locale del nazionale imbrogliare cui, per l’etimo, rinvio;
- ‘mballà: letteralmente corrisponde al nazionale: mettere nel sacco e dunque avviluppare, raggirare, confondere, tener costretto; etimologicamente è voce che è pervenuta nel napoletano attraverso il francese emballer alla medesima stregua del toscano imballare che però à conservato il solo significato di mettere in balle, mentre il napoletano ne à dato anche quello estensivo di inviluppare mentalmente;
- ‘mpacchià: letteralmente: insozzare, macchiare ed estensivamente poi tutti i significati rammentati di azioni tese all’inganno, all’imbroglio, alla confusione;etimologicamente il verbo ‘mpacchià è un denominale del lemma pacchio/a (cibo generico, ma segnatamente abbondante, quello che può comportare di macchiarsi, insozzare) da un latino patulum onde pat’lum → pàclum → pacchio;
- ‘mpapucchià: che è di medesima portata del precedente, sia come significato di partenza che come sviluppo semantico; etimologicamente se ne differenza in quanto il precedente ‘mpacchià fa riferimento – come visto – a pacchio/a, ‘mpapucchià è invece da collegarsi ad un in + papocchia che è la pappa molliccia, brodosa (ben atta ad insudiciare) e per traslato l’intrigo, l’imbroglio; etimologicamente papocchia è, attraverso il suffisso occhia, il dispregiativo d’un latino papa che indicò appunto la pappa per i pargoli;
- ‘mprecà: che è il vero e proprio raggirare, attraverso le piú varie strade con intrighi, sotterfugi ed affini e dunque anche il piú generico imbrogliare,ingannare etc.; etimologicamente non è aggiustamento del toscano imprecare che proveniente dal latino in + precari stava per invocare, rivolger preghiere(e solo in senso antifrastico, diventato poi senso principale: lanciare insulti) cose ben diverse dal raggirare; in realtà ‘mprecà è sistemazione dialettale dal catalano in +bregar da cui anche il toscano brigare: ingegnarsi d’ottenere qualcosa con raggiri, cabale e peggio, di identica portata del napoletano ‘mprecà;
- ‘mpruzà o ‘mprusà: letteralmente le due diverse grafie del medesimo verbo, starebbero per sodomizzare e solo per traslato, come per i precedenti: fottere,frecà e fruculià vale  ingannare, imbrogliare, raggirare; in effetti il verbo, d’origine gergale, è forgiato da un in illativo + la parola proso che appunto, nella cosiddetta parlesia (gergo dei suonatori ambulanti, posteggiatori e/o  malviventi), è la parola che indica il culo e dunque letteralmente ‘mprusà o ‘mpruzà è l’andare in culo e per traslato l’ingannare, l’imbrogliare, il raggirare etc; sulla medesima parola proso è forgiato il termine ‘mprusatura o ‘mpruzatura e con alternanza p b anche ‘mbrusatura o ‘mbruzatura che sono esattamente il raggiro, l’imbroglio, l’inganno; proso/prozo s.vo m.le d’uso gergale (parlesia dei suonatori ambulanti) è la parola che indica esattamente  il culo,il deretano; la voce si ritrova, come détto,  a fondamento dei verbi  ‘mprusà/  ‘mpruzà  che è precisamente  l’andare in culo, il sodomizzare  e poi  per traslato l’ingannare, l’imbrogliare, il raggirare etc; sulla medesima parola proso è forgiato il termine ‘mprusatura o ‘mpruzatura e con alternanza p b anche ‘mbrusatura o ‘mbruzatura che sono esattamente il raggiro, l’imbroglio, l’inganno;trattandosi per la voce a margine di un termine gergale  questa volta è pressoché impossibile risalire a l’etimo, né vale azzardare ipotesi che si fonderebbero sul vuoto ancorché qualcuno legga in proso una metatesi del greco býrsa→brýsa→bruso→broso→proso (sacco/borsa),ipotesi  che per un certo tempo   non mi convinse affatto non  riuscendo a trovare nessun rapporto semantico, né di forma, né di utilizzo tra il fondoschiena ed un sacco od  una borsa; ma ora mi son lasciato convincere dall’idea atteso che con una qualche buona volontà si puó ritenere semanticamente il prozo/proso una sorta di borsa/contenitore de gli escrementi!


- ‘mpasturà: letteralmente: truffare in una vendita e  piú  in generale nei significati in epigrafe; etimologicamente il verbo napoletano è sistimazione dialettale del toscano impastoiare (metter pastoie (dal tardo latino pastoria(m) ed il napoletano, rispetto all’italiano che appunto à pastoia à conservato la erre di ‘mpasturà), intralci,impedimenti;
- ‘nfunucchià: che letteralmente è infinocchiare, imbrogliare tentando di far apparir buono o gustoso, ciò che buono o gustoso non sia: anticamente gli osti che servivano ai propri avventori un vino non troppo buono, erano soliti presentarlo, accompagnato con del finocchio fresco, finocchio che à tra le sue qualità quella di migliorare il gusto di taluni cibi e/o bevande assunti dopo d’aver mangiato il finocchio; invalse cosí l’uso di aggiungere a molte preparazioni culinarie, per migliorarne il sapore, del finocchio, specialmente selvatico, sotto forma o di barbe o di semi e nel parlato comune, questa sorta di imbroglio fu détta in italiano: infinocchiare ed in napoletano: ‘nfunucchià;
- ‘ntapecà: letteralmente: macchinare, tramare e perciò ingannare, imbrogliare; il verbo è un denominale di ‘ntapeca: macchinazione, trama; detta voce, cosí come il verbo che se ne è ricavato sono da un antico italiano: antapòcha voce forense da un identico tardo latino che richiama altresí un greco antapochè usato per indicare una nuova, valida scrittura che ne revochi un’ altra per quanto di per sé valida (e dunque sorta di inganno, raggiro);

-ntrammià letteralmente: macchinare,ordire, tesser trame  e perciò ingannare; il verbo è un denominale di tramma(dal lat. trama(m) con raddoppiamento espressivo della nasale bilabiale (m) e protesi di una n eufonica che non necessita d’aferisi) trama/tramma  : s. f.
1 il complesso dei fili che, intrecciati perpendicolarmente con l'ordito, formano il tessuto
2 (fig.come nel caso che ci occupa) macchinazione, intrigo: ordire, scoprire una trama
3 (fig.) l'insieme delle vicende che costituiscono lo svolgimento di un racconto, un romanzo, un'opera teatrale, un film ecc.: una trama avvincente, semplice, complicata
4 (sport) serie di azioni di gioco ben coordinate compiute da una squadra. macchinazione, trama

Percaccià v. trans. letteralmente: procacciare, fare in  modo di avere di ottenere, di  procurare qualcosa, ma ordendo o tessendo trame  e perciò ingannando ;etimologicamente il verbo a margine è formato dalla preposizione lat.  pro (a favore, a vantaggio) e dall’infinito cacciare (dal lat. *captiare, der. di capĕre «prendere»);

pupà/’mpupà v. trans. doppia morfologia di un verbo antico (registrato però  dal solo Andreoli;inopinatamente manca nel D’Ambra) ed abbondantemente  desueto; probabilmente fu  d’uso gergale tra i ladri; letteralmente:  ingannare, abbindolare, raggirare, truffare, giocare, circuire,trattare da bambino/a; per estensione semantica rubare, frodare, fregare con facilità cosa estremamente agevole se operata nei confronti d’un minore; etimologicamente denominale del lat. pupa= fanciulla/bambola;rammento che in luogo del verbo a margine desueto, se ne  conserva uno molto simile che suona ‘mpupazzà e vale agghindare al fine di ingannare, abbindolare, raggirare.

-       trappulià: letteralmente porre trappole (ad un dipresso come il precedente ‘mpasturà ; il verbo trappulià nel napoletano v’è giunto attraverso lo spagnolo atrapar che è propriamente porre inganni, impedimenti per far cadere; (vedi il prec. Attrappulià);
- Trastulià che letteralmente è il porre in essere innocenti giochini o inganni da saltimbanchi ed estensivamente ogni altro inganno teso ad imbrogliare, raggirare etc; ad un superficiale esame potrebbe sembrare che il verbo napoletano sia un adattamento del toscano trastullare; non è così, però; è vero che ambedue i verbi, l’italiano ed il napoletano, partono da un comune latino transtum che fu in origine il banco cui erano assisi i rematori delle galee romane, per poi divenire i banchi su cui si esibivano i saltimbanchi con i loro trucchi ed inganni detti in napoletano trastule e chi li eseguiva trastulante passato in seguito a definire l’imbroglione tout cour, ma mentre l’italiano trastullare è usato nel ridotto significato di dilettare con giochini i bambini, il napoletano trastulià à il piú  duro significato di mettere in atto trucchi ed inganni, e non per divertire i bambini, quanto per ledere gli adulti;
- Zannià: verbo che si riallaccia, come origine, agli antichi giochi e trucchi dei saltimbanchi, figurazioni di ben  piú dolorosi e gravi inganni e trucchi perpetrati in danno degli adulti; il verbo sta quasi per: comportarsi da zanni(o Giovanni di cui è diminutivo) che fu l’antico servo della commedia dell’arte e delle rappresentazioni popolari, aduso a compier a suo pro inganni, trucchi ed imbrogli.

Come ò accennato elenco infine  ed esamino tutti quei numerosi verbi napoletani che rendono il rubare dell’italiano; abbiamo:

arrubbà v. tr. = rubare in tutti i medesimi significati del corrispondente verbo italiano, ma sarebbe fallace pensare che il verbo napoletano sia stato marcato sull’italiano rubare  (che etimologicamente è  dal germ. raubon) ; in realtà il verbo partenopeo à un diverso etimo di quello italiano risultando essere un denominale di robba (roba)(dal tedesco rauba =bottino,preda) attraverso un  ad→ar  per assimilazione regressiva + robba = adrobba→arrobba→arrobbare→arrubbare/arrubbà= darsi al bottino, alla preda;
accrastà v. tr. = agguantare,rapinare, sopraffare violentemente; etimologicamente
da un lat.parlato *ad-crastare metatesi d’un classico castrare= tagliare;

affucà v. tr. = in primis soffocare, affogare, uccidere e poi per ampliamento semantico, ma usato come riflessivo di vantaggio: affucarse appropriarsi di qualcosa, sottrarre; etimologicamente   da un  lat. volg. *affocare per offocare 'strozzare', da ob e fauces, pl. di faux -cis 'gola',

aggraffà v. tr. = in primis abbrancicare, afferrare e poi per ampliamento semantico togliere, levare;

arrefulïà in primis assottigliare,ridurre, diminuire di poco in poco   e poi per ampliamento semantico togliere,sottrarre e quindi rubare; etimologicamente   da un  lat. volg.*ad- refilare→arrefilare→arrefulïare, deriv. di filum 'filo';

    furà v. tr. = sottrarre,rapinare,rubare con destrezza  è voce essenzialmente usata anticamente in poesia; il verbo a margine ripete dritto per dritto il basso latino furare per il classico furari da fur/furis, da cui anche l'taliano furto.

grancïà/rancïà v. tr. = sottrarre,rapinare,rubare con destrezza servendosi di arnesi da scasso; etimologicamente è un denominale di grancio = granchio (dal lat. cranciu(m) con lenizione cr→gr  e semplificazione di gr→r per la forma  rancïà; interessante il passaggio semantico dalle chele del granchio agli arnesi da scasso. 

scraffignà  v. tr. =  portare via con lestezza,rapinare,rubare;  etimologicamente denominale di graffa/*craffa 'uncino' deriv.  dal longob. *krapfo 'uncino' con protesi di una S(intensiva)

Degli altri verbi (attrappulià e attrappià,arravuglià etc.)  che per traslato o estensione semantica valgono rubare ò già détto precedentemente, per cui penso che potrei  annotare il consueto satis est, ma mi piace concludere queste paginette rammentando che il piú icastico sostantivo usato per riferirsi ad una situazione in cui si sia rimasti vittima di un furfante, un impostore,un lestofante, un truffatore, un imbroglione  è futtitura s.vo f.le  che vale appunto imbroglio, inganno, raggiro, truffa, turlupinatura. fregatura, frode ed è voce deverbale del pregresso  fóttere addizionato del suffisso tura lo stesso che uro/a

suffisso di pertinenza  spesso nella forma turo/a deriv. dal fr. -ure, usato  al maschile ed al f.le  (uro/turo – ura/tura); al m.le è usato per formare sostantivi relativi ad   oggetti o a parti di oggetti (cfr. pisciaturo,trapenaturo,  ballaturo,accuppatura etc.) o  termini tecnici, chimici etc.ed al f.le (ura/tura) per formare sostativi deverbali astratti (cfr. friscura,bruttura, pensatura) o concreti(cfr. frittura,futtitura, appusatura) .



Raffaele Bracale - Napoli

 

 

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