‘O CHIANTO ‘A MATALENA
Anche questa volta
faccio sèguito ad un quesito rivoltomi dall’amico N.C. (al solito,
motivi di riservatezza mi impongono di
riportar solo le iniziali di nome e cognome di chi mi scrive per
sollecitar ricerche) occupandomi dell’espressione in epigrafe.
L’accontento
principiando con una necessaria precisazione.Si tratta di un’antichissima, ma
non desueta espressione partenopea che ad litteram vale: Il pianto della Maddalena e non Il Pianto alla Maddalena (con
riferimento ad un inesistente cimitero nomato Il Pianto allocato
fantasiosamente nella via Maddalena, come improvvidamente intese un
sedicente cultore delle locuzioni partorite dalla saggezza popolare partenopea.)
Costui (ma non ne farò il nome nemmeno sotto tortura!...) per la verità partí
da un’erronea morfologia
dell’ espressione
e cioé ‘o chianto â Matalena
e correttamente tradusse Il Pianto alla Maddalena [sia pure
equivocando sul termine pianto che nell’espressione esatta è un nome comune e
non un nome proprio, come parrebbe fare
intendere la maiuscola...] atteso che quell’â è la crasi
napoletana che rende la preposizione
articolata alla e cioè a+ ‘a (a+ la), come alibi ô
è uguale ad a + ‘o (a+ il/lo), e
come ê è uguale ad a + ‘e (a + i/gli oppure a+ le) da usarsi
davanti a parole comincianti per consonanti, mentre davanti a parole
comincianti per vocali si fa ricorso ad una morfologia rigorosamente scissa e si usano a ll’
(= alla/allo/al/alle/a gli) ess.: â casa
= alla casa, ô puorto = al porto, ê scieme, ê sceme= a gli scemi/ alle sceme, ma a ll’ommo = all’ uomo, a
ll’anema = all’ anima a ll’uommene =
a gli uomini, a ll’ alimentari = alle
(scuole) elementari. Ma quel sedicente cultore colpevolmente non si accorse di partire da premesse erronee, come ò già détto,
non solo equivocando sul termine pianto
che nell’espressione esatta è nome
comune e non nome proprio, ma soprattutto non rendendosi
conto che a Napoli Il Cimitero di Santa Maria del Pianto (popolarmente détto Il Pianto), uno dei cimiteri presenti a Napoli, è ubicato in via nuova del Campo, nel
quartiere Poggioreale e non in via Maddalena comunemente détta dint’â Matalena (a ridosso di piazza Garibaldi
e dei vicoli della Duchesca! Uno che si arroghi il titolo di cultore del
napoletano e delle sue espressioni e non sia un millantatore, certe cose non può ignorarle!
Tanto
premesso e sgombrato il campo da certe fantasiose affermazioni torniamo
all’assunto dando demum l’esatta spiegazione dell’espressione ‘o chianto d’‘a
Matalena
che nell’uso popolare della città bassa viene riportata (con una sorta di
abbreviazione) come ‘o
chianto ‘a Matalena e cioè il
pianto della Maddalena, locuzione usata icasticamente per commentare ogni situazione di grandissimo disagio, di grave tristezza, patimento, dispiacere, strazio, struggimento,
tribolazione quando non di profondissimo dolore, situazioni che appare
impossibile superare, ponendovi un
qualche rimedio e tutto ciò prendendo a riferimento l’atroce angoscia, il penoso
cordoglio di Maria di Magdala [comunemente nota come la Maddalena ] presente con altre donne ai piedi della croce durante la passione di
Cristo. Rammento qui che Maria
Maddalena o di Magdala nota come Maria Maddalena o semplicemente la Maddalena fu, secondo il Nuovo Testamento,
una prostituta redenta da Gesú, divenuta poi una delle piú convinte discepole
del Signore; è venerata come santa dalla Chiesa cattolica,
che celebra la sua festa il 22 luglio.La sua figura pur descritta sia nel Nuovo testamento
che nei Vangeli apocrifi, non è citata in altre fonti.
Il
nome Maddalena
deriva da "Magdala", una piccola cittadina sulla
sponda occidentale del Lago di Tiberiade, detto anche di Genezaret.
Nelle narrazioni evangeliche ella fu
presentata come una delle piú
assidue e devote discepole di Gesú
e fu
con Maria di Cleofe e la Vergine Maria la terza Maria ad assistere de visu, come ò détto, alla crocifissione divenendo poi , secondo
alcuni vangeli, la prima testimone oculare dell'avvenuta resurrezione del
Signore.
chianto
s.vo m.le
1 il piangere, le lacrime;
2 (per estensione) dolore, lutto;
3 tutto ciò che provoca tristezza.
voce dal lat. planctu(m)
'colpo di chi si batte il petto', deriv. di plangere 'battere', poi
'piangere'; normale nel napoletano e
tipico l’ esito del digramma pl in
chi (cfr. platea→chiazza -
plumbeum→chiummo - pluere→chiovere – plattu-m→chiatto etc.)
Non mi pare ci sia
altro da aggiungere per cui mi fermo qui, sperando d’avere accontentato l’amico
N.C. ed interessato qualcun altro dei
miei ventiquattro lettori e chi forte
dovesse imbattersi in queste poche paginette.
Satis est. Raffaele Bracale
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