MA CHI
TE CRIDE D’ESSERE ‘O FIGLIO ‘E SCHILIZZE?
Della espressione in epigrafe nata nei primi anni del 1900
mi à chiesto il carissimo amico A.C.[che, per i consueti motivi di riservatezza,
indico solamente con le iniziali di nome
e cognome]. Gli ò cosí risposto:
Si tratta di un’espressione che nonni e genitori degli anni postbellici,
storpiando in Schilizze o Schinizze
l’originario Schilizzi, usavano per metter freno alle esose richieste di un
nipote o figlio che dimenticasse le reali condizioni della propria famiglia. A
costui i nonni e/o i genitori rammentavano talora con veemenza che egli non doveva opinare
d’essere prosapia di quel famosissimo ricchissimo banchiere livornese Matteo
Schilizzi, proprietario di testate giornalistiche, generoso filantropo (cfr.
colera del 1884)[ mancano però dati biografici] che trasferitosi a Napoli per
via del bel clima, grazie alle sue immense ricchezze, nel 1881 finanziò la
costruzione di un monumento che ubicato
nel quartiere Posillipo e sorto tra il
1881 ed il 1889 rappresenta uno dei più
interessanti esempi di architettura italiana di stile egizio. Il monumento fu progettato e
costruito dall'architetto Alfonso Guerra su commissione appunto di Matteo
Schilizzi che intendeva ospitarvi le
tombe non solo del fratello Marco, ma di tutti suoi familiari), fu acquistato dal comune nel
1921 ed adibito a reliquiario per le salme dei caduti della "Grande
Guerra" (ivi trasferite nel 1929 dal cimitero di Poggioreale). Attualmente la costruzione ultimata nel 1921
ospita anche i caduti della seconda guerra mondiale ed è nota a Napoli come Mausoleo Schilizzi.
Non mi pare ci sia altro da aggiungere. Satis est.
Raffaele Bracale
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