RIZELARE/ RIZZELARE/ RIZELARSI/RIZZELARSI
Come accadde per le parole: guaglione e derivati, camorra, guappo e consimili, termini originariamente appartenenti al glossario napoletano, approdati poi nella lingua nazionale, fino ad esser recepite in tutti i dizionarii, penso che – prima o poi la medesima cosa accadrà per i vocaboli in epigrafe: rizelare e rizelarsi; le due parole, ma specialmente la seconda (forma riflessiva della prima) quantunque usate solo nella forma con la zeta scempia, sono sempre piú spesso usate da scrittori e/o giornalisti nel significato di risentirsi o adontarsi il medesimo significato in uso qui nel Reame.
E che esse parole fossero originariamente napoletane può forse dimostrarlo il fatto che , temporibus illis, studente liceale, mi occorse inopinatamente di usarle non virgolettate in un tema ed il mio dotto professore d’italiano me le sottolineò in blu ed annotò in calce al tema che la votazione del medesimo era stata abbassata di un paio di cifre per l’uso disinvolto di voci dialettali in un contesto italiano.
Non so come si comporterebbe oggi (se fosse ancora vivo) quel mio professore davanti all’invasione del verbo rizelarsi usato ormai dal colto e dall’inclita con tranquillità assoluta e non solo da parte di pennaruli partenopei, ma romani, milanesi e piemontesi al segno che qualche lettore pignolo e purista si è preso il fastidio di interpellare l’Accademia della Crusca che però (cfr. il sito relativo) se ne è lavata pilatescamente le mani.
Io non voglio farlo e penso che i verbi in epigrafe siano o possano essere un denominale di zelo agganciati all’infinito zelare che è dal tardo latino:zelare o zelari, ma non nel senso di zelare di nuovo (come potrebbe fare intendere l’iterativo ri d’attacco), quanto in quello di muovere allo zelo, come chi risentitosi per qualcosa o per qualcuno si muovesse con zelo per contrastar quel qualcosa o quel qualcuno.
Raffaele Bracale
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