giovedì 9 febbraio 2012

BASTONARE, PERCUOTERE,

BASTONARE, PERCUOTERE,
Questa volta faccio sèguito ad una richiesta dell’amico G.S. (al solito, motivi di riservatezza mi impongono di riportar solo le iniziali di nome e cognome di chi mi scrive per sollecitar ricerche) che, soddisfatto di quanto alibi scrissi sui termini che rendevano in napoletano le voci percosse,bastonature etc. mi à chiesto di occuparmi delle voci italiane in epigrafe, di indicargli altri eventuali sinonimi ed ovviamente i verbi che nel napoletano,li rendono. L’accontento illico et immediate cominciando a parlare del verbo bastonare e dei sinonimi percuotere, colpire, pestare, menare cui farò seguire i verbi napoletani cominciando da vattere per passare poi ai tanti sinonimi che mi son noti dicendo sia di quelli vivi e vegeti che di quelli antichi e desueti. Cominciamo dunque con
bastonare v. trans.
in primis 1. Percuotere con il bastone;
fam.2. picchiare in genere: bastonare di santa ragione, picchiare sodo, con energia; bastonare alla cieca, dare colpi forti senza badare dove né su chi cadono;
ant. scherz.3. andare a bastonare i pesci, essere condannato al remo, nelle galere.
4.anche rifl. con valore reciproco: si sono bastonati a sangue.

5. figurato, non comune maltrattare a parole: bastona tutti con quella sua linguaccia. Con altri sign.: bastonare il pianoforte, suonarlo male e in modo sgraziato; bastonare una cosa, farla male, come viene viene.
il part. pass. bastonato, usato anche come agg., spec. in alcune frasi: sentirsi bastonato o come bastonato, con le ossa e i muscoli indolenziti, oppure anche avvilito, mortificato; stare mogio mogio come un cane bastonato.
voce etimologicamente denominale di bastone (dal lat. bastome-m);
percuotere, v. trans.
1. Con soggetto di persona, battere, colpire un’altra persona con la mano, con i piedi o con un oggetto qualsiasi, con l’intenzione piú o meno cosciente di far male, o per altro scopo: percuotere qualcuno con un potente manrovescio, con un pugno, con una serie di calci, con un bastone, con un sasso, con una spranga di ferro; con uso assol., picchiare, malmenare: il malcapitato fu percosso duramente. 1.a Con riferimento a oggetti, a superfici varie, colpire battendo: percuotere il tavolo con un martello (o con una serie di martellate); percuotere l’acqua con i remi; percuotere il tamburo, il timpano, il tam tam, con la mazza, le bacchette, o con le palme delle mani, per trarne suoni; anche di altri strumenti musicali, in cui le corde siano messe in vibrazione mediante percussione: percuotere con poca grazia i tasti del pianoforte; percuotere col plettro le corde della lira; calpestare, battendo con forza i piedi sul terreno; piú genericam., come sinonimo, (meno comune o letterario) di battere: percuotersi il petto, in segno di dolore, di pentimento, o come pratica devozionale;
1.bfig., letter., percuotere l’aria, farla risuonare con voci, grida e sim., oppure metterla in vibrazione sferzandola con violento e rapido movimento di oggetti;
2. In esempî ant., anche con il compl. oggetto del mezzo con cui si colpisce: passeggiando tra le teste, Forte percossi ’l piè nel viso a una (Dante).

3. estens., letter. Ferire, uccidere:
4.

a. Riferito a soggetto inanimato, colpire con forza un altro oggetto, o, in genere, andare a urtare un altro corpo: la punta del percussore percuotendo la capsula ne provoca l’esplosione; la quercia fu percossa dal fulmine; le onde che ritmicamente percuotono gli scogli. Con altra costruzione, mandare a battere qualche cosa contro un’altra, spingere o gettare contro: si levò una tramontana pericolosa che nelle secche di Barbaria la percosse [la galea] (Boccaccio).

b. Per estensione, di suono o altra sensazione che impressioni in modo piuttosto violento un organo di senso, in partic. l’udito: percuotere le orecchie di qualcuno (meno com., percuotere qualcuno nell’orecchio), con urla, suoni sgraziati, ecc.; son venuto Là dove molto pianto mi percuote (Dante)
5. fig., letter.

a. Colpire, cioè affliggere, duramente con disgrazie, malattie o altri gravi danni materiali o morali, o anche turbare con fenomeni, fatti o notizie di avvenimenti atti a determinare improvviso abbattimento o smarrimento: la popolazione era stata percossa da molteplici sciagure; il flagello del colera à nuovamente percosso la regione; [Giove] contristò di modo le menti degli uomini e percossele di cosí fatto orrore, che eglino ... ricusarono di adorarlo (Leopardi); spesso con aggiunta all’idea della gravità la connotazione della repentinità e della sorpresa: è stato percosso da improvvisa pazzia; o quella della punizione severa: la giustizia umana à percosso in questo mondo; la giustizia divina percoterà, se crede, nell’altro (Guerrazzi).

b. Provocare in qualcuno una forte emozione, un vivo turbamento, un sentimento intenso, di sorpresa, meraviglia, paura, ecc.: Ecco il roveto che Mosè percosse D’alto stupor (Chiabrera); percosso il Califfo da questa verità, di nuovo ricevette nella sua grazia l’uomo giusto (G. Gozzi); il qual gastigo percosse di spavento i partigiani dei Normanni (Amari); nel Paradiso Terrestre Dante è percosso dalla vista improvvisa di Beatrice (Papini).

4. Nel linguaggio finanz., assoggettare a tassazione; quasi esclusivam. nell’espressione contribuente percosso da un’imposta, il cittadino che, trovandosi nelle condizioni previste dalla legge fiscale relativa, è tenuto a pagare l’imposta al fisco, anche se attraverso la traslazione riuscirà poi a farne rimbalzare l’onere su altri, che diventeranno i contribuenti di fatto.

5. letter. Con uso intr. (aus. avere), andare a battere, urtare, cozzare: In questa altezza ch’è tutta disciolta Ne l’aere vivo, tal moto percuote (Dante); con grandissimo impeto di sopra all’isola di Cifalonia [la cocca] percosse in una secca (Boccaccio); la fanciulla ... cadde percotendo di roccia in roccia (Tarchetti). Per estens., con riferimento al Sole o ad altre sorgenti luminose: Percuote il sol nel colle, e fa ritorno (Ariosto); il rossore della fiamma insistentemente percoteva su una gran brocca (D’Annunzio).
Il part. pres. percotènte, raro, è talora sostituito dal latinismo percuziènte
voce etimologicamente dal lat. percŭtĕrecomp. di per-e quatĕre «scuotere»;
colpire v. trans.e intrans.
1. Percuotere, battere, ferire con uno o piú colpi: colpire con la spada, con un bastone, con un pugno; fu colpito in fronte da un sasso; la tegola l’à colpito sulla testa; una palla nemica lo colpí al cuore;colpire, non colpire il bersaglio; nel calcio, colpire il pallone di piede, di testa, al volo. Anche con uso intr. o assol.: colpire nel segno; colpire dove càpita.

2. figurato

a. Recare grave danno, materiale o morale: le loro calunnie miravano a colpire soprattutto i dirigenti dell’istituto (o la loro onorabilità); ricorrevano ad ogni mezzo per colpire i loro avversarî politici; o ferire nell’intimo, provocare grave dolore: il suo comportamento mi colpisce profondamente; essere colpito nei proprî affetti piú cari (per es., per la morte di un congiunto); colpire uno con un’allusione, con un discorso, mirare a danneggiarlo, o a irritarlo, riuscendo a ottenere l’effetto voluto; colpire uno nel vivo, in ciò in cui è piú suscettibile: quella frase l’à colpito nel vivo (è piú che toccato nel vivo, perché chi è toccato è soltanto irritato e si rivolta, chi è colpito si riconosce sconfitto).

b. Di un tributo, gravare: l’imposta colpisce soprattutto i piccoli proprietarî; i profitti di guerra furono colpiti da una forte imposta.

c. Di una disposizione di legge e sim., essere rivolta contro qualcuno o qualche cosa: provvedimento che colpisce soprattutto il contrabbando, o i contrabbandieri.

d. Sottoporre a pene, infierire su qualcuno: il governo oppressore colpiva duramente chiunque fosse sospetto di cospirazione.

3. Con altro uso fig., fare profonda impressione: rimase colpito dalla stranezza del racconto; mi colpí profondamente la notizia della sua morte; fui colpito da tanta audacia; egli stesso fu subito colpito dal suono della parola che gli era uscita di bocca (Manzoni).
voce etimologicamente denominale di colpo (basso lat. colpu-s, per il class. colăphus «pugno, percossa», gr. κόλαϕος );
pestare v. trans.
1. battere qualcosa con un attrezzo in modo da triturarla o ridurla in polvere: pestare il sale, il pepe; pestare la carne, per ridurne lo spessore ' pestare l'acqua nel mortaio, (fig.) compiere uno sforzo inutile
2. schiacciare col piede, calpestare: pestare un mozzicone acceso; pestare l'uva, pigiarla ' pestare i piedi, i calli a qualcuno, (fig.) agire in modo da disturbarlo o danneggiarlo ' pestare i piedi (in terra), batterli ripetutamente contro il terreno per scaldarli o in segno di stizza | pestare le orme di qualcuno, (fig.) seguirne l'esempio
3 (estensivamente come nel caso che ci occupa) picchiare, riempire di percosse: l'ànno pestato sodo | pestare il pianoforte, (scherz.) suonarlo male
voce etimologicamente dal lat. tardo pistare, iterativo di pinsere 'battere';

menare v. trans.

1. (lett. o region.) condurre, portare: menare il cavallo per la cavezza; questa strada mena alla stazione | menare il can per l'aia, (fig.) tirare le cose in lungo, senza concluderle | menare qualcosa per le lunghe, (fig.) rinviarla nel tempo, spesso con malafede | menare qualcuno per il naso, (fig.) ingannarlo, prenderlo in giro, fargli fare o credere quel che si vuole | menare vanto di qualcosa, (fig.) vantarsene | menare rumore, (fig.) far parlare di sé | menare buono, (fig.) portar fortuna | menare a capo, a effetto un lavoro, (lett.) condurre a termine | menare la danza, guidarla; (fig.) farla da padrone in una situazione
2. trascorrere, passare, vivere: menare una vita, un'esistenza modesta
3 muovere rapidamente, agitare: menare la coda, scodinzolare | menare le mani, picchiare | menare la lingua, (fig.) sparlare
4 assestare, dare con forza: menare un colpo, un ceffone
5 (fam. come nel caso che ci occupa) picchiare: se non la smetti, ti meno
menarsi v. rifl. reciproco (fam.) picchiarsi: si sono menati di santa ragione.

Esauriti, o quasi, con queste voci la trattazione dei verbi italiani sinonimi di bastonare, passiamo al napoletano principiando da
vàttere v. tr.
1. picchiare, colpire, percuotere con le mani o con un arnese;
2. (fig.) insistere: vatte sempe ‘ncopp’â stessa cosa!(batte sempre sulla medesimo argomento!)
3 (fig.)lottare, combattere: vatterse pe n’idea (combattere per un’idea)
4(fig.pop.poco usato)prostituirsi per istrada;
vattersela, (fam.) andar via all'improvviso, svignarsela;
voce etimologicamente dal lat. tardo battere→vattere, per il class. battuere
E veniamo ai numerosi, circostanziati sinonimi che sono:


ammartellà v. trans.
(in primis e ad litteram)1.. martellare, colpire ripetutamente con un martello, lavorare, foggiare a colpi di martello;
2. (per est. come nel caso che ci occupa) colpire, prendere a botte, picchiare, malmenare, pestare;
3. (ling. tecnico) battere moneta, coniare;
voce etimologicamente denominale di martiello (dal lat. tardo martĕllu(m), variante del class. martulus o marculus, dim. di marcus 'martello) con protesi di un ad→am intensivo; l’am è dovuta appunto ad un assimilazione regressiva dell’ad. anteposta alla m di martiello.

ammaterazzà v. trans.
(in primis e ad litteram) 1. battere ripetutamente, a mani nude o con una verga i materassi al fine di sommuoverne i bioccoli di lana; operazione compiuta un tempo ogni volta che si rifacevano i letti per modo che la lana dei materassi fósse sempre smossa e non si ammassasse rendendo duro il saccone e riducendolo uno strapunto;
2. (per est. come nel caso che ci occupa) percuotere, colpire piú volte con colpi ravvicinati ripetuti e continuati; voce etimologicamente denominale di matarazzo (dall’arabo matarah) con protesi di un ad→am intensivo;

cardà v. trans.
(in primis e ad litteram) cardare, parallelizzare le fibre tessili in fiocco, naturali (p. e. lana, cotone, canapa) o artificiali (p. e. raion), con lo scardasso manuale o con la carda ; operazione compiuta un tempo annualmente per rigenerare, rifare i materassi di lana o di canapa usati dalle famiglie e/o comunità;
(per est. come nel caso che ci occupa) percuotere qualcuno cosí violentemente tanto da, iperbolicamente,districarne e pulire l’insieme della produzione epidermica filiforme e flessibile, costituita da cellule, sostanza cornea e fibre connettivali; infatti in tale accezione s’usa dire cardà ‘o pilo; cardare è voce etimologicamente denominale di cardo ( dal lat. tardo cardu(m), per il class. carduus) pianta le cui infiorescenze uncinate si usavano per cardare la lana;

dissussà v. trans.
(in primis e ad litteram)1. disossare, levare le ossa a un animale macellato e cucinato : dissussà ‘nu pullasto (disossare un pollo)
2. ( per estensione) separare il nocciolo dalla parte polposa di un frutto: dissussà ll’aulive (disossare le olive)
3. (per enfasi come nel caso che ci occupa) percuotere qualcuno tanto violentemente da levargli iperbolicamente, le ossa; voce etimologicamente denominale di uosso (dal lat. tardo ŏssu(m)→uosso, per il class. ŏsŏssis) con prostesi del prefisso distrattivo dis.



lazzarià v. trans.ed intr.
(in primis e ad litteram, transitivamente) 1.conciar male qualcuno, piagarlo a forza di percosse a tradimento;
1. ( per estensione intransitivamente) commettere azioni volgari e/o riprovevoli; nel significato sub 1 la derivazione etimologica fa capo alla figura evangelica di quel Lazzaro che piagato mendicava prostrato ai piedi del ricco epulone; nel significato sub 2 la derivazione etimologica fa riferimento ai lazzari/lazzaroni che componevano la plebe filoborbonica schierata con il legittimo sovrano Ferdinando I di Borbone(Ferdinando Antonio Pasquale Giovanni Nepomuceno Serafino Gennaro Benedetto; Napoli, 12 gennaio 1751 – †Napoli, 4 gennaio 1825) al tempo della invasione francese del 1799;

manteà v. trans.
(in primis e ad litteram) 1.sbalzare verso l’alto, sballottolare;
2. (per estensione come nel caso che ci occupa) percuotere ripetutamente a mani nude qualcuno maltrattandolo, strapazzando e malmenandolo fino a fargli perdere l’equilibrio;
voce etimologicamente dall’iberico mantear;

mazzià v. trans.
(in primis e ad litteram) 1.percuotere qualcuno ripetutamente a mani armate di bastone o altro corpo condundente;
2. ( per estensione) percuotere qualcuno velocemente e continuamente anche a mani nude somministrandogli tante di quelle percosse da impedirgli di reagire;
voce etimologicamente denominale di mazza ( dal lat. volg. *mattea-m) con infisso durativo j→i usato per significare la continuità dell’azione espressa dal verbo;

’ntummacà /‘ntummà v. trans. doppia morfologia d’un’unica voce (la seconda è una semplificazione della prima attraverso la sincope della sillaba ca ;
verbo, nella doppia morfologia, sinonimo esatto del precedente nei due significati, ma con la specificità qui che dall’azione del percuotere ne derivano nella vittima enfiagioni diffuse; voce etimologicamente dal lat. intummicare→ (i)ntummicare→’ntummicà→’ntummacà= render tumido;


‘nzagnà v. trans.
(in primis e ad litteram)1. salassare, cavar sangue;
2. ( per estensione come nel caso che ci occupa) picchiare, malmenare, pestare qualcuno a mano nuda o armata sino a ferirlo a sangue;
3. ( figuratamente) spillare, far spendere molto denaro;
voce etimologicamente dal lat in + sanguinare attraverso il francese saigner
palïà v. trans.
(in primis e ad litteram) 1. colpire ripetutamente e continuatamente qualcuno con un palo o altro corpo condundente; 2. ( per estensione) bastonare qualcuno lungamente in qualsiasi maniera, sottoporlo ad una durevole serie di percosse;
voce etimologicamente denominale di palo( dal lat.palu-m ) con l’infissione di una ï durativa
scuffà v. trans.
(in primis e ad litteram) 1. slombare, sfiancare, affaticare
2. ( per estensione) bastonare, colpire qualcuno con una pesante verga e farlo segnatamente ai lombi per fiaccarne la resistenza;
voce etimologicamente da un lat. volg. *exuffare;
scuffïà v. trans.
(in primis e ad litteram) 1. disvelare, mettere a nudo, palesare
2. ( per estensione) malmenare lungamente a mani nude, détto segnatamente di una donna alla quale a suon di ceffoni venga fatta saltar via la cuffia che un tempo le popolane solevano indossare quando volessero scimmiottare le borghesi; una donna privata della cuffia era; voce etimologicamente denominale di cuffia (dal lat. tardo cufia(m), di orig. germ) con prostesi di una s distrattiva ed infissione di una ï durativa


scutulià v. trans.
(in primis e ad litteram) 1. scuotere,agitare, sbatacchiare, scrollare;
2. ( per estensione) bastonare qualcuno con ardore, ed aggressività a mani nude agitandolo veementemente;
voce etimologicamente da un lat. volg. *excut-ul-i-are(con doppio infisso e cambio di coniugazione) collaterale del class. excútere

scucuzzà v. trans.
(in primis e ad litteram) 1. rompere, fracassare la testa
2. ( per estensione) percuotere qualcuno a mano armata e colpirlo alla testa nell’intento di rompergliela;
voce etimologicamente denominale di cucozza (letteralmente zucca e per traslato testa dall’acc. tardo latino cucutia(m)) con prostesi di una s distrattiva;
scutenà v. trans.
(in primis e ad litteram) 1. scotennare, spellare, scorticare; 2. ( per estensione iperbolica ) picchiare qualcuno a mano nuda o armata con tanta violenza sino a toglierne la pelle di dosso; voce etimologicamente denominale di cútena per cótena ( cútena/cótena è dal lat. volg. *cutinna(m), deriv. di cutis 'pelle, cute'(letteralmente cotenna del maiale e per traslato giocoso o spregiativo pelle dell’uomo) con prostesi di una s distrattiva;


sfascià v. trans.(in primis e ad litteram) 1. togliere la fascia o le fasce, liberare dalla fasciatura: sfascià ‘o criaturo (sfasciare un neonato); sfasciarse ‘o vraccio feruto, ‘o pere slugato sfasciarsi il braccio ferito, il piede slogato.
2. (figuratamente) sconquassare, rompere: sfascià ‘na seggia(sfasciare una sedia) sfascià ‘a capa a quaccuno (sfasciare la testa a qualcuno),
3.(fig. fam. come nel caso che ci occupa) picchiarlo violentemente sino a ferirlo costringendolo a fasciarsi;
voce etimologicamente denominale di fascia ( dal lat. fascia(m), da fascis 'fascio') con prostesi di una s distrattiva nelle prime due accezioni; nella terza accezione la s da distrattiva è da intendersi intensiva;
smazzà v. trans.
(in primis e ad litteram) 1. sodomizzare, rompere il sedere
2.(per estensione come nel caso che ci occupa) picchiare qualcuno a mani nude o armate tanto veementemente da procuragli, sia pure iperbolicamente e/o figuratamente, la rottura del fondoschiena;
voce etimologicamente denominale di mazzo (= culo, fondoschiena dal lat. matea= intestino) con prostesi di una s distrattiva

sfessà v. trans.
bastonare, percuotere, ridurre a mal partito,fiaccare, indebolire, rendere, a suon di percosse fiacco, esausto, sfinito, sfiancato, spompato;
voce etimologicamente denominale dell’agg.vo lat. fessus – a – um = stanco con prostesi di una s intensiva;

sunà v. intrans.e trans.
quale intransitivo
a. Produrre, mandare, emettere un suono, dei suoni con riferimento soprattutto a strumenti musicali, a campane, campanelli e altri dispositivi acustici;
b. riferito a oggetti varî, dare, avere un determinato suono: siente comme sona malamente ‘sta muneta, pare faveza!(senti come suona male questa moneta, sembra falsa!);
c. in frasi di senso negativo, garbare, piacere, essere gradito, andare a genio: ‘sti ppazzie toje nun me sonano proprio(questi scherzi tuoi non mi garbano), a mme ‘o pesce nun me sona (a me il pesce non mi piace);
quale transitivo

a. Con soggetto di persona, eccitare il suono di uno strumento musicale o di un dispositivo acustico, farlo suonare:sunà ‘o pianefforte, ‘a trommutta, ‘o tammurro, ‘a chitarra, ‘e ccampane, ‘o campaniello (suonare il piano, la tromba, il tamburo, la chitarra, le campane, il campanello), ,
a1. per estens. sunà ‘nu disco,’nu nastro, ‘na musicassetta (suonare un disco, un nastro, una musicassetta).
a2. Riferito a strumenti musicali, può indicare solamente l’atto (sottintendendo la conoscenza della tecnica e dell’arte), di solito continuato per un certo tempo: steva sunanno ‘o mandulino;sonano spisso ‘nzieme a cquatto mane; (stava suonando il mandolino; suonano spesso insieme a quattro mani;) oppure la capacità, l’abitudine: s’è ‘mparato a ssunà ‘o viulino; sape sunà ll’arpa assaje bbuono;suone quacche strumento?(à imparato a suonare il violino; sa suonare l’arpa molto bene; suoni qualche strumento?);
a3. conil compl. sottinteso: sona bbuono, malamente, nun sape sunà proprio;(suona bene, male, non sa proprio suonare);;
a3.in senso assol.: se divertono a ssunà e ccantà(si divertono a suonare e cantare); ‘o cumplessino êva sunato pe quase tutt’ ‘a serata(l’orchestrina aveva suonato quasi per tutta la serata);

b. Riferito allo strumento stesso, o a un complesso musicale, come soggetto, eseguire una musica:ll’organo sunava ll’Avemmaria ‘e Schuberto (l’organo suonava l’«Ave Maria» di Schubert). In partic., di campane, campanelli, trombe militari etc., dare un segnale, annunciare e sim.: ‘a campana sunava l’Angelusso, l’Avemmaria, ‘a tromma ‘o silenzio (la campana suonava l’Angelus, l’Avemaria, la tromba il silenzio);
2. (fig. come nel caso che ci occupa) Dare colpi o percosse con molta forza; anche con compl. indeterminato: ògne ttanto nce ‘e ssona ‘e santa raggiona(ogni tanto, gliele suona di santa ragione).
Con il compl. di persona, à tono per lo piú scherz.: ‘o sunajeno a dduvere(lo suonarono a dovere);
5.In senso fig., con compl. indeterminato, sunarla a uno (suonarla ad uno), raggirarlo, giocargli un brutto tiro;
6. In senso fig., nel passivo, essere o rimanere suonato, imbrogliato, oppure sconfitto, scornato, danneggiato e sim.; cfr.’e piffere ‘e muntagna, jettero pe sunà e fujeno sunate! (i pifferi di montagna, andarono per suonare e furono suonati.)
7. Con altro senso, nel plur. (fam.), dire chiaramente, apertamente e con forza, in frasi quali, per es.: ce ll’aggiu sunate chiare a cchillu fetente! (gliele ò suonate chiare, a quel farabutto!)
voce etimologicamente dal lat. sŏnare, der. di sŏnus «suono»;nel passaggio al napoletano però la ŏ fu intesa ō donde invece di produrre il dittongo uo come nell’italiano suonare, s’ebbe la chiusura in u della o intesa lunga e perciò s’ebbe sunare→sunà;
struppià v. trans.
(in primis e ad litteram)
1. rendere storpio;
2.(per estensione come nel caso che ci occupa) picchiare qualcuno a mano armata con molta violenza dirigendo le percosse a gli arti inferiori e/o superiori, per modo che la vittima resti irreversibilmente storpia;
3. (fig.) realizzare male, deformare: storpiare le parole, pronunciarle in modo errato; storpiare una poesia, recitarla male;
voce etimologicamente da un lat. volg. *strōppeare→struppiare, che fu dal gr. stréphein 'storcere';



tuppetïà v. trans.
(in primis e ad litteram) 1.bussare ripetutamente alle porte con colpi delle nocche delle dita
2.(per estensione come nel caso che ci occupa) picchiare ripetutamente qualcuno a mano nuda assestandogli al capo reiterati colpi dati con le nocche della mano chiusa;
voce etimologicamente di origine onomatopeica (tuppetú è il suono prodotto dai colpi delle nocche assestati ad unuscio in legno)con l’anaptissi della piú volte vista ï durativa;

varrïà v. trans. (in primis e ad litteram)
1. sbarrare,sprangare, serrare, puntellare dall’interno con un palo la porta di casa;
2.(per estensione come nel caso che ci occupa) legnare reiteratamente qualcuno servendosi di un randello, di un palo o di un bastone; voce etimologicamente denominale di varra(dall’ iberico barra, con tipica alternanza b→v ) e con l’anaptissi della piú volte vista ï durativa;

vurpinïà v. trans.
(in primis e ad litteram) 1. percuotere piú volte qualcuno su le nude spalle, natiche e/o gambe, assestandogli i colpi con lo scudiscio, lo staffile, il nerbo (in napoletano vurpino dal lat. verpile); era questa la punizione che in campagna si assegnava ai ragazzi ribelli e riottosi;
2.(per estensione come nel caso che ci occupa) colpire a mo’ di offesa ripetutamente qualcuno servendosi di uno scudiscio o di una sottile flessibile canna di bambú;
come si evince è voce etimologicamente denominale di vurpino con la consueta anaptissi della piú volte vista ï durativa.
Ed a questo punto mi pare che non ci sia altro da aggiungere per cui mi fermo qui, sperando d’avere accontentato l’amico G.S. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e chi forte dovesse imbattersi in queste paginette. Satis est.
Raffaele Bracale

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