venerdì 26 aprile 2013
VARIE 2348
1- A CHI SE FA PUNTONE, 'O CANE LLE PISCIA 'NCUOLLO
A chi si fa cantone di strada o angolo di palazzo, il cane (abituato a mingere sui muri…) gli minge indosso.
Id est: chi si fa troppo docile e remissivo, subirà le certe conseguenze del suo succubo atteggiamento.
puntone = cantone di strada o angolo di palazzo etimologicamente accrescitivo reso maschile di punta dal lat. tardo puncta(m) 'colpo inferto con una punta', deriv. di pungere 'pungere'; l'estremità assottigliata e aguzza di qualsiasi cosa o oggetto.
piscia = minge voce verbale (3° pers. sing. ind. pres.) dell’infinito piscià = mingere etimologicamente dal greco pytìzein che diede il latino *pitissare→pitsare→pissare→pisciare;
‘ncuollo letteralmente: in collo, sul collo e dunque indosso, addosso etimologicamente da un in illativo + cuollo (collo) dal latino collu(m) con successiva dittongazione popolare nella sillaba d’avvio: o→uo.
2 - ÒGNE SCUFFIA P’’A NOTTE È SSEMPE BBONA, E Ô SCURO ‘NA VAJASSA È BBELLA E BBONA QUANTO Â MADAMA.
Letteralmente: Ogni cuffia per la notte è sempre buona (utile) e nell’oscurità la fantesca è bella ed appetibile quanto una signora.
Id est: sono sempre graditi i favori offerti a letto da una donna e non v’è differenza che tenga tra una serva o una padrona; piú ampiamente: nella vita occorre sapersi accontentare e (specialmente per ciò che riguarda il sesso) non sottilizzare, cogliendo, al contrario, al volo l’occasione propizia da qualsiasi parte ci venga!
ògne = ogni, ciascuno, qualsiasi agg. indef. solo sing. ; etimologicamente dal lat. omne(m) da non confondere con ógne= unghie s.vo f.le plurale di ógna che etimologicamente è da un lat. ungula(m) con successive dissimilazioni che diedero il latino volgare *unguna→uguna e per sincope della seconda u→ugna→ógna;
scuffia= cuffia, copricapo aderente per neonati, chiuso da due nastri che si annodano sotto il mento; copricapo analogo usato anticamente dalle donne o di giorno o di notte , spesso ornato di gale e trine, o portato dagli uomini sotto il cappuccio, il berretto o l'elmo oppure( se di lana) a letto, di notte per tener calda la testa ; oggi usato solo da operaie, infermiere e cuoche per tenere a posto i capelli; etimologicamente da un tardo lat. cufia(m)(con prostesi di una s intensiva e raddoppiamento espressivo della f) probilmente di orig. germ.;
ô forma contratta di a + ‘o = allo preposizione articolata (cfr. alibi â ← a +’a= alla oppure ê ← a+ ‘e = alle oppure a gli/ ai);
scuro aggettivo e sostantivo; come aggettivo vale oscuro, buio, cupo; come sostantivo vale oscurità, buio notturno; etimologicamente derivato dal lat. obscuru(m) =oscuro con deglutinazione ( perdita del suono iniziale di una parola, perché inteso come articolo o preposizione (p. e. avello, dal lat. labellum)) dell’iniziale o intesa articolo (oscuro→’o scuro);
bbella e bbona = bella ed appetibile; bbella è il femm. di bello che è dal tardo lat. bellu(m) 'carino', in origine dim. di bonus 'buono' ed à il consueto significato attribuito a ciò che è dotato di bellezza o che suscita ammirazione, piacere estetico; mentre bbona (femm. di buono) nel significato a margine non vale conforme al bene; onesta, moralmente positiva, che à mitezza di cuore, mansueta, bonaria e non vale neppure abile, capace; o detto di cosa: utile, efficace, efficiente (come è per il bbona della prima parte del proverbio in epigrafe…) ma - pur mantenendo l’etimo dal lat. bonum=buono – sta per piacente, appetibile, che risveglia i sensi; da rammentare poi che in napoletano esiste un’espressione che a tutta prima parebbe maschile ed invece è neutra: bbello e bbuono che non si riferisce a persona o cosa esteticamente gradevole o moralmente positiva, ma à una valenza quasi temporale e sta per all’improvviso con riferimento ad una situazione che da positiva (bella e buona) che era si sia mutata d’improvviso in maniera negativa;
quanto =tal quale, come, alla medesima maniera dal lat. quantu(m), avv. da quantus ;
â forma contratta della prepos. articolata a +’a = a+la= alla(cfr. alibi ô ← a +’o= al/allo oppure ê ← a+ ‘e = alle oppure a gli/ ai);
;
madama = signora, titolo di riguardo che veniva rivolto in passato a una signora; oggi usato solo in tono scherzoso o ironico voce derivata al fr. madame, comp. di ma 'mia' e dame 'signora';
di vajassa (dall’arabo baassa attraverso il francese bajasse)= serva, fantesca già dissi passim precedentemente altrove.
3- Â CCAURARA VECCHIA, VROGNOLE E PERTOSE
Ad litteram: Sulla pentola vecchia,(ci sono) ammaccature e buchi. Al di là dell’ovvio e palese significato letterale, l’antico proverbio partenopeo in epigrafe ricorda e sottolinea che la salute delle persone vecchie è sempre malferma: i vecchi soffrono sempre di qualche piccolo o grosso malanno, alla stregua di una pentola vecchia che per essere stata usata molto, porta su di sé inevitabili tracce di usura e del tempo trascorso.
Altrove però e quasi a voler rassicurare i vecchi un altro proverbio antico rammenta che ‘a caurara vecchia va sempe p’’a casa ovvero che, a malgrado degli anni e degli acciacchi le persone vecchie continuano ad essere attive e ben presenti nella vita comunitaria.
caurara = caldaia: grande recipiente metallico in cui si fa bollire o cuocere qualcosa; etimologicamente dal tardo latino caldaria(m), deriv. di calidus 'caldo; normale l’esito del suffisso latino maschile arius nel femm. ara; tipico altresì il passaggio del lat. al al napoletano au come ad es. altus→auto/aveto= alto o anche alter→auto→ato= altro; come tipico è il passaggio osco-mediterraneo d→r;
vrognole= ammaccature, bernoccoli, protuberanze o anche, ma altrove percosse; plurale di vrognola che è etimologicamente da un latino volgare bruniòla→brùnjola ( da un acc. classico pílulam eburneam= pallina biancastra donde per aferesi e metatesi eburneam→bruneam ed un diminutivo bruniòla→vrognola (con il nj→gn ed il tipico alternarsi di b/v;
pertose plurale metafonetico femm. del sing. maschile pertuso= buco, foro etimologicamente da un classico latino pertusus, part. pass. di pertundere 'bucare, forare', comp. di per 'attraverso' e tundere 'battere'; il plurale femminilizzato è dovuto al fatto che con esso si intende indicare dei buchi piuttosti grossi atteso che in napoletano un oggetto o una cosa di nome maschile ne assume uno femminile se aumenta di dimensione (cfr. ad es.: cucchiaro (piú piccolo) e cucchiara (piú grande) carretto (piú piccolo) e carretta (piú grande) tina (piú grande) e tino( piú piccolo) tavula (piú grande) e tavulo ( piú piccolo);fanno eccezione soltanto caccavo (piú grande) e caccavella ( piú piccola) e tiano (piú grande) e tiana( piú piccolo); nella fattispecie ‘e pertuse (pl. m.le di pertuso) sono intesi piú contenuti di ‘e pertose (pl. f.le di pertuso).
sempe avverbio di tempo = sempre, senza interruzione, senza fine (indica una continuità ininterrotta nel tempo):l’etimo della voce è dal latino semper che à dato per metatesi l’italiano sempre, mentre il napoletano à comportato l’apocope della consonante finale ottenendosi sempe in luogo dell’atteso semperre come càpita quasi sempre per le voci derivate da parole terminanti con una consonante nelle quali è d’uso aggiungere una vocale evanescente paragogica finale (e/a/o) dopo il raddoppiamento della consonante etimologica: (cfr. ad. es. barre per e da bar o tramme per e da tram ggasse per e da gas.)
Raffaele Bracale
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