1.MA ADDÓ STAMMO? Â CANTINA ‘E VASCIO PUORTO? ‘O RUTTO, ‘O PÍRETO E
‘O SANGO ‘E CHI T’È MMUORTO?!
Ma
dove mai ci troviamo? Nella cantina (ubicata) giú al porto? (tra) eruttazioni,
peti e bestemmie?
È
locuzione usata per indicare sarcasticamente che ci si trovi in ambienti o tra
persone decisamente plebee che, come gli
avventori di quella tal bettola rammentata ,(forse quella taverna del Cerriglio, alibi ricordata) si danno a manifestazioni
eccessivamente disdicevoli e scostumate quali: eruttazioni, peti e bestemmie;
addó = cong. ed avverbio di luogo che usato
genericamente vale dove oppure mentre, invece (con valore avversativo)
usato nelle interrogative vale dove, in quale luogo? usato nelle
esclamative vale proprio là dove! ; etimologicamente
da un latino de ubi con successivo
rafforzamento popolare attraverso un ad del de d’avvio;
stammo
=siamo,stiamo,troviamo: voce verbale (1° pers. plur.
indicativo presente) dell’infinito stà/stare dal latino stare;
cantina
=
bettola, taverna, mescita di vini, infima
osteria; etimologicamente tardo latino canthu(m)
=angolo appartato che è dal gr. kanthós 'angolo dell'occhio' con
l’aggiunta del suffisso diminutivo inus/ina;
Puorto = voce toponomastica indicante tutta la zona
adiacente il luogo di attracco e partenza di tutti i grossi natanti; la voce
comune puorto = porto, luogo sulla riva del mare, di un lago o di un
fiume che, per configurazione naturale o per le opere artificiali costruite
dall'uomo, può dare sicuro ricovero ai navigli; etimologicamente dal lat. portu(m),
propr. 'entrata, passaggio', della stessa radice di porta 'porta'con
dittongazione popolare nella sillaba d’avvio;
rutto = eruttazione, aria emessa bruscamente e rumorosamente dalla bocca con etimo dal lat. ructu(m) deverbale del basso latino ructare
(frequentativo di erugere 'gettare fuori'), = eruttare, emettere rumorosamente; va da sé che il sostantivo rutto qui a margine, non va
confuso con participio passato aggettivato rutto
= rotto, frantumato, spezzato che è dal verbo rumpere= rompere;
pirete plurale di pireto= peto, rumorosa
emissione di gas intestinale; etimologicamente dal latino peditu(m) con tipica rotacizzazione
mediterranea della D→R;
‘o
sango ‘e chi t’è mmuorto! letteralmente:
il sangue di chi ti è morto; vibrante
bestemmia offesa che , con piú
cattiveria ed acrimonia dell’omologa: ‘e
muorte ‘e chi t’è mmuorto (i morti di
chi ti è morto id est: gli antenati dei tuoi morti(quelli che
nel dialetto romanesco sono: li mortacci
tua) chiama in causa, per maledirlo, addirittura il succo vitale (il
sangue!) dei defunti di colui contro cui si lancia l’offensiva bestemmia; talvolta,
per peggiorarla, l’offesa suona ‘o sango ‘nfamo ‘e chi t’è mmuorto! o
anche ‘o sango sperzo ‘e chi t’è mmuorto con l’aggiunta o dell’aggettivo ‘nfamo che
è: infame, che
à pessima fama, che merita il pubblico disprezzo con derivazione dal latino: infame(m), comp. di in
distrattivo ed un deriv.
di fama 'fama, buon nome'; propr.’senza buon nome’, 'che à cattiva reputazione' oppure
dell’aggettivo sperzo che è: perduto, disseminato in giro, non piú
reperibile, smarrito, deverbale del latino perdere
con la protesi di una s durativa
o intensiva, nel senso che chi avesse disperso in giro , anche metaforicamente,
il proprio sangue, facendolo quasi
divenir sangue perduto,
irreperibile, smarrito, meriterebbe, tal quale l’infame di cui sopra,la non
considerazione, anzi il disprezzo pubblico;
sango = sangue
etimologicamente dal latino sangue(m)
da un antico nom.sanguen collaterale
del classico sanguine(m) di sanguis, attraverso un metaplasmo
popolare sangu(m)→sango;
muorto = voce verbale (part. pass.
maschile)sostantivato o aggettivato dell’infinito murí che etimologicamente è da un lat. volg. *morire, per il
class. mori; tipica, come
popolare, la dittongazione uo dell’originaria
o.
2 CHILLO SE ‘MPIZZA 'E DDETE 'NCULO E CACCIA 'ANIELLE.
Ad litteram: Quello si ficca le dita nel sedere e tira fuori anelli. Id est: la fortuna di quell'essere è cosí grande che, a mo’ di un prestidigitatore, è capace di procurarsi beni e ricchezze anche nei modi meno ortodossi o possibili. |
3 AVIMMO PERDUTO 'APARATURA I 'E CCENTRELLE.
Ad litteram: abbiamo perduto gli addobbi ed i chiodini. Anticamente, a Napoli in occasione di festività, specie religiose, si solevano addobbare i portali delle chiese con gran drappi di stoffe preziose; tali addobbi erano chiamati aparature; accaddeva però talvolta che - per sopravvenuto mal tempo, il vento e la pioggia scompigliasse, fino a distruggere gli addobbi ed a svellere drappi e chiodini usati per sostenerli; la locuzione attualmente viene usata per dolersi quando, per sopravvenute, inattese cause vengano distrutti o vanificati tuttti gli sforzi operati per raggiungere un alcunché.
aparature s.vo fle pl. di aparatura = addobbo;
voce deverbale dal part.pass. dello
spagnolo aparar che è
dal lat. parare=preparare seguendo
il percorso a (prefisso intensivo)+ paratu(m) + il suff. di pertinenza ura;
centrelle s.vo fle pl. di centrella = chiodino;
la voce centrella è un diminutivo del greco
kéntron= chiodo.
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4 'A FEMMENA È CCOMME Â CAMPANA: SI NUN 'A TUCULIJE, NUN SONA.
Ad litteram: la donna è come una campana: se non l'agiti non suona; id est: la donna à bisogno di esser sollecitata per tirar fuori i propri sentimenti, ma pure i propri istinti. |
5 'A FEMMENA BBONA SI - TENTATA - RESTA ONESTA, NUN È STATA
BUONO TENTATA.
Ad litteram: una donna procace, se - una volta che venga tentata –(non cede e) resta onesta, significa che non è stata tentata a sufficienza. Lo si dice intendendo affermare che qualsiasi donna, in ispecie quelle procaci si lasciano cadere in tentazione; e se non lo fanno è perché... il tentatore non è stato all'altezza del compito... |
6 TRE CCOSE NCE VONNO P''E PICCERILLE: MAZZE, CARIZZE E ZIZZE!
Ad litteram: tre son le cose che necessitano ai bimbi:mazze (cioè busse), carezze e tette. Id est: per bene allevare i bimbi occorrono tre cose il sano nutrimento(le tette), busse quando occorra punirli per gli errori compiuti, premi (carezze)per gratificarli quando si comportano bene. |
7 'E PEJE JUORNE SO' CCHILLE D''A VICCHIAIA.
Ad litteram: i peggiori giorni son quelli della vecchiaia; il detto riecheggia l'antico brocardo latino: senectus ipsa morbus est; per solito, in vecchiaia non si hanno piú affetti da coltivare o lavori cui attendere, per cui i giorni sono duri da portare avanti e da sopportare specie se sono corredati di malattie che, del resto, in vecchiaia non mancano mai... |
8 DIMMÉNNE N'ATA, CA CHESTA GGIÀ 'A SAPEVO.
Ad litteram: raccóntamene un'altra perché questa già la conoscevo; id est: se (come pare) ài intenzione di truffarmi o farmi del male, adopera altro sistema, giacché questo che stai usando mi è noto e conosco il modo di difendermi, vanificando il tuo operato. |
9 DENARO 'E STOLA, SCIOSCIA CA VOLA.
Ad litteram: denaro di stola, soffia ché vola via. Id est: il danaro ricevuto o in eredità, o in omaggio da un parente prete, si disperde facilmente, con la stessa facilità con cui se ne è venuto in possesso. |
10. FATTE CAPITANO E MAGNE GALLINE.
Ad litteram: diventa capitano e mangerai galline: infatti chi sale di grado migliora il suo tenore di vita, per cui, al di là della lettera, il proverbio può intendersi:(anche se non è veramente accaduto), fa' le viste di esser salito di grado, cosí vedrai migliorato il tuo tenore di vita. |
11.'E MARIUOLE CU 'A SCIAMMERIA 'NCUOLLO, SO' PPEJE 'E LL' ATE.
Ad litteram: i ladri eleganti e ben vestiti sono peggiori degli altri. Id est: i gentiluomini che rubano sono peggiori e fanno piú paura dei poveri che rubano magari per fame o necessità.
mariuole s.vo
m.le pl. di mariuolo = ladro, il mariolo, ed estensivamente la persona in
genere disonesta anche quando non sia dedita al furto continuato; per ciò che attiene all’etimologia del
termine mariuolo non c’è
uniformità di vedute; taluno si trincera dietro un etimo incerto, qualche
altro (D.E.I.) propende per un antico aggettivo francese mariol =
furbacchione,forse da collegare ad un’origine orientale (turca) donde forse
anche il greco mod. margiólos= astuto,
furbo etc. qualche altro ancóra lo legherebbe allo spagnolo marraio e
marrullero = imbroglione,
monello;la proposta del D.E.I.sarebbe interessante se si fermasse al francese
mariol e non chiamasse in causa (senza specificarla!) un’origine turca, ma Carlo Battisti che si prese la
responsabilità della lettera M
evita di chiarire o precisare e con la sua
proposta non mi convince per cui non mi sento di accoglierla,
come non posso accogliere l’idea dello spagnolo marraio o marrullero morfologicamente
troppo lontana da mariuolo e non chiarita nel percorso morfologico da seguire per pervenirvi; trovo invece molto interessante la scuola
di pensiero (C. Iandolo) che fa risalire la voce mariuolo ad un acc. latino malevolu(m)→marevolu(m)→marevuolo
con sincope definitiva della v donde
mareólo→ mareuólo e mariuólo
quantunque nel napoletano siano
rintracciabili piú frequentemente delle epentesi consonantiche eufoniche ( n, v) infisse a mezzo
dittonghi o iati, che delle sincopi.
sciammeria s.vo f.le = giacca elegante con falde
lunghe, tipica delle cerimonie o
ricorrenze importanti, con esclusione dei matrimoni eleganti nei quali sia
previsto il tight (detto giocosamente
a Napoli: cafè a ddoje porte) in senso traslato e giocoso
vale coito.Etimologicamente la sciammeria
probabilmente non è
un denominale forgiato sul francese chambre, ma molto piú probabilmente è derivato direttamente dallo spagnolo chamberga
sempre che non derivi dal nome del duca di Schönberg (17° sec.)
che volle che le sue truppe fossero equipaggiate con una lunga palandrana
che, dal nome del duca, fu resa in italiano col termine giamberga
da cui non è lontana sciammeria; personalmente trovo però piú convincente
l’ipotesi ispanica che piú si presta
ad approdare a sciammeria attraverso la napoletanissima, solita prostesi di una s intensiva
all’originario cia (ch) spagnolo, assimilazione regressiva della b,
sincope del gruppo rg
sostituito da un ri con una i
atona;
come ò accennato si tratta di una giacca
molto ampia che inviluppa quasi chi l’indossa
al segno che, ripeto, per
traslato giocoso e furbesco con il
termine sciammeria si intende
anche il coito, in particolare
quello in cui l’uomo assume una posizione tale che copra del tutto la donna col proprio corpo
ed al proposito rammento che con molta
probabilità quando i napoletani accennano ad una sciammeria onirica (nella smorfia napoletana è
codificata al numero 64), è al coito e non alla giacca che intendono
riferirsi, giacché probabilmente la loro fantasia notturna fu accesa dalla
scena d’una unione sessuale, piuttosto che dalla visione d’una giacca da
cerimonia!
12.FA’ ‘NA COSA ‘E JUORNO.
Ad litteram: fa’ una cosa di giorno! Id est:
Agisci rapidamente!
Perentorio invito rivolto ad un artiere o a
chiunque si stia dedicando ad un’attività, affinché porti a termine il lavoro
o l’intrapreso in maniera rapida, sollecita esaurendo l’attività nel lasso di
un giorno ed evitando di protrarre l’operare fino alle ore notturne che son
le meno proficue.
Brak
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