RICUTTARO.
Da sempre il lenocinio è
stato praticato da piccoli furfantelli e/o camorristi; temporibus illis (fine
‘800) i piccoli furfanti e/o camorristi erano arrestati e spesso finivano sotto
processo con minaccia di pena certa;
durante tali processi furfanti e camorristi
erano difesi da avvocati che (se non appartenenti alla camorra)
esigevano congrue parcelle. All’uopo provvedevano i compagni (piccoli furfanti
e/o camorristi) dei detenuti che
procedevano ad una questua piú o meno vessatoria tra i piccoli commercianti e
bottegai che aprivano i loro esercizî o nel rione in cui operavano i
furfanti/camorristi finiti sotto processo o anche nelle strade adiacenti il
tribunale o le carceri. Tale questua finalizzata fu detta ‘a recoveta (la raccolta); da recoveta a recotta il passo è breve ed ancora di piú lo è da recotta a recuttaro/ricuttaro
di modo che con l’espressione fa ‘a recotta (fare la ricotta) non si
significò produrre il tipico gustoso
latticinoricavato dal latte vaccino o piú opportunamente di pecora, ma si
indicò l’azione di coloro che facessero
quella vessatoria raccolta rammentata , e giacché poi quei medesimi raccoglitori spesso si
dedicavano al lenocinio e sfruttamento della prostituzione, furono indicati con
la voce ricuttaro/recuttaro voci che estensivamente furono ed ancora
sono in uso nel napoletano per indicare chiunque sfrutti qualcuno in qualsiasi
campo.
raffaele bracale 5/06/07
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