venerdì 8 novembre 2013
ZI’ E SI’, ZI’ E SIÉ NEL NAPOLETANO
ZI’ E SI’, ZI’ E SIÉ NEL NAPOLETANO
Spesso sulla bocca del popolino o su quella di taluni addetti ai lavori, sedicenti esperti, ma piú o meno colpevolmente poco pratici della autentica parlata napoletana si incorre nella confusione tra zi’ e si’ (al maschile) o tra zi’ e sié (al femminile) cioè si confonde tra zio/a e signore/a. Ricordo infatti che, tanto per fare un paio esempio, la corretta espressione (‘a) sié nnacca (d’’o Pennino) viene riportata come (‘a) zi’ nnacca o addirittura (‘a) zi’ nnacchera (d’ ‘o Pennino), e la corretta dicette ‘o si’ prevete â sié badessa:”Senza denare nun se cantano messe”! viene impropriamente riportata come dicette ‘o zi’ prevete â zi’ badessa:”Senza denare nun se cantano messe”! incorrendo cioè nella colpevole confusione tra i menzionati zio/a e signore/a. con la trasformazione del corretto si’ (che è di per sé l’apocope di si-(gnore) con uno scorretto zi’ (che è l’apocope di uno zio/a etimologicamente derivante da un tardo latino thiu(m) e thia(m) da un greco tehîos ) per cui si ottenengono gli scorretti zi’(zio o zia) in luogo dei corretti si’ (signore)o sié (signora) dove il si’ - come ò detto- è l’apocope di si-(gnore) (che etimologicamente è dal francese seigneur forgiato sul latino seniore(m) comparativo di senex=vecchio,anziano mentre il sié è l’apocope ricostruita di signora dalla medesima voce francese femminilizzata e metatetica di seigneur cioè da seigneuse→sie-(gneuse). Non è concepibile tanto pressappochismo tra gli addetti ai lavori che dovrebbero invece fare un esame di coscienza, pentirsi delle proprie colpe e porvi riparo e non giustificarle come fa con improvvida faccia tosta qualche cattedratico che s’autoassolve della propria colpevole ignoranza ( al solito: se non sai una cosa, insegnala!) attaccandosi ad una sciocca vivezza della lingua che rifiuterebbe regole ed incasellamenti… Poveri noi, stiam veramente messi male con tali maestri!
Raffaele Bracale
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