domenica 4 maggio 2014

MA TU VIDE ‘NU POCO QUANT’ È BBELLO PARIGGE!

MA TU VIDE ‘NU POCO QUANT’ È BBELLO PARIGGE! Icastica locuzione esclamativa che, tradotta ad litteram, pur sonando: Ma guarda un po’ quanto è bello Parigi! non sostanzia un’espressione ammirativa nei confronti della capitale di Francia; al contrario, sull’abbrivio dell’enfatico attacco (ma tu vide ‘nu poco = ma guarda un po’ ),prodromico di un moto di rabbia o fastidio, è da leggersi in senso quasi antifrastico: Ma guarda un po’ quale brutto guaio (mi doveva capitare)! L’espressione è usata a Napoli a dispiaciuto o rabbioso commento di tutti i guai o accadimenti importuni, se non grandemente lesivi, che dovessero occorrere; il guaio originario cui si riferisce l’espressione, guaio adombrato sotto il nome di Parigi, è la lue o sifilide(malattia infettiva a decorso cronico intermittente, trasmessa per via sessuale, provocata da una spirocheta che causa varie lesioni nell'organismo, in particolare, nell'ultima fase, a danno del sistema nervoso: sifilide acquisita, congenita); l’essere incappati in tale affezione è nascosto – nel parlato partenopeo - sotto il nome di Parigi (di cui in senso ironico ed antifrastico si esalta la bellezza!) o, altrove, con l’espressione andare o stare in Francia (rammenterò al proposito una divertente battuta dall’evidente doppio senso pronunciata da Totò/falso principe e rivolta all’attore Enzo Turco, che nella pellicola interpreta il personaggio di Paquale/falso marchese compagno di disavventure del falso principe, nella trasposizione cinematografica della commedia di E. Scarpetta Miseria e nobiltà: “Di’ tu, fratello quante volte siamo stati in Francia!...”, volendo significare: “ Confessa tu, fratello quante volte abbiamo avuto ricadute con manifestazioni di lue o di blenorragia, quest’ultima è un’ altra affezione, malattia venerea contagiosa dovuta a infezione da gonococco, che si manifesta come vulvovaginite nella donna e uretrite nell'uomo; in napoletano, ma anche in altri linguaggi espressivi,tale affezione prende il nome di scólo e sebbene sia meno grave della precedente sifilide,viene ad essa equiparata come malattie di origini galliche; in effetti a Napoli si ritenne che i morbi (détti comunemente: mal francese o morbo gallico) fossero stati portati e propagati ( nel 1494 circa) nella città, attraverso il contatto con le prostitute locali, dai soldati francesi al sèguito di Carlo VIII((Amboise, 30 giugno 1470 – Amboise, †7 aprile 1498); da notare che – per converso – i francesi dissero la lue: mal napolitain nella pretesa che fossero state le prostitute partenopee a diffonderlo fra i soldati carlisti.Solo il Cielo conosce la verità! bbello letteralmente: bello, ciò che è dotato di bellezza; che suscita ammirazione, piacere estetico, ma nell’accezione della locuzione in epigrafe da intendersi in senso antifrastico: brutto, spregevole, dannoso; quanto all’etimo la voce a margine è un derivato del lat. bellu(m) 'carino', in origine dim. di bonus 'buono'; lue = sifilide (fig. lett.) vizio, corruzione;dal lat. lue(m) 'imputridimento, decomposizione', prob. connesso con il gr. lyein 'sciogliere, dissolvere'; sifilide dal lat. scient. Syphilis -idis, deriv. di Syphilus, nome del protagonista del poemetto latino di G. Fracastoro "Syphilis, sive de morbo gallico" (1530) Raffaele Bracale

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