AMMUCCÀ, ARRAVUGLIÀ, JACUVELLA & ALTRO
Questa volta mi soffermerò ad illustrare alcuni interessanti
verbi e due sostantivi che vi si possono ricondurre. Cominciamo con il
verbo ammuccà, usato piú che spesso nella sua forma
riflessiva ammuccarse.
ammuccà,[dal lat. ad+ bucca-m→abbuccare→ammuccare
] nella sua forma attiva transitiva vale l’italiano imboccare, mettere cibo in bocca ad una persona che non sia in grado di farlo
da sé; figuratamente vale
ammaestrare minuziosamente, suggerire a qualcuno le parole che deve dire o ciò
che deve fare. Tutt’altro significato à il verbo nella sua forma
riflessiva ammuccarse allorché vale: 1entrare in un ambiente senza essere stato
invitato oppure ( come nel caso di chi sia credulone, ingenuo, scemo, sciocco,stolto, stupido, tardo, tonto,semplicione,
sempliciotto, sprovveduto) 2 prendere per buone le frottole, credere per
vere le fandonie.
In coda rammento che il verbo testé esaminato non va confuso né con abbuccà,
né con abbaccà di tutt’altro
significato, uso e semantica; infatti abbuccà/abbuccarse,[
denominale del lat. ad+ bucca-m→abbuccare] vale piegare, reclinare/arsi su di un lato e
(détto di se stessi o di persona) farlo quasi sino ad accostarsi all’altrui
bocca.
Altra cosa indica il verbo abbaccà [da un latino medioevale ad + vadicare frequentativo di vadere.secondo il seguente percorso
morfologico ad -
vadicare→adbadicare→abba(di)care→abbaccare] verbo presente,
nel significato di andar con -
colludere (con) nella nota
locuzione Abbaccà cu cchi vence variante Abbaccà
addó vence
Ad litteram: Andare con chi vince variante
andare dove si vince
Locuzione che stigmatizza il vile comportamento di chi per opportunismo
pratico o morale è solito balzare sul carro del vincitore e colludere con lui;
tale sport è - da sempre - lo sport tipico dell’italiano medio.
E passiamo al verbo arravugliare/arravuglià[etimologicamente
da un
basso latinoad+revolviare→arrevolviare→arravovljare→arravoglià→arravuglià=
confondere, celare]: di per sé vale: avvolgere, inviluppare ed estensivamente
sottrarre qualsiasi cosa capiti sotto mano, celandola nelle tasche o nelle pieghe
degli abiti; è il tipo di furto che si
perpetra nei grandi esercizi commerciali soprattutto nei reparti di generi
alimentari.
Sinonimi di arravuglià, nel napoletano, sono accrastà, arraffà oppure,aggraffà oppure aggranfà, arrefulià, arrunzà,
aggrammignà,affuffà, , astregnere,arresedià,azzimmà,annettere, auzà, arranfà,
cottejare, furà, pezzecà, jocare ‘e
renza, jucà ‘e rancio. Ne esamino i meno noti: aggrammignà, v. tr. rubare con destrezza e/o con fatica.
L’etimo
della voce, che chiarisce anche la semantica della definizione, è un denominale
del s.vo gramegna/grammegna (dal lat.
graminea(m), propr. f. sost. dell'agg. gramineus, deriv. di gramen
-minis 'erba'); trattandosi di un’erba che si attacca saldamente al suolo
con le proprie radici, se ne ricava che per estirparla occorra destrezza ed
impegno i medesimi che occorrono per sottrarre qualcosa nel tipo di furto che
il verbo a margine considera.
Affuffà v. tr.ed intr. come v. trans. vale rapinare
derubare, depredare, spogliare, ma anche acciuffare, acchiappare,
accalappiare, afferrare, catturare, arrestare come v. intr. sta per scappare
precipitosamente(dopo d’aver portato a termine il firto e/o la rapina);
etimologicamente il verbo in esame piú che un adattamento attraverso
assimilazioni regressive di acciuffare→affuffare è una derivazione dello spagnolo azuzar→azzuzza(r)→affuffar prima con
raddoppiamento espressivo dell'affricata alveolare sorda... zeta e poi con passaggio popolare alla consonante
fricativa labiodentale sorda effe ritenuta piú espressiva e meno dura dell'affricata
alveolare sorda... zeta;
arresedià, v. tr.
(voce abbondantemente desueta) che un tempo
valse rassettare, mettere in ordine e per ampiamento semantico ed è il caso che
ci occupa rubacchiare (dando una diversa
… sistemazione ai beni altrui); oggi il verbo è sostituito nel significato di
rassettare, ma anche in quello furbesco di rubare, da arricettà ( da un ad+ receptum)= dar
sistemazione, raccogliere e riporre (arricettà ‘a casa, ‘a stanza= rassettare
la casa, la stanza mentre arricettà ‘e fierre sta per raccogliere i ferri usati
per lavorare, riporli nella borsa dando loro ricetto= pace,ricovero, calma,
tranquillità ed ugualmente arricettà ‘e ssacche sta per ripulire le altrui
tasche. Torniamo al verbo a margine: arresedià che come ò detto valse dapprima rassettare, mettere in ordine, sistemare; non
tranquilla la lettura etimologica del verbo; qualcuno si trincera dietro un
pilatesco etimo ignoto o incerto qualche altro (ad es. il fu D’Ascoli) opta per
un lat. asseditare donde l’italiano assettare= mettere in assetto, ordinare,
sistemare convenientemente e con cura; chi si trincera dietro l’etimo ignoto o
incerto mi dà l’orticara, ma D’Ascoli non mi convince: se semanticamente
asseditare potrebbe accontentarmi, non lo può morfologicamente: v’è, a mio avviso,
troppa differenza tra asseditare ed arresediare. Direi anzi con il molisano on.
Di Pietro: “Nun ce azzecca niente asseditare con arresediare. A mio sommesso,
ma deciso avviso, anche con riferimento ai concetti di dar sistemazione,
raccogliere e riporre dando ricetto ossia ricovero, calma, pace, tranquillità
espressi dal verbo arricettà che nel parlato comune à sostituito il verbo a
margine conservandone il significato, quanto all’etimo di arresedià dico che si
possa con somma tranquillità farlo risalire ad un lat. ad + resedare= calmare
(composto da un re (particella
intensiva) + sedare).
cottejare, v.
tr. verbo desueto che valse
1
frequentare le case da giuoco; ma anche
2
canzonare;
3
infinocchiare;
4
carpire la buona fede ed infine, come nel caso che ci occupa
5
rubacchiare al giuoco; etimologicamente si tratta di un grecismo in uso
nell’Esarcato (circoscrizione amministrativa dell'Impero bizantino)
dal greco kottismós (=giuoco di dadi;
alea;) e dal verbo kottízō che diedero il tardo lat. *cottizzare da cui
poi la voce napoletana;
E veniamo ai sostantivi. Il primo di cui mi sovviene da riconnettersi al
verbo arravuglià è arravuogliacuosemo che indica il
raggiro, l’imbroglio ed estensivamente il saccheggio, il furto esteso fino al
totale repulisti; la parola, costruita partendo, come ò detto dal verbo arravuglià è addizionata del
termine cuosemo che non è, come a
prima vista potrebbe sembrare, il nome proprio Cosimo quanto – piuttosto – la
corruzione del latino quaesumus,
nacque come espressione irriverentemente furbesca, in ambito chiesastico,
dall’osservazione di taluni gesti sacerdotali durante le celebrazioni
liturgiche.
Giunto
qui, termino illustrando il termine jacuvella/jacovella/ghiacovella
Le parole in epigrafe sono tre
rappresentazioni morfologiche leggermente diverse di un’ unica voce, termine antichissimo, presente fin dal sec.
XIV e ss., già preso in esame e contenuto nell’ Elenco di parole napoletane
(primo modesto tentativo di dar vita ad un vocabolario dell’ idioma napoletano),
elenco che Colantonio Stigliola (Nola1548 -†Napoli1623)
mise in appendice alla sua versione in
napoletano dell’ Eneide.
Pur essendo antichissimo, il termine non è però desueto ed ancora vive
nell’uso quotidiano in tutta l’area linguistica campana, radicato
principalmente sia nell’ alta Irpinia
che nel napoletano. Amplissimo il ventaglio dei significati che partendo dal comportamento
superficiale, cosa poco seria,modo di agire che genera confusione,
inconcludenti tira e molla, giungono all’
intrigo, pretesto, banale astuzia,
sotterfugio teso a perder tempo, a giocherellare, a cincischiare, nel tentativo
di defilarsi per non compiere qualcosa di molto piú serio; anticamente il
vocabolo che sto esaminando fu usato anche per indicare dispettucci da innamorati,
vezzi, moine, tenerezze da innamorati, quelle moine che erano detti anche vruoccole o cicerannammuolle; piú spesso comunque la
jacovella,
jacuvella o ghiacovella indicò la trama,
l’intrigo, la gherminella piú o meno sciocca, buffonesca, cialtronesca,
semplicistica.
Per ciò che attiene all’etimologia di jacovella/jacuvella/ ghiacovella,
questa volta devo dissentire da quanto proposto dall’ amico il dotto avv.to
Renato de Falco, attivissimo (ad
ottant’anni suonati!) esperto di cose
napoletane il quale per la voce in
esame, rifiutando altre piú accolte e
convincenti etimologie, ipotizza una culla latina, chiamando in causa uno
strano jaculum= dardo dandone però
una connessione semantica a jacovella
che mi pare troppo inconferente se non pretestuosa…
Non so come sia accaduto, ma questa volta reputo che l’amico Renato –
solitamente preciso ricercatore – sia stato un po’ superficiale e si sia
lasciato sfuggire che la parola jacovella/ jacuvella/ ghiacovella nacque in ambito
teatral-marionettistico per identificare le gherminelle, le azioni sceniche di
un tal Giacomino (in dialetto Jacoviello diminutivo di Jacovo id est
Giacomo che poi altro non era che
l’adattamento del nome proprio francese Jacque, nome con il quale colà si
soprannominò il contadino sciocco e semplicione, contadino che in tal veste
entrò nel teatro delle marionette dove fu Jacovo o Jacoviello e le sue azioni
furono le jacovelle jacuvelle o,
con diversa scrittura, le ghiacovelle. E tali azioni furon
prese a modello per identificare tutte quelle elencate in principio. A titolo
di curiosità rammento altresí che dall’originario nome francese Jacque si
trasse la voce giacchetta che era il tipo di indumento pratico e non ricercato indossato
dai contadini.
Non so cosa abbia spinto Renato de Falco a scartare l’ipotesi Jacovo e a
proporre il latino jaculum.
Ma è rimasto solo!
F. D’Ascoli, C. Jandolo e
recentemente M. Cortelazzo propendono in coro ,ed indegnamente io con loro, per
una degradazione semantica del nome proprio Giacomo – Jacovo. A margine di
tutto rammento che anche l’espressione fà jacovo, jacovo (cioè far giacomo giacomo) riferito
all’atteggiamento di chi in preda alla paura tremi nelle gambe, deriva appunto
da uno dei consueti modi di deambulare di quello sciocco
e semplicione personaggio che fu il
contadino francese Jacque da noi Jacovo/Giacomo.
Et de hoc satis.
Raffaele Bracale
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