UN’ANTICA PAROLA NAPOLETANA: SCHITTO
Questa volta è stato il caro amico P. G. (i consueti problemi di riservatezza
mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) a chiedermi via
e-mail di chiarirgli significato e portata della parola partenopea in epigrafe
udita tra quelle di una famosa, antica canzone: “Graziella” (1840) musicata da
Pietro Labriola (Napoli 11/03/1820 † ivi22 /11/ 1900) su versi di Domenico
Bolognese (Napoli 11/02/1819 † ivi22/01/1881). L’accontento súbito e comincio
col dire che in napoletano la voce schitto è attestata, sia nei piú vecchi
vocabolaristi: D’Ambra – Andreoli – P.P. Volpe – Filopatridi etc.,che nei piú
recenti D’Ascoli – Altamura – Salzano ( inopinatamente però assente in de Falco
e Iandolo!)è attestata esclusivamente come avverbio: nel significato di
soltanto, solamente, mentre la medesima voce è attestata non come avverbio, ma
come sostantivo e/o aggettivo nel significato di scapolo – celibe sia nel
salentino (schiettu) che nel calabrese e nel siciliano ( cfr.
Cortelazzo/Marcato che registrano schettu = schitto (voci calabresi -
siciliane); ugualmente la voce schitto è attestata nel dialetto di Sezze romano
ma quale aggettivo: solo, solo un poco Pur con grande sforzo, si può comunque
accettare una qualche colleganza semantica tra soltanto, solamente e celibe,
scapolo ed accettare altresí il passaggio di funzione grammaticale
aggettivo→avverbio (fenomeno abbastanza frequente che avviene partendo dal
valore non solo attributivo ma anche predicativo dell’aggettivo, p. e. “faccio
solo questo”→”faccio soltanto questo”; “va’ tranquillo”→”va’ tranquillamente”).
Quello che non mi convince è l’ipotesi etimologica formulata da
Cortelazzo/Marcato; infatti i due studiosi parlano di una derivazione da un
tedesco shleta (semplice)e la faccenda peggiora altresí se si compulsa il
Pianigiani che pur prendendo in esame schitto come voce dialettale napoletana,
la accomunana alla voce schietto (dal gotico slaiths=semplice, cfr. ted. mod.
schlecht =di poco conto, cattivo)ed estensivamente puro,semplice, ingenuo.
Ricordo anche, su suggerimento dell’amico prof. Armando Polito, che nel Salento
(a parte Nardò dove “schiettu” è chiaramente usato nel senso di “sincero”
riferito tanto all’uomo quanto al vino, a Martina Franca (Ta) esiste la
locuzione “na schitte”=non solo, in cui è evidente l’avvenuto passaggio dalla
funzione aggettivale a quella avverbiale. Ugualmente mi à lasciato perplesso e
non convinto l’ipotesi sostenuta nel Vocabolario dei Filopatridi, dove al lemma
“schitto” si legge: "SCHITTO Soltanto. Dall’italiano schietto, che vale
semplice, non molteplice." A questo punto a mio avviso, se si vuol
raggiungere una attendibile meta etimologica, occorre dare una decisa sterzata
abbandonando tutte le strade battute sia da chi vede in schitto una derivazione
da schi(e)tto, sia da chi vi lègge derivazioni tedesche o gotiche ed accettare
l’idea che di partenza schitto sia stato un sostantivo/aggettivo nel
significato di scapolo – celibe e solo successivamente abbia assunto la
funzione avverbiale, la sola poi mantenuta nel napoletano, mentre altrove tale
passaggio aggettivo →avverbio non sia avvenuto e schitto abbia continuato a
rivestire la funzione di sostantivo/aggettivo significando esclusivamente
scapolo – celibe. Messa cosí la faccenda a mio avviso penso che etimologicamente
schitto sia da ritenersi voce derivata da una lettura metatetica del greco
ektòs (posseduto, tenuto come marito) con la prostesi di una s (distrattiva)
ottenendosi un sektòs (solo,senza compagnia, non tenuto come marito) lètto
sketòs→scheto e poi schito ed infine schitto con raddoppiamento espressivo
della dentale. Il tutto con buona pace di Pianigiani, Filopatridi,
Cortelazzo/Marcato & altri. E qui penso di poter far punto convinto d’avere
esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico P.G. ed interessato qualcun altro dei
miei ventiquattro lettori e piú genericamente chi dovesse imbattersi in queste
paginette.Satis est. Raffaele Bracale
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