venerdì 24 maggio 2013
VARIE 2375
1 JIRSENE A CASCETTA(TE NE VAJE A CASCETTA!).
Letteralmente: Andarsene a cassetta.(te ne vai a cassetta!)Id est: andare incontro ad una grossa fatica. La cassetta in questione è quella che fu del vespillone e del cocchiere delle carrozze padronali: il posto piú alto, ma anche il piú scomodo ed il piú faticoso da raggiungere, delle antiche vetture da trasporto passeggeri. L'espressione viene usata quando si voglia sottolineare la dispendiosità o la fatica cui si va incontro, impegnandosi in un'azione ritenuta gravosa per cui,per sottinteso, se ne sconsiglia il porvi mano.
2 Â CASA D' 'O FERRARO, 'O SPITO 'E LIGNAMMO...
Letteralmente: In casa del ferraio, lo spiedo è di legno. La locuzione è usata a commento sapido allorché ci si imbatta in persone dalle quali con le loro azioni (per la loro supposta, vantata professionalità) ci si attenderebbero, risultati adeguati ben diversi da quelli che invece sono sotto gli occhi di tutti.
3 PIGLIATÉLLA BBELLA E CÓCCATE PE TTERRA.
Letteralmente:sposala bella e coricati in terra. Id est: accasati con una donna bella, ma tieniti pronto a sopportarne le peggiori conseguenze;la bellezza di una moglie comporta danno (patrimoniale) e sofferenze(morali).
4 ABBACCÀ CU CHI VENCE.
Colludere col vincitore - Schierarsi dalla parte del vincitore. Comportamento nel quale gli Italiani sono maestri: si racconta, ad esempio, che al tempo dell'ultima guerra, all'arrivo degli americani non fu possibile trovare un fascista. Tutti quelli che per un ventennio avevano indossato la camicia nera, salirono sul carro dei vincitori e i militari anglo-americani si chiedevano, riferendosi a Mussolini: Ma come à fatto quell'uomo a resistere vent'anni se non aveva nessuno dalla sua parte?
Abbaccà = andar con - colludere (con) deriva da un latino medioevale ad + vadicare frequentativo di vadere.secondo il seguente percorso morfologico ad-vadicare→ad-badicare→abbad(i)care→abbadcare→abbaccare.
5 QUANNO 'A CUNNIMMA È PPOCA, SE NE VA P' 'A TIELLA.
Quando il condimento è poco, si disperde nel tegame, invece di attaccarsi alle pietanze; id est al dilà del significato primo dell’espressione : chi non à mezzi sufficienti, facilmente li disperde e non riesce ad usarli per portare a compimento un'opera cominciata.
cunnimma s.vo f.le condimento; voce formata dalla radice del verbo lat. condi¯re→cunni¯ re addizionata del suffisso imma suffisso per sostantivi (che è possibile trovare come immo o come imma e talora come amma o umma ) che à valore collettivizzante o intensivo (cfr. mazzamma,calimma, canimma), ma è spesso di chiaro sapore dispregiativo (cfr. cazzimma,perimma/perumma), ed è suffisso coniato su di un latino: ime(n) con successivo raddopiamento espressivo e rafforzativo della emme fino a giungere ad immo/imma/amma/umma; nella fattispecie si ebbe cunni + imma→ cunnimma
tiella s.vo f.le padella, tegame; voce dal latino tegella(m), diminutivo di tegula, con caduta della palatale g, suono di transizione j donde tejella > tjella e tiella; in origine quando ancora la tegella non era che una piccola tegula, altro non fu che una sorta di copertura di altri vasi in terracotta come i caccabu-m (caccavo) e caccabella-m (caccavella) anch’essi, come la tegella e la tegola in terracotta.
6 A LLU FFRIJERE SIENTE 'ADDORE, A LLU CAGNO,SIENTE 'O CHIANTO.
Letteralmente: al momento di friggere sentirai l'odore, al momento del cambio, piangerai. Un disonesto pescivendolo aveva ceduto ad un povero prete un pesce tutt' altro che fresco e richiesto dall'avventore intorno alla bontà della merce si vantava di avergli dato una fregatura asserendo che l'odore del pesce fresco si sarebbe manifestato al momento di cucinarlo, ma il furbo sacerdote , che aveva capito tutto e lo aveva ripagato con danaro falso, gli replicò per le rime dicendo che il truffaldino pescivendolo al momento che avesse tentato di scambiare la moneta ricevuta, avrebbe avuto la cattiva ventura di doversene dolere in quanto si sarebbe accorto della falsità del danaro.La locuzione è usata sarcasticamente nei confronti di chi pensa di aver furbescamente dato una fregatura a qualcuno e non intende di esser stato ripagato d’una medesima moneta...
7 VOCA FORA CA 'O MARE È MARETTA...
Rema verso il largo ché il mare è agitato...Consiglio pressante, quasi ingiunzione ad allontanarsi, rivolto a chi chieda insistentemente qualcosa che non gli spetti.In effetti i marinai sanno che quando il mare è molto agitato è conveniente remare verso il largo piuttosto che bordeggiare a ridosso della riva contro cui ci si potrebbe infrangere. Il consiglio ripete, addizionandolo di una spiegazione, la massima latina Duc in altum!= Va’ al largo! .
maretta s.vo fle (derivato dell’ acc.vo lat. mare)
1Condizione, anche temporanea, del mare (che si può avere spec. in acque ristrette), caratterizzata dall’accentuarsi dell’increspatura dell’acqua con brevi ondicelle irregolari, appuntite, formatesi per lo spirare di venti locali, di direzione e intensità spesso mutevoli: oje ce sta maretta;
2. In senso fig., stato di tensione, di agitazione e di malcontento latenti o solo parzialmente repressi: alla riunione di condominio c’è stata un po’ di m.; nc’è maretta tra ‘e partite d’ ‘o guverno/’e ll’uppusizzione.
8 QUANNO JESCE 'A STRAZZIONA, OGNE FFESSO È PRUFESSORE...
Quando è avvenuta l'estrazione dei numeri del lotto, ogni sciocco diventa professore. la locuzione viene usata per sottolineare lo stupido comportamento di chi,incapace di fare qualsiasi previsione o di dare documentati consigli, s'ergono a profeti e professori, solo quando, verificatosi l'evento de quo, si vestono della pelle dell' orso...volendo lasciar intendere che avevano previsto l'esatto accadimento o le certe conseguenze...di un comportamento.
9 'A MONECA 'E CHIANURA:MUSCIO NN 'O VULEVA , MA TUOSTO LE FACEVA PAURA...
La suora di Pianura:tenero non lo voleva, ma duro le incuoteva paura (si sottointende :il pane.) La suora affetta da edentulismo, non gradiva il pane troppo morbido e si spaventava di quello duro. La locuzione viene usata nei confronti degli incontentabili o degli eterni indecisi...
10 HÊ VIPPETO VINO A UNA RECCHIA.
Ài bevuto vino ad una orecchia - cioè ài bevuto del vino scadente, quello che fa reclinare la testa da un lato. Pare che il vino buono sia quello che faccia reclinare la testa in avanti. Lo si dice per sottolineare i pessimi risultati di chi abbia agito incongruamente, come dopo di aver bevuto del vino scadente.
11 PURTA'E FIERRE A SANT' ALOJA.
Recare i ferri a Sant'Eligio. Alla chiesa di sant'Eligio i vetturini da nolo solevano portare, per ringraziamento, i ferri dismessi dei cavalli ormai fuori servizio.Per traslato l'espressione si usa con riferimento furbesco agli uomini che per raggiunti limiti di età, non possono piú permettersi divagazioni sessuali...
12 'O PATATERNO 'NZERRA 'NA PORTA E ARAPE 'NU PURTONE.
Il Signore Iddio se chiude una porta, apre un portoncino - Cioè: ti dà sempre una via di scampo
13 NUN TENÉ PILE 'NFACCIA E SFOTTERE Ô BARBIERE
Non aver peli in volto e infastidire il barbiere - Cioè: esser presuntuosi al punto che, mancando degli elementi essenziali per far alcunchè, ci si erga ad ipercritico e spaccone.È l’atteggiamento tipico dei saccenti e/o supponenti.
14 È GGHIUTO 'O CASO 'A SOTTO E 'E MACCARUNE 'A COPPA.
E' finito il cacio sotto e i maccheroni al di sopra. Cioè: si è rivoltato il mondo.
15 À FATTO MARENNA A SSARACHIELLE.
À fatto merenda con piccole aringhe affumicate - Cioè: si è dovuto accontentare di ben poca cosa.Détto degli inetti ed incapaci che dalle loro incongrue azioni non sortiscono alcun effetto!
16'O CANE MOZZECA Ô STRACCIATO.
Il cane assale chi veste dimesso - Cioè: il destino si accanisce contro il diseredato.
17 TRE SONGO 'E PUTIENTE:'O PAPA, 'O RRE E CHI NUN TÈNE NIENTE...
Tre sono i potenti della terra:il papa, il re e chi non possiede nulla: Il papa è il capo indiscusso della comunità ecclesiale e quando parla ex cathedra è addirittura infallibile;il re è il capo indiscusso della comunità nazionale che gli presta onore ed ubbidienza; chi manca di tutto non à timore né d’esser richiesto d’alcunché, né d’essere defraudato di ciò che non à!
18 Ė GGHIUTA ‘A FESSA 'MMANO Ê CRIATURE, 'A CARTA 'E MUSICA 'MMANO Ê BARBIERE, 'A LANTERNA 'MMANO Ê CECATE...
La vulva è finita nelle mani dei bambini, lo spartito musicale in mano ai barbieri, la lanterna nelle mani dei ciechi. - l'espressione viene usata con senso di disappunto, quando qualcosa di importante finisce in mani inesperte o inadeguate che pertanto non possono apprezzare ed usare al meglio, come accadrebbe nel caso del sesso finito nelle mani dei fanciulli o ancora come l'incolto barbiere alle prese con uno spartito musicale o un cieco cui fosse affidata una lanterna che di per sè dovrebbe rischiarare l'oscurità.
19 S' A' DDA JÍ A DD' 'O PATUTO, NO A DD' 'O MIEDECO.
Bisogna recarsi a chiedere consiglio da chi à patito una malattia, non dal medico - Cioè:la pratica val piú della grammatica.
20 AÚRIO SENZA CANISTO, FA' VEDÉ CA NUN L'HÊ VISTO.
Augurio senza dono, mostra di non averlo ricevuto - Cioè: alle parole occorre sempre accompagnare i fatti.
21 Ô PIRCHIO PARE CA 'O CULO LL'ARROBBA 'A PETTULA...
All'avaro sembra che il sedere gli rubi la pettola della camicia - Cioè: chi è avaro vive sempre nel timore d'esser derubato.
22 CHI FATICA'NA SARACA, CHI NUN FATICA, 'NA SARACA E MMEZA.
Chi lavora guadagna una salacca, chi non lavora, una salacca mezza - Cioè: la vita è ingiusta e spesso premia oltre i meriti.
23 'A MAMMA D''E FESSE È SEMPE INCINTA.
La mamma degli sciocchi è sempre incinta - Cioè: il mondo brulica di stupidi.
24 DICETTE 'O PAPPICE ‘NFACCIA Â NOCE: DAMME 'O TIEMPO CA TE SPERTOSO!
L'insetto punteruolo disse alla noce: Dammi tempo e ti perforerò - Cioè: chi la dura la vince!
25 A GGHIENNERE E NNEPUTE, CHELLO CA FAJE È TTUTTO PERDUTO.
A generi e nipoti quel che fai, è tutto perso - Cioè:stante la generale diffusissima irriconoscenza umana, va perduto anche il bene fatto ai parenti prossimi
26 'O FIGLIO MUTO, 'A MAMMA 'O 'NTENNE.
Il figlio muto è compreso dalla madre - Lo si dice di due persone che abbiano un'intesa perfetta.
27 SAN LUCA NCE S'È SPASSATO...
San Luca ci si è divertito...- Lo si dice di una donna cosí bella che sembra dipinta dal pennello di San Luca, che la tradizione vuole pittore autore di bellissime effigi femminili, tra le quali quella della santa Vergine. Ma lo si dice anche furbescamente in senso antifrastico quando ci si imbatta in una donna decisamente brutta.
Brak
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