ZIMMARE E CRAPETTE, UNA ‘MBULLETTA!
Anche questa volta faccio sèguito
ad un
quesito rivoltomi dall’amico A.M. (al solito, motivi di riservatezza mi
impongono di riportar solo le iniziali
di nome e cognome di chi mi scrive per sollecitar ricerche) occupandomi
dell’espressione in epigrafe
Con la locuzione in esame , di marcata valenza negativa
e che ad litteram è: becchi e capretti (in) un’unica bolletta ci si intende riferire a quelle
situazioni nelle quali, per ignavia, cattiva volonta, o pure per precipitazione,
impulsività, impeto, imprudenza, leggerezza, avventatezza si faccia d’ogni erba
un fascio accomunando elementi incongrui o associando in un giudizio negativo –
per colpevole ostilità, astio,
avversione, animosità, risentimento, livore, rancore, antipatia, inimicizia
–persone che in realtà son ben diverse tra di loro.
In origine l’espressione non ebbe valenza negativa,ma
positiva atteso che con essa ci si riferí
all’abitudine di taluni macellai che pur di accattivarsi la clientela usavano
conferire carne di capretto e di montone od agnello facendola pagare ad un unico
prezzo contenuto cioè al prezzo
della carne di montone(curdisco)
od agnello (corachiatta) laddove il
prezzo di mercato della carne di
capretto, piú pregiata della
carne di montone od agnello avrebbe dovuto essere
superiore. Successivamente venuta meno quell’abitudine dei macellai
l’espressione finí per
acquistare una valenza negativa e si attagliò non solo alle situazioni di cui ò détto antea,
ma fu usata con risentimento da superiori e rivolta
ad inferiori che nel loro espletamento dei compiti loro assegnati operassero,
per disattenzione, incompetenza e/o cattiva volontà, confusioni sesquipedali producendo spesso gravi danni a gli utili attesi e non ottenuti per scambi, errori, sbaglî loro imputabili.
Esaminiamo le voci
incontrate:
zímmaro =
(in primis)1maschio della pecora,
agnellone, capro,becco;
(figurate, alibi) 2 persona rozza,
villana, scorbutica; voce etimologicamente dal greco khímaros con raddoppiamento della consonante nasale
bilabiale (m) propiziato dal tipo di parola sdrucciola; rammento che in
napoletano in senso dispregiativo nei medesimi significati indicati sub 1 s’usa
la voce
curdisco s.vo m.le = maschio della pecora, agnellone, capro,becco
che abbia superato l’anno di vita, agnello dalla carne meno tenera in quanto
nato dopo la Pasqua dell’anno precedente; voce dal lat. cordus = nato in ritardo con l’aggiunta della
voce pleonastica isco, lettura metatetica di
hircus→(h)iscu(r)→isco = capro, caprone.
crapette s.vo m.le pl. di crapetto = capretto,piccolo della capra
dalla carne morbida e di sapore delicato ancorché sui generis; la carne
del capretto macellato prima che compia l’anno di vita, è
usata in alternativa alla carne di
agnello (zímmaro o curdisco) nella cucina tipica delle festività pasquali; la voce crapetto
etimologicamente è una lettura metatetica del lat. capr(am) con l’aggiunta del
suffisso diminutivo etto.
mbulletta s.vo f.le bolletta, fattura, scontrino, polizza,
contrassegno, contromarca voce
etimologicamente dal lat. bŭlla che in età
tarda assunse anche il sign. di «sigillo» con l’aggiunta del suffisso
diminutivo etta f.le di etto, suffisso che altera in senso diminutivo, e
spesso vezzeggiativo, sostantivi o aggettivi;la voce a margine è addizionata in
posizione protetica di una n eufonica che non necessita di segno diacritico
d’aferesi , non essendo un residuo di un in illativo che invece risolve in una n aferizzata: in →(i)n→’n (cfr. nc’è per c’è, mente in caso→’ncaso);
nella fattispecie in esame la n eufonica
protetica di un vocabolo che inizia con una consonante occlusiva bilabiale
sonora (b) o sorda (p) si muta in m (cfr. in→(i)n→’n +braccio→’mbraccio -
in→(i)n→’n +paraviso→’mparaviso etc.)
corachiatta s.vo m.le = giovane maschio
della pecora di razza laticauda, agnello laticauda che non abbia superato
l’anno di vita.
La pecora laticauda (o
barbaresca campana, bastarda arianese, beneventana, casalinga, casareccia, nostrana)
è una razza di pecore tipicamente campana
con ben fissati suoi caratteri,
pecora che ebbe origine dalla
pecora Nord-Africana,importata dai Borbone-Napoli formandosi, quindi, con successivi
incroci con la pecora appenninica locale e meticciamenti protrattisi a lungo.
All’ attualità essa deve il suo miglioramento all’opera di
selezione di appassionati, piccoli allevatori.
È allevata, come ò détto, in Campania particolarmente nelle province di
Benevento e di Avellino, con tendenza all’espansione in altre province.Viene
allevata nella media collina in piccoli greggi che raramente raggiungono i 20
capi di consistenza. In passato prevaleva la transumanza, oggi gli allevamenti
sono generalmente stanziali.Il sostativo in esame etimologicamente è
l’agglutinazione della voce cora(=coda)
e della voce chiatta (=grassa)
agglutinazione esatta trasposizione nel napoletano del latino laticauda (dalla
coda grossa) che diventa appunto corachiatta
(coda grassa).Si tratta di un ovino tenero e saporito;con il latte delle pecore
laticauda è prodotto, in altura nelle zone del beneventano e dell’avellinese
uno squisito formaggio pecorino. Non
mi pare ci sia altro da aggiungere per cui mi fermo qui, sperando d’avere
accontentato l’amico A.M. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e chi forte dovesse imbattersi in queste
paginette. Satis est.
Raffaele
Bracale
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