BUGIARDO, FALSO, MENZOGNERO E DINTORNI
Questa volta su suggerimento/richiesta dell’amico E. C. amico di cui al solito (per questione di privatezza) mi limito ad indicare le iniziali di nome e cognome, prendo in esame le voci italiane in epigrafe ed altre omologhe, quelle collegate e le corrispondenti del napoletano . Cominciamo ed esaminiamo le voci in istretto ordine alfabetico: bugiardo/a agg.vo o s.vo m.le o f.le
1 che à il vizio di dire bugie: una persona bugiarda | pera bugiarda, qualità di pera che sembra acerba quando invece è già matura
2 (lett.) falso, menzognero, illusorio: scuse, promesse bugiarde; al tempo delli dei falsi e bugiardi (DANTE Inf. I, 72)
3 (ant.) sleale
come s. m. [f. -a] chi à il vizio di dire bugie: essere un gran bugiardo; dare del bugiardo a qualcuno, accusarlo di mentire;
voce etimologicamente deverbale di bugiare = ingannare(dal provenz. bauzar), col suff. -adro, poi –ardo, suffisso presente in aggettivi e sostantivi di origine germanica (-ard), spesso giunti in italiano attraverso il francese (gagliardo, vegliardo); nei derivati italiani à assunto di frequente valore negativo (beffardo, bugiardo, testardo);
doppio/a, agg.vo o s.vo m.le o f.le
1 che è due volte tanto, che è due volte la quantità o la grandezza ritenute normali o considerate come punto di riferimento: doppio lavoro; doppia razione; un caffè doppio; un doppio whisky;
2 che è formato da due pezzi uguali, sovrapposti o uniti; costituito da due cose della stessa specie: cassa a doppio fondo; appartamento con doppi servizi; filo doppio; doppia finestra; parcheggiare in doppia fila | strada a doppia carreggiata, a doppia corsia, composta da due settori su cui si procede in senso opposto | doppio mento, grasso che si accumula sotto il mento così da farlo apparire come raddoppiato | (consonante) doppia, (ling.) geminata | versi doppi, (metr.) versi accoppiati | stella doppia, (astr.) coppia di stelle vicine che ruotano l'una intorno all'altra | corda doppia, in alpinismo, manovra di discesa che consiste nello scivolare lungo una corda doppiata e assicurata in alto
3 duplice; che si fa o avviene due volte: un doppio sbaglio; serrare a doppia mandata | polmonite doppia, (med.) che colpisce ambedue i polmoni | doppio senso, parola o frase che si può interpretare in due modi, o che sotto un significato serio nasconde un'allusione o un'intenzione scherzosa | fare il doppio gioco, in una situazione di conflitto, fingere di parteggiare sia per l'uno sia per l'altro dei contendenti allo scopo di ricavarne comunque un vantaggio | avere una doppia vita, nascondere sotto un'apparente irreprensibilità un comportamento riprovevole | colpo doppio, nella scherma, quello in cui i due schermitori si vibrano contemporaneamente una stoccata | partita, scrittura doppia, (ammin.) metodo di contabilità fondato sulla contemporanea iscrizione di un'operazione a debito e a credito
4 (fig. ed è il caso che cio occupa) ambiguo, simulatore, falso: un individuo, un comportamento doppio
anche avv. due volte; in modo sdoppiato: vederci doppio, vedere gli oggetti sdoppiati per un difetto ottico; (fig.) avere le traveggole, avere la vista poco chiara per la gran debolezza o per aver bevuto troppo
come s.vo m.le e solo m.le
1 quantità o grandezza due volte maggiore: 20 è il doppio di 10; pesa il doppio di me | a due, a cento, a mille doppi, due, cento, mille volte di più (per lo più in espressioni iperb.): sei più bravo di me a mille doppi
2 (sport) nel tennis, incontro disputato fra quattro giocatori divisi in due coppie: doppio femminile, maschile, misto | nel canottaggio, imbarcazione con due vogatori, ciascuno dei quali dispone di due remi
3 nel bridge, coppia di carte dello stesso seme possedute da un giocatore
4 attore pronto a sostituire, in caso di necessità, l'interprete di un dato personaggio | in letteratura, esatta immagine-fantasma di una persona vivente, di solito visibile a essa sola, con caratteristiche morali diametralmente opposte e con ruolo spesso di persecutore: in un romanzo di Dostoevskij il protagonista è ossessionato dal suo doppio;
voce etimologicamente dal lat. duplu(m) dal tema di duo 'due';
falso/a, agg.vo o s.vo m.le o f.le
1 non vero, non esatto; sbagliato, erroneo: affermazione, notizia falsa; falsa testimonianza | suono falso, non giusto, innaturale | sotto falso nome, con un nome che non è il proprio: viaggiare sotto falso nome | falsi amici, (fig.) parole di due lingue che risalgono allo stesso etimo, ed ànno perciò suono simile, ma ànno acquistato differente significato:ad es. l'it. «libreria» (I negozio di libri: libreria giuridica, universitaria, antiquaria
II mobile a ripiani destinato a contenere e conservare i libri) e l'ingl. «library» ('biblioteca' edificio o ambiente in cui sono raccolti e ordinati i libri a disposizione di chi intende leggerli, consultarli o studiarli; per estens., raccolta ordinata di libri...) sono falsi amici
2 falsificato, contraffatto; non autentico: moneta, firma falsa
3 finto, simulato, ipocrita: falsa modestia; false lacrime; un uomo falso, non schietto
4 che non corrisponde nella realtà a ciò che sembra essere: oro, brillante falso | falso magro, si dice di persona che appare snella piú di quanto non sia | luce falsa, che altera i colori naturali: mettere qualcuno in falsa luce, (fig.) denigrarlo
5 (anat. , bot.) si dice di organo simile a un altro, ma che à diversa funzione: falso frutto; false costole
come s.vo m.le e solo m.le
1 ciò che è falso, non vero: giurare, deporre il falso
2 documento, oggetto falsificato: quel quadro è un falso, non è opera dell'autore cui è stato attribuito con intenzioni fraudolente
3 (dir.) reato di falsificazione: falso materiale, reato consistente nella contraffazione o alterazione di documenti; falso ideologico, reato consistente nel far risultare dichiarazioni non veritiere in un documento genuino;
voce etimologicamente dal lat. Lat. falsu(m), da fallere 'ingannare';
rammento che l’improvvida locuzione falsi amici è ricalcata sull'ingl. false friends
fanfarone/a, s.vo m.le o f.le
di per sé persona che si vanta di avere qualità, capacità, poteri che in realtà non possiede; spaccone, smargiassoe, per ampiamento semantico, anche agg.vo m.le o f.le: falso, bugiardo, finto, ipocrita, inattendibile, infido, ingannevole,
voce marcata per adattamento (peraltro con un non spiegato o motivato scempiamento della originaria doppia consonante liquida vibrante (r)).. sul napoletano fanfarrone che è dallo spagnolo fanfarrón, di origine espressiva
ingannatore/trice, agg.vo e s.vo m.le o f.le
che, chi inganna, imbroglia, gabba, raggira, truffa; voce derivata (attraverso il suffisso tore o altrove -sore in derivati da verbi con tema terminante in d-(difensore -possessore←defend(o) – possid(eo)), suffisso tratto dal lat. -(a)tore(m), usato per formare aggettivi e sostantivi deverbali, indicanti la persona o la cosa che compie l'azione espressa dal verbo (lavoratore, amplificatore, invasore etc.) ) quale deverbale dal lat. tardo ingannare, da gannire 'mugolare' e poi anche 'scherzare', con cambio di coniugazione. rammento qui che il suffisso trice usato per formare il femminile continua il lat. trix – tricem suffisso f.le dei nomi in tor , ma trice è suffisso sostanzialmente limitato alla lingua letteraria (cfr. Rohlfs) ed è poco popolare, tant’è che nella lingua parlata dal popolo spesso il suffisso trice è sostituito con tora forzatamente raccolto dalla lingua letteraria, come nel successivo lemma; rammento ancóra che nel napoletano il suffisso fem.le trice dei nomi m.li in tore non è mai usato sostituito com’è sempre dal suff. popolare tora;
impostore/a, agg.vo o s.vo m.le o f.le
chi, che falsifica o deforma la verità, approfittando della credulità altrui, per trarne vantaggio. voce derivata dal lat. tardo impostore(m), deriv. di imponere, nel significato figurato di 'imporre una credenza ingannevole';
mentitore/trice, agg.vo o s.vo m.le o f.le
che, chi mente; bugiardo matricolato; voce derivata, quale deverbale, dal lat. tardo mentire, per il class. mentiri, deriv. di míns mentis 'mente', cioè 'immaginare, inventare con la mente';
menzognero/a, agg.vo m.le o f.le che dice menzogne: un individuo menzognero | che è menzogna, che contiene menzogne; ingannevole, fallace: parole, accuse menzognere; speranze, illusioni menzognere; voce derivata, quale denominale, dal s.vo menzogna che è dal lat. volg.
* mentionia, neutro pl., deriv. di mentio -onis 'menzione', con influsso di mentiri 'mentire';
millantatore/trice. agg.vo o s.vo m.le o f.le
che, chi millanta o si millanta, chi si vanti o vanti qualità o meriti che non à;atteso che il significato primo della voce è questo or ora indicato, il termini deve ritenersi sinonimo di chiacchierone, ciarliero, parolaio, logorroico ed anche pettegolo, linguacciuto, maldicente ma per ampiamento semantico lo si può considerare altresí sinonimo di tutte le voci fin qui esaminate; etimologicamente è un deverbale di millantare id est: accrescere millanta volte e quindi aggrandire, ingrandire, accrescere esageratamente, vantare, vantarsi di, vanagloriarsi per cose o qualità che non si possiedono;rammento che millanta è un agg. num. card. invar. (ant. o pop. scherz.) mille; per estens., un numero grandissimo, una quantità enorme;
simulatore/trice, s.vo m.le o f.le chi simula, finge, affetta, ostenta; fa finta, recita, dà ad intendere, fa credere, fa mostra; voce dal lat. simulatore(m), deverbale di simulare 'simulare'. Esaurite cosí le voci dell’italiano omologhe, e/o collegate a quelle in epigrafe, passiamo a trattare le corrispondenti del napoletano
ammagagnato/a agg.vo m.le o f.le
guasto, corrotto , alterato, non vero; quindi falso, finto, ipocrita, inattendibile, infido, ingannevole; etimologicamente è un deverbale (part. pass.) di ammagagnare che è da un ad+maganhar→ammaganhar dal provenz. maganhar, fr. ant. mehaignier, di orig. germanica=guastare, danneggiare (ant.) ferire;
ammagagnatore/a s.vo m.le o f.le
che guasta,àltera,falsifica, corrompe la verità; il sostantivo in esame – come si evince facilmente è stato marcato sull’aggettivo precedente ed attraverso il suff. tore già esaminato precedentemente mantiene la medesima etimologia quale deverbale del provenz. maganhar ;
busciardo/a agg.vo m.le o f.le
bugiardo/a, menzognero/a, mentitore/trice, falso/a, insincero/a, mendace, ingannevole, fallace;etimologicamente l’agg.vo napoletano risulta essere attraverso il suff. ardo (di origine germanica (-ard), di frequente valore negativo), - un denominale del s.vo
buscía (al pl. buscíe) = bugía, menzogna ed altrove piattello ansato per ragger le candele; nel significato di menzogna, bugía è parola derivante dal provenzale bauzía che è dal francone bausi = menzogna, malignità; nel senso di piattello ansato per regger candele deriva dal nome della città algerina Bugiaya dove si producevano tali piattelli e da dove, pare, s’importasse la cera per produrre le candele;
fauzo/a /favezo/a agg.vo m.le o f.le
falso, non vero, insincero, doppio, bugiardo, menzognero, mendace, ipocrita, finto, subdolo; da notare che nell’essenza dell’agg.vo napoletano in esame è presente e si còglie (rispetto al corrispondente dell’italiano, in cui è assente,)una sottolineatura, una rilevanza che riguarda iltemperamento di chi agisce in maniera ipocrita, finta, subdola; costui con l’agg.vo partenopeo è accreditato di agire non per necessità contingenti, ma per innata cattiveria e malignità; anche il napoletano fauzo/a attestato anche con morfologia leggermente diversa favezo/a è voce etimologicamente derivata (come l’italiana falso/a) dal lat.falsu(m), da fallere 'ingannare' con il tipico passaggio di al→au/av (cfr. altu(m)→auto/aveto= alto – alt(er)u(m)→auto= altro) ;
finto/fénta, agg.vo o s.vo m.le o f.le
1 che non è reale, ma finge una cosa reale; posticcio, simulato, che inganna o dà ad intendere, :mustacce finte (baffi finti); ‘na mossa fénta(una manovra finta);’na venneta fénta( una finta vendita) | fatto a imitazione: pella fénta(finta pelle)
2 che finge, che dissimula, falso , ipocrita
come s.vo m.le
persona finta, cioè dissimulatrice, ipocrita
come s.vo f.le: fénta
il fingere; simulazione:’o pentimento sujo è ‘na fénta( il suo pentimento è una finta )' fà (pe) ffénta(far (per) finta), fingere | fà fénta ‘e niente (far finta di nulla), comportarsi come se non fosse accaduto nulla; etimologicamente finto è voce deverbale di fégnere (part. pass.) che è lettura metatetica ng→gn dal lat. fingere 'plasmare, simulare'; il f.le fénta è stato ricavato per metafonesi sul m.le finto; la metafonesi à determinato il passaggio della i ad é posta l’apertura della vocale finale che da o è stata mutata in a;
‘mbruglione/a agg.vo e s.vo m.le o f.le
truffatore, lestofante, impostore,imbroglione, mestatore, incorregibilmente falso, bugiardo furfante, farabutto, voce deverbale di ‘mbruglià che è formato da un in (illativo) + il fr. ant. brouiller 'mescolare, confondere', prob. deriv. di brou 'brodo' e in senso pegg. 'schiuma, fango';
pallista agg.vo e s.vo m.le e f.le
bugiardo matricolato, dispensatore di fandonie e sciocchezze cosí tanto improbabili da non esser quasi mai accettate per vere; è pallista chi, per suo intimo costume, è solito dispensare continuamente e senza remore balle (dal fr. ant. balle, che è dal francone balla =palla id est la bugía còlta quale contenitore di vuota, evanescente aria…) e, facendolo reiteratamente e con forza, si propone di spinger quanto piú lontano possibile détte balle, bugie, fandonie o sciocchezze che siano. Si tratta di una parola relativamente nuova (anni ’50 del XX sec.) edessendo praticamente impossibile stabilire chi e quando abbia usato per primo il termine pallista, mi accontenterò di ricordare che nel parlato napoletano – prima dell’ingresso del suddetto termine - si usò, nei medesimi significati una parola (cfr. ultra) mutuata dall’àmbito laziale: pallunaro (etimologicamente forgiata su: pallone(qui inteso quale sesquipedale bugia, fatta di evanescente aria)addizionato del suffisso di pertinenza ario→aro); quando poi entrò, nel comune parlare napoletano, il termine pallista, si abbandonò l’uso di pallunaro quale dispensatore di fandonie e lo si manténne per indicare il venditore ambulante di palloncini detti in napoletano ‘e volante (atteso che, gonfiati con elio o altri gas, i palloni si librano verso l’alto quasi volando).
Quanto all’etimologia di pallista (pur essendo la parola relativamente moderna) penso che tenendo presente il fatto che il pallista si perita di spinger quanto piú lontano possibile le sue bugie, fandonie etc., il termine pallista possa essere stata forgiata in un àmbito letterario e/o dotto e fatta risalire alla parola latina ballista(m)→pallista(m) che fu propriamente una macchina guerresca usata per lanciare lontano pietre e/o altri proiettili, assegnando quasi per sineddoche il nome della macchina al soggetto propalatore di fandonie
pallunaro/a agg.vo e s.vo m.le o f.le in primis come agg.vo dispensatore di fandonie, propalatore di fandonie (cfr. antea) poi come s.vo m.le o f.le: venditore/venditrice ambulante di palloncini detti in napoletano ‘e volante
smammatore/a agg.vo m.le o f.le
bugiardo/a matricolato/a, dispensatore/trice di gratuitefandonie; etimologicamente si tratta di voce derivata, attraverso l’uso del suff. tore già abbondantemente esaminato antea,derivata dal verbo
smammare v. intr. [aus. avere] verbo attestato nell’italiano come voce regionale e pertanto se ne sconsiglia (ma non se ne comprende il motivo) l’uso; i significati: togliersi di mezzo, andarsene, sloggiare, filare via, abbandonare una posizione: vattene, smamma!; fiutato il pericolo, à subito smammato. Originariamente il verbo fu nel napoletano dove venne dapprima usato nel senso di svezzare e poi in altre accezioni ricordate e non e forní quale derivato l’agg.vo e s.vo m.le o f.le in esame smammatore/tora= propalatore/trice di fandonie, sciocchezze, bugiardo/a matricolato/a; etimologicamente il verbo risulta un deriv. di mamma nel significato di 'mammella( mamma deriva giustappunto dal lat. mamma(m) 'mammella, poppa' ), attraverso la prostesi di una s (per dis o ex) distrattiva per indicare appunto lo svezzare cioè il distaccare il neonato dai capezzoli materni ed avviarlo ad altro tipo di alimentazione; semanticamente sia lo svezzare che gli altri significati esaminati, contengono in sé l’idea dell’allontanamento, del distacco; e dunque il passaggio da svezzare ad andarsene, sloggiare, abbandonare una posizione, si può comodamente spiegare col fatto che come il neonato svezzato ed avviato ad altro tipo di alimentazione, difficilmente torna ad attaccarsi alle poppe materne, cosí chi decide di andarsene, sloggiare,filare via, abbandonare una posizione, a meno che non si tratti di un assassino, difficilmente ritornerà sui suoi passi; ugualmente semanticamente si spiegano i significati di propalatore/trice di fandonie, sciocchezze, bugiardo/a matricolato/a come di chi avendo generato una/delle fandonia/e decida di svezzarla/le, mandandola/le in giro;
vungularo/a agg.vo e s.vo m.le o f.le
come agg.vo e s.vo
diffusore, divulgatore di gratuite sciocchezze, menzogne, favole, fandonie, invenzioni, panzane, balle; che, chi propaga, propala cose non vere erronee, inesatte, imprecise, scorrette, sbagliate e non involontariamente, accidentalmente, fortuitamente, casualmente, ma intenzionalmente, deliberatamente, premeditatamente ed al fine di nuocere a gli altri per un proprio tornaconto;
come s.vo
in primis venditore/trice di., di arselle (nome popolare di varie specie di molluschi bivalvi marini commestibili)
cioè di vongole ([dal napol. vòngola, che è il lat. conchŭla, dim. di concha «conchiglia»]. – Nome comune (anche concola) di parecchie specie di molluschi bivalvi marini della famiglia veneridi, alcune delle quali (Ruditapes decussatus, Chamelea gallina, ecc.) di notevole interesse economico, molto apprezzate spec. nella zuppa di pesce o alla marinara, e come condimento della pasta asciutta: spaghetti, vermicelli alle vongole. Particolarmente ricercata è la specie Tapes semidecussatus, nota in Campania con il nome (da lí diffuso anche altrove) di vongola verace, di arselle (nome popolare di varie specie di molluschi bivalvi marini commestibili); poi, come ò già accennato,propalatore di sciocchezze e/o errori; e poi in tutti i significati aggettivali;
la voce in esame, come si evince da quanto détto, è un denominale di vongola attraverso l’uso del suff. aro (suffisso che, anche nella forma aio dell’italiano(cfr. orologiaio) continua il lat. –arius→aro (cfr. maccarunaro); compare in sostantivi, derivati dal latino o formati in italiano, che indicano mestiere (orologiaio/maccarunaro) oppure luogo, ambiente pieno di qualcosa o destinato a contenere o accogliere qualcosa (letamaio/lutammaro, bagagliaio etc.);
a sua volta con il termine vongola oltre ad indicare il mollusco marino bivalve commestibile, in napoletano si indica altresí per traslato la sciocchezza, la fandonia oltre che l’errore o lo strafalcione logico-grammaticale ed infine per traslato furbesco si indica l’organo sessuale esterno femminile; semanticamente i significati traslati vanno cosí spiegati: atteso che (come ò accennato) il mollusco particolarmente ricercato è quello a doppio sifone, della specie Tapes semidecussatus, che in Campania prende il nome (da lí diffuso anche altrove) di vongola verace,cioè vera, si evince che le arselle che non appartengano a tale specie sono di pregio minore e rappresentino quasi uno sproposito, un errore di madre natura; per quanto riguarda il traslato furbesco con cui si indica l’organo sessuale esterno femminile semanticamente la faccenda si spiega in quanto il bivalve aperto ricorda quasi la forma dell’organo femminile.
In coda alla voce or ora esaminata mi piace ricordare un’antica tipica espressione partenopea: Dicere vongole nonché la suavariante Dicere scarole che valgono
Profferire sciocchezze, parlare commettendo strafalcioni logici e/o grammaticali; oggi piú semplicemente s'usa dire: dicere fesserie (dire stupidate)ma ambedue le espressioni, sia la prima , che la sua variante or ora richiamata ànno tutte la medesima origine atteso che sia il richiamo ittico (vongole) che quello ortofrutticolo (scarole: altra voce napoletana trasmigrata nel toscano con derivazione dal latino scaríola da escarius= commestibile) si riallacciano all'organo sessuale femminile (oggi piú comunemente(pardon!) detto.féssa←fissa( part. pass. del verbo latino findere) da cui la napoletana fessaria= sciocchezza, stupidata, donde la toscana fesseria di significato analogo) ma che un tempo fu chiamato alternativamente vongola o scarola ed evito di spiegarne il motivo, facilmente intuibile.In chiusura faccio notare la solita incomprensibile mutazione che opera il toscano trasformando una A etimologica (da fessa → fessaria) per adottare una piú chiusa E (fessaria vien trasformata in fesseria) nella sciocca convinzione che la vocale chiusa E sia piú consona dell’aperta A alla elegante (?) lingua di Alighieri Dante.
E qui mi fermo augurandomi d’essere stato esauriente, accontentato l’amico E.C. interessato qualcuno dei miei consueti ventiquattro lettori e chiedendo scusa se mi fosse sfuggito un qualche altro interessante vocabolo.
Satis est.
Raffaele Bracale
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