lunedì 30 dicembre 2013
VARIE 2771
1.MARE A CHI À DDA AVÉ E VIATO A CHI À DDA DÀ
Letteralmente: Meschino chi deve avere e beato chi deve dare. A prima vista parrebbe il contrario, ma l'attenta osservazione della realtà fa concludere che è esatto ciò che afferma il proverbio; in effetti il creditore che si trovi in una posizione di attesa è in una situazione peggiore del debitore che, avendo già ottenuto ciò che ha determinato la sua posizione debitoria, può - magari - rimandare sine die la soluzione del suo debito risultando cosí privilegiato rispetto al suo creditore che à già conferito un quid
2.'MBARCARSE SENZA VISCUOTTE.
Letteralmente:Imbarcarsi senza biscotti. Id est: agire da sprovveduti, accingersi ad un'operazione, senza disporre dei mezzi necessari o talvolta, senza le occorrenti capacità mentali e/o pratiche. Anticamenti i pescatori che si mettevano in mare per un periodo che poteva durare anche più giorni si cibavano di carni salate, pesci sotto sale e gallette o biscotti, preferiti al pane perché non ammuffivano, ed anche secchi erano sempre edibili ammollati nell'acqua naturalmente marina non ancora inquinata.
3.SÎ ARRIVATO Â MONACA ‘E LIGNAMME.
Letteralmente: sei giunto presso la monaca di legno.
I d est. sei prossimo alla pazzia.
Anticamente la frase in epigrafe veniva rivolta a coloro che davano segni di pazzia o davano ripetutamente in escandescenze. La monaca di legno dell’epigrafe altro non era che una statua lignea raffigurante una suora nell’atto di elemosinare . Detta statua era situata sulla soglia del monastero delle Pentite presso l’ Ospedale Incurabili di Napoli, ospedale dove fin dal 1600 si curavano le malattie mentali
4.SÎ ‘NA VAJASSA D’ ‘O RRE DE FRANZA
Letteralmente: Sei una serva del re di Francia. L a frase è un’offesa gravissima che si può rivolgere ad una donna e con essa frase non solo si intende dare della puttana alla donna, ma accusarla anche di essere affetta dalla sifilide o lue .
Tale malattia è stata nei corso dei secoli chiamata dai napoletani mal francese, morbo gallico o celtico; i napoletani sostenevano che detto morbo era stato importato in Napoli dai soldati al seguito di Carlo VIII. Per converso il morbo era detto dai francesi mal napoletano poiché affermavano che il morbo era stato diffuso tra i soldati francesi di Carlo VIII dalle prostitute partenopee.
vajassa= serva, fantesca; dall’arabo: baassa attraverso il francese bajasse da cui in italiano: bagascia= meretrice.
5.TRÒVATE NCHIUSO E PIÉRDETE CHIST' ACCUNTO...
Letteralmente: Tròvati chiuso e perditi questo cliente... Locuzione violentemente ironica che si usa quando si voglia sottolineare e sconsigliare il cattivo mercato che si sta per compiere o che si compierebbe, avendo a che fare con un contrattante che dal negozio pretenderebbe solo vantaggi a danno dell' altro contraente, o anche quando si voglia sottolineare la incresciosa situazione di un negoziante che veda entrare in bottega una persona, che invece di acquistare, guarda, indaga, chiede e non si decide mai a comprare. Va da sé che la locuzione a margine si adatta per ampliamento semantico nei confronti di chiunque in qualsiasi tipo di contrattazione pretenda solo vantaggi a danno dell' altro contraente o pretestuosamente faccia perder tempo e non addivenga al dunque!
Nchiuso/chiuso voce verbale part. pass. m.le aggettivata = chiuso, serrato, stretto, sbarrato; inaccessibile; è voce del verbo chiudere (che è dal lat. tardo cludere→chiudere, per il class. claudere ) da notare che spesso in napoletano il verbo chiudere/chiurere viene addizionato in posizione protetica di una N eufonica che non necessita di alcun segno d’aferesi e si ottiene nchiudere/nchiurere utilizzato al posto di chiudere/chiurere. ò détto e ribadisco che essendo la N usata come protesi una consonante eufonica, non esige segni diacritici poi che non è il residuo dell’aferesi di in che darebbe ‘n come càpita di trovare scritto in qualche sprovveduto sedicente esperto del napoletano, come addirittura un compilatore di dizionario dove in luogo del corretto nchiudere/nchiurere m’è occorso inopinatamente di trovare ‘nchiudere/’nchiurere
Accunto = cliente acquirente, avventore, compratore abituale; voce dal latino ad + cognitu(m)→accognitu(m)→acco(g)n(i)tu(m)→accunto id est: piú chenoto, molto conosciuto, atteso che un cliente abituale è persona che frequenta quasi quotidianamente una bottega e quindi è ben conosciuto dal bottegaio di cui è cliente.
Brak
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