lunedì 8 aprile 2013

-STRUMMOLO-

-STRUMMOLO- significato, espressioni collegate , etimologia. Con il termine strummolo,nell’idioma napoletano, si indica un semplicissimo giocattolino, che ormai è sotterrato sotto la coltre del tempo andato: trattasi di una trottolina di legno a forma di strobilo o cono con il vertice costituito da una punta metallica infissa perpendicolarmente nel legno e con numerose scalanature incise su tutta la superficie del conetto in modo concentrico e parallelo rispetto al vertice; in dette scanalature viene avvolta strettamente una cordicella che à lo scopo di imprimere un moto rotatorio allo strummolo, una volta che detta corda sia stata velocemente srotolata e portata via dallo strummolo mediante uno strappo secco per modo che la trottolina lanciata in terra prenda a girare vorticosamente su se stessa facendo perno sulla punta metallica: piú abile è il giocatore e di miglior fattura è lo strummolo, tanto maggiore sarà la velocità della roteazione e la sua durata . Se invece lo strummolo è di scadente fabbricazione , il piú delle volte risulterà scentrato e non bilanciato rispetto alla punta, per cui il suo prillare risulterà di breve o nulla durata: in tali casi si suole dire che lo strummolo è ballarino o tiriteppe, volendo con tale onomatopea indicare appunto la non idoneità del giocattolino. Allorchè poi alla scentratezza dello strummolo si unisca una cordicella non sufficientemente lunga, tale cioè da non permettere di imprimere forza al moto rotatorio dello strummolo si usa dire: s’è aunito ‘a funicella corta e ‘o strummolo tiriteppe (si è sommata ad una fune corta, una trottolina ballonzolante) e tale espressione è usata quando si voglia fotografare una situazione nella quale concorrano due iatture, come ad esempio nel caso di una persona incapace ed al contempo sfaticata o di un artigiano poco valente fornito, per giunta di ferri del mestiere inadeguati, rammentando un famoso modo di dire che afferma che sono i ferri ca fanno ‘o masto e cioè che un buono aretiere è quello che posside buoni ferri...o magari – per concludere quando concorrono un professore eccessivamente severo ed un alunno parimenti svogliato. Per tornare allo strummolo rammentiamo un altro modo di dire: cu chestu lignammo se fanno ‘e strummole Id est: Con questo legno si fanno le trottoline; questo modo di dire à una doppia significazione: A – È con questo legno, non con altro, che si fanno le trottoline...ovvero : ciò che volevate io facessi,andava fatta nel modo con cui la ò eseguita... B – Con il legno che mi state conferendo si fanno trottoline, non chiedetemi altri manufatti; cioè: se non avrete ciò che vi aspettavate da me , sarà perché mi avrete fornito di materiali inadatti allo scopo, , non per mia inettitudine o incapacità. Prima di accennare all’etimologia, ricordiamo ancora che uno strummolo costruito male per cui gira per poco tempo e crolla in terra risultante perditore era detto per dileggio: strummolo scacato Nel giuoco dello strummolo (quando ancóra lo si praticava!...) il maggior rischio che correva il perdente tra due contendenti era quello di vedersi scugnare (sbreccare)il proprio strummolo da quello del vincitore che lanciava il proprio strummolo violentemente contro quello dell’avversario tentando di sbreccarlo con la punta acuminata del proprio strummolo, se non addirittura di spaccare la trottolina del perditore. Pacifica la etimologia della voce strummolo che indica lo strumento di un gioco addirittura greco se non antecedente e greca è l’etimologia della parola che viene dritta dritta dal greco strómbos trasmigrato nel latino strumbus con consueta assimilazione progressiva strummus addizionato poi del suffisso diminutivo olus→olo (per cui strummus+olus→strummolus→strummolo) con il suo esatto significato di trottolina. la voce tiriteppeto, talvolta usata, ma erroneamente, anche come tiriteppola è voce onomatopeica riproducente appunto il rumore prodotto dalla trottolina nel suo incerto movimento inclinato e ballonzolante. Rammento che la voce strummolo s.vo m.le à due plurali: l’uno maschile: ‘e strummole/i = le trottoline e l’altro f.le metafonetico: ‘e strommole con cui, [con evidente traslato, le cui ragioni illustrerò a seguire] si indica le fandonie, le sesquipedali sciocchezze,le panzane,le frottole gratuite; semanticamente la faccenda si spiega con il fatto che di per sé lo strummolo = trottolina è un semplice giocattolino con cui trastullarsi; alla stessa maniera le frottole, panzane, fandonie altro non sono che una sorta di innocente mezzo dilettovole con cui prendersi giuoco di qualcuno; ugualmente semplice da spiegarsi la differenza di morfologia tra il maschile strummole/i ed il f.le strommole, rammentando il fatto che nel napoletano un oggetto (o cosa che sia) è inteso se maschile piú piccolo o contenuto del corrispondente femminile; abbiamo ad . es. ‘a tavula (piú grande rispetto a ‘o tavulo piú piccolo ),‘a tammorra (piú grande rispetto a ‘o tammurro piú piccolo ), ‘a cucchiara(piú grande rispetto a ‘o cucchiaro piú piccolo), ‘a carretta (piú grande rispetto a ‘o carretto piú piccolo ); fanno eccezione ‘o tiano che è piú grande de ‘a tiana e ‘o caccavo piú grande de ‘a caccavella; va da sé che essendo la fandonia certamente piú grossa della trottolina necessitasse d’un genere femminile (per cui ‘e strommole = le sciocchezze, fandonie, frottole etc. da non confondersi con il maschile ‘e strummole/i = le trottoline). A margine e completamento rammento altresí che gli strummoli usati un tempo dagli scugnizzi napoletani erano di tre tipi, ognuno dei quali aveva un nome ed una funzione divesra. Quello levigato ed appuntito, in legno naturale, non tinto era denominato “zenzella”(con riferimento semantico alla vivacità della cinciallegra di cui portava il nome napoletano), ed aveva la funzione di girare piú a lungo degli altri nelle epiche sfide fra scugnizzi. Per far sí che il suo vorticare durasse piú degli altri, s’usava togliere la punta ed affilarla lungamente su di una pietra lavica di una pubblica fontanina,poi prima di ricollocare la punta nel legno, si introduceva nell’alveolo della punta una mosca non morta,ma viva che nell’inteso dei ragazzini, avrebbe dovuto aggiungere un rumoroso zzzzzzzz alla trottolina che girava; la cosa ovviamente non avveniva per due buoni motivi: a) la mosca catturata ed infilata nello stretto alveolo finiva per morire schiacciata dalla punta; b)anche se fosse rimasta viva mai e poi mai avrebbe potuto propagare all’esterno un suo ronzio; la funzione della mosca finiva perciò per esser solo una sorta di ammortizzatore della punta metallica. Poi c’era la “patacca” ”(con riferimento semantico al fatto d’essere, tal quale una moneta falsa, una trottolina scadente, quasi contraffatta, destinata a poter essere impunemente scugnata (sbreccata)), che veniva usata quando “si andava sotto” e si dovevano subire i colpi degli strummoli nemici.Per quest’ uso s’usava fornirsi di uno strummolo di poche lire che veniva tinto per metà di nero per non confonderlo con lo strummolo buono cioè con lo strummolo zenzella. C’era infine un piú costoso strummolo “di attacco” tinto di luvardo (azzurro)forte e resistente che veniva usato,appunto, contro la “patacca”,e che fornito di una punta piú spessa ed affilata era detto appunto puntarola. E termino rammentando che la voce zenzella è voce onomatopeica, dal verso dell’uccellino, diminutivo di zenza (cincia); la voce patacca è un antico sostantivo indicativo in primis di una moneta di grande formato, ma di poco valore contenuto in appena cinque carlini, sostantivo passato poi ad indicare il danaro in genere ed ancóra figuratamente (come nel caso che ci occupa) una cosa di poco pregio, un oggetto scadente o anche falso venduto come antico o di valore; scherzosamente valse medaglia, decorazione vistosa, ma di scarsa importanza ed infine nel linguaggio familiare indicò una grossa macchia d'unto; quanto all’etimo è voce derivata dal prov. patac;la voce puntarola infine è un adattamento al femminile d’ un maschile puntarolo denominale di punta.L’adattamento al femminile, come ò già ricordato ed opportunamente ripeto nasce dal fatto che [ripeto ] in napoletano un oggetto (o cosa quale che sia) è inteso se maschile piú piccolo o contenuto del corrispondente femminile; abbiamo ad . es. ‘a tavula (piú grande rispetto a ‘o tavulo piú piccolo ),‘a tammorra (piú grande rispetto a ‘o tammurro piú piccolo ), ‘a cucchiara(piú grande rispetto a ‘o cucchiaro piú piccolo), ‘a carretta (piú grande rispetto a ‘o carretto piú piccolo ); ),‘a canesta (piú grande rispetto a ‘o canisto piú piccolo ), fanno eccezione ‘o tiano che è piú grande de ‘a tiana e ‘o caccavo piú grande de ‘a caccavella.Nella fattispecie la punta dello strummolo d’attacco era piú spessa e grossa della sottile, ma acuminata punta della lesina o punterolo per cui occorse rendere femminile il termine. Satis est. R.Bracale Brak R.Bracale

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