martedì 24 gennaio 2017
VARIE 17/92
1.CADÉ ‘A COPP’Ô PÈRE ‘E PUTRUSINO.
Ad litteram: cadere dalla pianta di prezzemolo; id est ammalarsi , anche se di affezioni non importanti, ma reiterate; la locuzione è usata soprattutto per commentare lo stato di malferma salute delle persone anziane che son solite ammalarsi di piccole affezioni che, se per la loro non eccessiva virulenza e/o importanza, non destano particolari preoccupazioni, pur tuttavia son di gran fastidio per gli anziani che subiscono tali affezioni paragonate nella locuzione in epigrafe alle cadute da una pianta di prezzemolo, cadute che poiché avvengono da una pianta molto bassa non son pericolose, anche se - altrove si consiglia di evitare cadute vasce (cadute basse) in quanto pericolose.
2.CAMMENÀ CU ‘A CARROZZA D’ ’O SCARPARIELLO
Letteralmente: Incedere con la carrozza del ciabattino; id est: usare come carrozza quella fornita dal ciabattino, e cioè le proprie scarpe, marciando a piedi. Espressione usata a divertita chiosa del comportamento di chi non perché salutista, ma perché parsimonioso al massimo,quasi avaro, pur di risparmiare i pochi soldi per servirsi di una carrozza per il trasporto pubblico, si rassegni a marciar a piedi.
carrozza s.vo f.le
1 vettura a quattro ruote, con chiusura a cabina o a mantice, trainata da uno o piú cavalli, per il trasporto di persone. DIM. carrozzella/carruzzella,
2 vagone ferroviario per il trasporto di persone: carrozza di prima, di seconda classe | carrozza letto, provvista di cuccette | carrozza ristorante, dove si servono i pasti | carrozza ristoro, dove si fa servizio di bar
3 mozzarella ‘ncarrozza, specialità della cucina napoletana costituita da due fette di pane senza crosta ripiene di mozzarella,bagnate nel latte, infarinate, intinte nell'uovo e poi fritte. etimologicamente carrozza è voce dallo spagnolo carroza marcata su di un lat. barbarico *carrocea affine al cl. carrus;
scarpariello s.vo m.le diminutivo (cfr. suff. iello) di scarparo s.vo m.le letteralmente non è il ciabattino, colui che accomoda le scarpe rotte (costui, in corretto napoletano è ‘o solachianiello ), ma è il fabbricante di scarpe,in linea con l’etimologia del termine scarparo che è dal portoghese-spagnolo escarpa con l’aggiunta di un suffisso di attinenza arius→ aro di reminescenza latina; da quanto détto se ne ricava che la locuzione piú acconciamente potrebbe esser resa con Cammenà cu ‘a carrozza d’ ’o solachianiello (ciabattino) e non Cammenà cu ‘a carrozza d’ ’o scarpariello il (giovane fabbricante di scarpe).
3.CAMPÀ ANNASCUSO DÔ PATATERNO.
Ad litteram: Vivere nascondendosi all’ Eterno Padre; id est: vivere non dando contezza di sè nemmeno al Cielo, quasi di soppiatto, clandestinamente se non addirittura a dispetto ed in barba di tutti gli altri.A Napoli la locuzione è usata quando si voglia dare ad intendere che sia impossibile conoscere da cosa o chi taluno tragga i propri mezzi di sostentamento, posto che il suo tenore di vita eccede le di lui conclamate possibilità economiche.
4.CANE E CCANE NUN SE MOZZECANO - CUOVERE E CUOVERE NUN SE CECANO LL'UOCCHIE.
Letteralmente: A- CANI E CANI NON SI AZZANNANO B- CORVI E CORVI NON SI ACCECANO Ambedue i proverbi sottolineano lo spirito di corpo che esiste tra le bestie, per traslato i proverbi li si usa riferire anche agli uomini, intendosi sottolineare che persone di cattivo stampo non son solite farsi guerra, ma - al contrario - usano far causa comune in danno dei terzi.
5.CANTA CA TE FAJE CANONICO!
Letteralmente: Canta ché diventerai canonico Id est: Urla piú forte ché avrai ragione!
Il proverbio ironicamente intende sottolineare l'abitudine di tanti che in una discussione, non avendo serie argomentazioni da apportare alle proprie tesi, alzano il tono della voce ritenendo cosí di prevalere o convincere l'antagonista.Il proverbio fa riferimento all’abitudine dei canonici della Cattedrale che son soliti cantare l'Ufficio divino con tonalità spesso elevate, per farsi udire da tutti i fedeli.
BRAK
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