‘NCOPP’Ê CCETRANCULELLE
Il carissimo amico S.C., che per motivi di riservatezza, mi
limito ad identificare con le sole iniziali, mi à chiesto di rammentargli
qualcosa sull’espressione in epigrafe. Gli ò risposto che con la popolare locuzione in epigrafe sino a tutti gli anni
50 del 1900 si faceva riferimento ad una nota zona napoletana sita sul poggio di
sant’Eframo vecchio,alle spalle dell’Orto Botanico zona adiacente al monastero
coevo dei padri Cappuccini, zona ove era
eretto un cimitero [ora in disuso] detto d’’e Ccetranculelle perché sorto su un terreno in origine coltivazione di alberi d’arance
amare détte in napoletano [con derivazione dal greco medievale
kitrànguron]cetrancole donde il diminutivo cetranculelle. Tale cimitero fu
eretto per dare sepoltura, in terra
sconsacrata, a gli impenitenti quali
mariuoli [ladri] e zoccole [prostitute]
ritenuti indegni di essere accolti né nel cimitero monumentale [sede di un
famedio o “recinto degli uomini illustri”], nè
nel più antico cimitero , «delle 366 fosse»[cioè Il cimitero di Santa
Maria del Popolo (ma comunemente noto appunto come cimitero delle 366 fosse),eretto
tra il 1762 e 1763 per un certo periodo dismesso, ma da almeno il 2012
nuovamente visitabile, sito in via Fontanelle al trivio, realizzato da
Ferdinando Fuga a far tempo dal 1762
(vale a dire, poco meno di mezzo secolo prima che Napoleone I emanasse l’Editto
di St.-Cloud) cimitero nel quale un cadavere – di chi fósse,fósse: nobile, popolano, ricco o mendicante – era
calato senza tanti complimenti nella fossa comune corrispondente al giorno
dell’anno in cui la persona era defunta, fossa comune dove a sera si versava una colata di calce viva,
prima che quel sepolcro fosse coperto con una lastra di marmo, che sarebbe
stata rimossa soltanto dopo un anno esatto, per aggiungere resti novelli ai resti preesistenti. Come ò anticipato erano emarginati
le prostitute ed i ladri la cui sepoltura avveniva nel cimitero delle Cetrangolelle. Per buona
misura a gli impenitenti non era
concesso neppure il pietoso suffragio de “‘o lunnerì ‘e ll’àneme d’’o Priatorio , concesso ad ogni altro defunto; il lunedí era infatti il giorno cioè quando schiere di donne si recavano negli
altri luoghi di sepoltura comune per recitare preghiere e rosari in loro
suffragio considerando tale gesto come una forma di suffragio noto in
napoletano come “refrisco” cioè
refrigerio dalle fiamme del purgatorio.
A margine di tutto quanto détto rammento che nell’immediato
dopoguerra, quantunque non fósse un luogo romantico, lo spiazzo antistante il cimitero delle
Cedrangolelle o la dirimpettaia Salita d’’e Prevetarielle, poi ribattezzata con
il patronimico Cupa Macedonia, furono
teatro di appuntamento degli innamorati. A completamento rammento altresì che
la Salita d’’e Prevetarielle [in realtà
una sorta di viottolo (da percorrere rigorosamente a piedi) che da Sant’Eframo
s’nerpica sino a Capodimonte nelle adiacenze del Seminario Arcivescovile
napoletano] s’ebbe in origine questo nome perché quotidianamente percorsa per
la loro passeggiata appunto dai
Seminaristi (in napoletano prevetarielle) e non [come erroneamente disse
Romualdo Marrone] dai cappuccini del convento
di piazza Sant’Eframo, cappuccini che per esser dei frati sarebbero
stati detti munacielle e non prevetarielle.
Concludo rammentando, come ò anticipato, che la locuzione: “‘Ncopp’ê ccetranculelle”
finí per essere una precisa indicazione stradale e divenne quasi di esclusiva
pertinenza delle coppie di innamorati della città bassa che colà, zona
solitaria e quasi priva di occhi indiscreti, usavano darsi appuntamento cosí
come amici e/o conoscenti usavano darsi convegno “Sott’ô rilorgio d’’a Ferrovia”
quand’ancóra esisteva, in luogo della sconcia, anonima accozzaglia stilistica
odierna, il vecchio fabbricato neoclassico della stazione
della Ferrovia di Napoli presidiato
sulla facciata da un vistoso orologio.
Satis est.
Raffaele Bracale
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