TARALLO
Tarallo s.m. s. biscotto a forma di ciambella tipico dell'Italia meridionale, dolce se condito con zucchero e semi d'anice, rustico se condito con sugna e pepe o altro. DIM. taralletto, tarallino, taralluccio. Trattasi chiaramente di un meridionalismo, attese le regioni (tutte meridionali: Campania, Abruzzo, Calabria e Puglia) dove vengono prodotti tali tipici biscotti. Voce penetrata nel lessico dell’italiano vista la gran diffusione peninsulare ( per esportazione dalle regioni produttrici) del prodotto che va sotto il nome di tarallo. Quanto all’etimo della voce a margine non vi sono certezze e si vaga nel campo delle ipotesi; tutti i calepini a mia disposizione, a cominciare dal D.E.I. nicchiano o si rifugiano dietro il solito pilatesco etimo incerto;non so dire chi l’abbia formulata ma esiste un’ipotesi che riferirebbe la voce tarallo al greco toros (= toroide); personalmente ipotizzo il latino torus (= toro: modanatura inferiore della colonna,cordone); semanticamente in ambedue i casi ci si troverebbe nel giusto atteso che sia la forma del toroide che quella del toro di colonna, richiamano quella del tarallo, ma morfologicamente è alquanto complicato, tuttavia posto che in linguistica non sono importanti gli adattamenti vocalici (o→a) è un po’ piú complesso spiegare da dove salti fuori quel suffisso allo a meno che (ed è questa la mia ipotesi!), a meno che questo allo non sia un adattamento locale di un originario suffisso diminutivo ello←ellus prorio dei sostantivi con tema in r; oppure un adattamento metaplasmatico ed espressivo di un originario suffisso diminutivo olo←olus;accettando una delle due ipotesi si potrebbe ritenere il tar-allo un piccolo(cfr. il suff.ello→allo oppure olo→alo→allo) cordone (torus); dopo lungo almanaccare, mi son fatto convinto di questa idea, quantunque neppure la grammatica del RHOLFS faccia menzione di questi adattamenti di suffisso... In ogni caso, se si accettasse, per l’etimo di tarallo la mia idea di tor-(us) + il suff. ello→allo oppure olo→alo→allo forse si potrebbe , indegnamente, dare scacco persino al D.E.I. che al proposito di tarallo elencò una sequenza di ipotesi giudicandole tutte però improponibili o non perseguibili..., con la sola eccezione, forse!, di una voce macedone: dràmis = focaccia, voce che però il curatore della lettera T (Giovanni Alessio) ipotizzò debba leggersi in modo paleograficamente corretto dràllis. Stimo, e quanto! G. Alessio, ma – nella fattispecie – penso che si fosse esibito in un doppio salto mortale (senza rete), pericoloso esercizio in cui, mancandomi forza e coraggio(lèggi: preparazione) non mi sento di seguirlo! Ed in ogni caso il passaggio morfologico da dràllis a tarallo d’acchito non si còglie!
Raffaele Bracale
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