giovedì 4 aprile 2019

CUMPARE ‘E FAZZULETTO



CUMPARE ‘E FAZZULETTO
Questa volta è stato il  caro amico P. G. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) a  chiedermi via e-mail di chiarirgli quali siano le ragioni per le quali colui che è  il testimone alle nozze  della sposa che in tutta la penisola è détto compare  di matrimonio o  d’anello, in tutta la provincia napoletana prende il nome di “cumpare ‘e fazzuletto”,cosí come   in epigrafe.
Mette conto in primis soffermarsi sui termini usati nella locuzione:
cumpare s.vo m.le  [dal lat. tardo compatre-m, composto  di cum- e pater «padre»]. – 1. A. Chi tiene a battesimo o a cresima il figlio altrui, sia rispetto a questo, sia rispetto ai genitori di lui. Figuratamente: essere un soggetto  indispensabile in qualche faccenda. B. Come ò anticipato  Il testimone alle nozze della sposa (e reciprocamente lo sposo rispetto al testimone o alla testimone), detto anche, per distinzione da quello precedente, compare di matrimonio o compare d’anello per il compito che gli è, o era, riservato di consegnare gli anelli agli sposi nel corso della cerimonia nuziale, spesso come suo personale regalo. 2. estensivamente A.Titolo che si dà a un vecchio amico o a chi, anche occasionalmente, si considera come tale; B. Chi aiuta più o meno copertamente qualcuno in una brutta azione, in un imbroglio, o gli tien mano in giochi di prestigio, o finge a suo favore d’essere un acquirente in una vendita all’asta, e analoghe.
Fazzuletto s.vo m.le [da un lat. volg.:*facjolu-m con cj>z addizionato del suff.diminutivo m.le etto]. – Quadrato di tela (per lo più di lino, seta  o cotone), bianco o colorato, variamente ricamato o rifinito, adoperato per soffiarsi il naso, asciugarsi il sudore e per altri simili usi.
Tanto premesso veniamo al perché della locuzione che si spiega tenendo presente che sino a tutto il principio del 1900 a Napoli ed in tutta la sua provincia la sposa soleva ricambiare il dono degli anelli per le nozze con un fazzoletto di batista bianca ricamato con le iniziali degli sposi e chi lo riceveva invece di intascarlo per servirsene personalmente preferí adoperarlo per farne il supporto delle vere da presentare per la benedizione dando cosí vita ad una tradizione che sebbene obsoleta [oggi le fedi vengono poggiate su di un vassoietto o un minuscolo cuscino approntati ad hoc] à lasciato l’espressione che ancóra perdura nel parlato del napoletano verace.
E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico P.G. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente  chi dovesse imbattersi in questa paginetta.Satis est.
 Raffaele Bracale

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