lunedì 6 settembre 2021

ZIMMARE E CRAPETTE, UNA ‘MBULLETTA!

 

ZIMMARE E CRAPETTE, UNA ‘MBULLETTA!

Anche questa volta faccio sèguito ad  un  quesito rivoltomi dall’amico A.M. (al solito, motivi di riservatezza mi impongono di  riportar solo le iniziali di nome e cognome di chi mi scrive per sollecitar ricerche) occupandomi dell’espressione  in epigrafe

Con la locuzione in esame , di marcata valenza negativa e  che ad litteram è: becchi e capretti (in) un’unica bolletta ci si intende riferire a quelle situazioni nelle quali, per ignavia, cattiva volonta, o pure per precipitazione, impulsività, impeto, imprudenza, leggerezza, avventatezza si faccia d’ogni erba un fascio accomunando elementi incongrui o associando in un giudizio negativo – per  colpevole ostilità, astio, avversione, animosità, risentimento, livore, rancore, antipatia, inimicizia –persone che in realtà son ben diverse tra di loro.

In origine l’espressione non ebbe valenza negativa,ma positiva atteso che con essa ci si riferí all’abitudine di taluni macellai che pur di accattivarsi la clientela usavano conferire  carne di capretto e di  montone od agnello facendola pagare  ad un unico  prezzo  contenuto cioè al prezzo della carne  di  montone(curdisco) od agnello (corachiatta) laddove il prezzo di mercato della carne  di capretto, piú pregiata della carne  di  montone od agnello avrebbe dovuto essere superiore. Successivamente venuta meno quell’abitudine dei macellai l’espressione finí per acquistare una valenza negativa e si attagliò  non solo alle situazioni di cui ò détto antea, ma fu usata con risentimento da superiori e rivolta ad inferiori che nel loro espletamento dei compiti loro assegnati operassero, per disattenzione, incompetenza e/o cattiva volontà,  confusioni sesquipedali  producendo spesso gravi danni  a gli utili attesi e non ottenuti  per scambi, errori, sbaglî loro imputabili.

 Esaminiamo le voci incontrate:

zímmaro =

(in primis)1maschio della pecora, agnellone, capro,becco;

(figurate, alibi) 2 persona rozza, villana, scorbutica; voce etimologicamente dal greco khímaros  con raddoppiamento della consonante nasale bilabiale (m) propiziato dal tipo di parola sdrucciola; rammento che in napoletano in senso dispregiativo nei medesimi significati indicati sub 1 s’usa la voce

curdisco s.vo m.le = maschio della pecora, agnellone, capro,becco che abbia superato l’anno di vita, agnello dalla carne meno tenera in quanto nato dopo la Pasqua dell’anno precedente; voce dal lat. cordus = nato in ritardo con l’aggiunta della voce pleonastica isco, lettura metatetica di   hircus→(h)iscu(r)→isco = capro, caprone.

crapette s.vo m.le pl. di crapetto = capretto,piccolo della capra dalla carne morbida e di sapore delicato ancorché sui generis; la carne del  capretto  macellato prima che compia l’anno di vita, è usata   in alternativa alla carne di agnello (zímmaro o curdisco) nella cucina tipica  delle festività pasquali; la voce crapetto etimologicamente è una lettura metatetica del lat. capr(am) con l’aggiunta del suffisso diminutivo etto.

mbulletta s.vo f.le bolletta, fattura, scontrino, polizza, contrassegno, contromarca   voce etimologicamente dal lat. bŭlla  che in età tarda assunse anche il sign. di «sigillo» con l’aggiunta del suffisso diminutivo etta f.le di etto,  suffisso che altera in senso diminutivo, e spesso vezzeggiativo, sostantivi o aggettivi;la voce a margine è addizionata in posizione protetica di una n eufonica che non necessita di segno diacritico d’aferesi , non essendo un residuo di un in illativo che invece  risolve in una n aferizzata: in →(i)n→’n  (cfr. nc’è per c’è, mente in caso→’ncaso); nella fattispecie  in esame la n eufonica protetica di un vocabolo che inizia con una consonante occlusiva bilabiale sonora (b) o sorda (p) si muta in m (cfr. in→(i)n→’n +braccio→’mbraccio - in→(i)n→’n +paraviso→’mparaviso etc.)

 

corachiatta  s.vo m.le =  giovane maschio della pecora di razza laticauda, agnello laticauda che non abbia superato l’anno di vita.

La pecora laticauda  (o barbaresca campana, bastarda arianese, beneventana, casalinga, casareccia, nostrana) è una razza di pecore tipicamente campana  con ben fissati  suoi caratteri, pecora  che ebbe origine   dalla pecora Nord-Africana,importata dai Borbone-Napoli formandosi, quindi, con successivi incroci con la pecora appenninica locale e meticciamenti protrattisi a lungo.

All’ attualità  essa deve il suo miglioramento all’opera di selezione di appassionati, piccoli allevatori.
È allevata, come ò détto, in Campania particolarmente nelle province di Benevento e di Avellino, con tendenza all’espansione in altre province.Viene allevata nella media collina in piccoli greggi che raramente raggiungono i 20 capi di consistenza. In passato prevaleva la transumanza, oggi gli allevamenti sono generalmente stanziali.Il sostativo in esame etimologicamente è l’agglutinazione della voce cora(=coda) e della voce chiatta (=grassa) agglutinazione esatta trasposizione nel napoletano del latino laticauda (dalla coda grossa) che diventa appunto corachiatta (coda grassa).Si tratta di un ovino tenero e saporito;con il latte delle pecore laticauda è prodotto, in altura nelle zone del beneventano e dell’avellinese uno squisito formaggio pecorino.
 Non mi pare ci sia altro da aggiungere per cui mi fermo qui, sperando d’avere accontentato l’amico A.M. ed interessato qualcun altro  dei miei ventiquattro lettori e  chi  forte dovesse imbattersi in queste paginette. Satis est.

Raffaele Bracale

 

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