‘E RIPPE O ‘E RAPPE e DI
RIFFE O DI RAFFE
L’amica F. C. (i consueti problemi di privatezza mi
costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) mi à chiesto di
illustrarle la prima espressione in epigrafe e soprattutto di formularne, se
possibile, etimologia e semantica. Provvedo
alla richiesta cominciando col dire súbito che non è possibile tradurre
letteralmente (se non in parte) in italiano l’espressione in quanto formata con
due termini di cui solo il secondo e cioè rappe trova corrispondenza nei vocabolarî italiani nelle voci: grinze,
rughe, crespe, sgualciture, piegature casuali ed imprecise di stoffe; il primo
termine rippe non trova
alcuna corrispondenza nei lessici
italiani in nessuna voce,né potrebbe trovarla, trattandosi di voce ricavata nel napoletano
per bisticcio ed allitterazione con la successiva rappe (etimologicamente dal longobardo *krapfo→(k)rap(f)o→rappo/rappa= uncino). Ciò precisato do la
spiegazione dell’espressione; essa è
nata partendo proprio dal termine rappe legandovi, per stabilire una relazione , un
fantasioso rippe ; l’espressione à
però un suo compiuto significato che si può rendere con: in ogni modo, con qualsiasi
espediente
in una maniera precisa o anche
scorretta e cioè: sia che con la
nostra azione scorretta (‘e rappe) si producano grinze, rughe, crespe,
sgualciture, piegature casuali ed imprecise, sia che invece si agisca in
maniera corretta( ‘e rippe), occorrerà raggiungere lo scopo, puntando dritto al
fine da raggiungere in ogni caso, magari
alla carlona o – per dirlo in pretto napoletano – alla sanfrasòn/zanfrasòn o sanfasòn
che sono , pari pari, corruzione del francese sans façon (senza misura) e sono tra le pochissime, se non quasi
uniche voci del napoletano che essendo accentate sull’ultima sillaba si possono
permettere il lusso di terminare per
consonante in luogo di una consueta
vocale evanescente paragogica finale (e/a/o)
e raddoppiamento della consonante etimologica: normalmente in napoletano ci si
sarebbe atteso sanfrasònne/zanfrasònne o
sanfasònne come altrove barre per e da bar o tramme per e da tram etc.
Di riffe o di raffe
In coda ed a margine di tutto quanto ò scritto circa
l’espressione napoletana: ‘e rippe o ‘e rappe (in ogni modo, con qualsiasi espediente)
ricordo che in molti altri linguaggi regionali (Lazio, Marche, Toscana, Emilia
etc.) ed piú in generale in tutto il territorio nazionale esiste
l’espressione di riffe o di raffe che à all’incirca la medesima valenza
dell’espressione partenopea e sta per in ogni modo, con qualsiasi espediente,ed
anche con le buone o le cattive.
Ciò che vien da chiedersi è se le espressioni siano le
stesse con morfologia alquanto diversa ed in caso positivo chi àbbia la primogenitura dell’espressione.
Orbene giacché non esistono scritti di riferimento che possano attestare con
sicurezza priorità natali, connubi e/o
derivazioni fono-morfologiche e semantiche tra le due espressioni, non mi resta
che ipotizzare qualcosa affidandosi alla logica ed al D.E.I. il solo che
registri la voce riffa (deducendola la prima volta nel 1729 da
Fagiuoli: Giovan Battista
Fagiuoli (Firenze,
24 giugno
1660 – † ivi 1742) scrittore,
poeta e
drammaturgo
italiano.))come
agg.vo f.le di riffo ( litigioso,
rissoso, prepotente). A voler dunque stare a credere al D.E.I. la voce negativa
nell’espressione di riffe o di raffe dovrebbe essere riffe da intendersi non
piú come agg.vo pl. f.le, ma come s.vo pl. f.le = litigi, risse, prepotenze e come voce
negativa dovrebbe essa indicare le
cattive della spiegazione con le
buone o le cattive e conseguentemente la voce raffe dovrebbe essere
voce positiva e valere le buone costringendoci,
per esser precise a spiegare di riffe o di raffe = con le cattive ocon le buone
e non con le buone o le
cattive. Almeno la logica questo farebbe sospettare; epperò, epperò nel
medesimo D.E.I. si trova registrata la voce raffa
(anonimamente nel XIV sec.)= furto s.vo f.le deverbale di raffare
verbo piú diffuso come arraffare=
rubare (dal tedesco hraffo= strappo via) che costringerebbe
a ritenere anche raffe pl. di raffa voce
negativa e non positiva di talché di riffe o di raffe meriterebbe d’esser spiegata non con le buone o le cattive o con le cattive o le buone ma con le
cattive o le cattive cosa che però
non darebbe senso alla congiunzione
disgiuntiva o . D’altro canto atteso che sia la voce riffe che la voce raffe nell’italiano non sono attestate altrove se non nell’espressione in esame mi permetto
di dissentire dal D.E.I. e segnatamente dal prof. Carlo Battisti che curò le
voci sotto la lettera R e ritenere che l’espressione in esame di
riffe o di raffe non sia nata
costruendola con voci esaminate riffe = prepotenza e raffe = furto, ma che sia pervenuta
dapprima nelle regioni limitrofe (Lazio) o vicine (Marche) e poi in tutto
l’idioma nazionale quale calco adattato(p→f)
della napoletana ‘e rippe o ‘e rappediventando nell’italiano di riffe o di raffe con la sostituzione dell’esplosiva labiale p con la consonante fricativa labiodentale sorda f forse ritenuta piú elegante ed adatta alla
lingua nazionale, della popolaresca rumorosa p.
Penso d’aver contentata l’amica F.C.e qualche altro dei miei
ventiquattro lettori. Satis est.
Raffaele Bracale
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