1.CHIJARSELA A LIBBRETTA.
Letteralmente:piegarsela
a libretto. È il modo piú comodo per consumare una pizza, quando non lo si possa fare stando comodamente seduti al
tavolo servendosi di piatto e posate e
si sia costretti a mangiare stando in
piedi. In tal caso si procede alla piegatura in quattro parti della pietanza
circolare che assume quasi la forma di un piccolo libro e si può mangiarla
riducendo al minimo il pericolo di imbrattarsi di condimento. L’espressione in
senso traslato vale accettare obtorto
collo, far, per necessità, buon viso a cattivo gioco.
2.VENNERE 'A SCAFAREA PE
SSICCHIETIELLO.
Letteralmente:Vendere
una grossa insalatiera presentandola come un secchiello.Figuratamente e
sarcasticamente la locuzione viene
adoperata nei confronti di chi decanti la nettezza dei costumi di una
donna che invece è stata notoriamente conosciuta biblicamente da parecchi.
3.'E SÀBBATO, 'E SÚBBETO E
SENZA PREVETE!
Di sabato,
di colpo e senza prete! E' il malevolo augurio che si lancia all'indirizzo di
qualcuno cui si augura di morire in un giorno prefestivo, cosa che impedisce la
sepoltura il giorno successivo, di morire di colpo senza poter porvi riparo e
di non poter godere nemmeno del conforto religioso
4.A PPESIELLE NE PARLAMMO.
Letteralmente:
Parliamone al tempo dei piselli -(quando cioè avremo incassato i proventi della
raccolta e potremo permetterci nuove spese...) Id est: Rimandiamo tutto a tempi
migliori.
Messo
sulla bocca di un medico, vale sempre “Rimandiamo tutto a tempi migliori,ma per
me”(quando, cioè, sarei in preda ai dolori di pancia che ti procureranno i
piselli e sarei costretto a chiedere il mio intervento a pagamento!)
5.JÍ CERCANNO OVA 'E LUPO E
PIETTENE 'E QUINNICE.
Letteralmente:Andare
alla ricerca di uova di lupo e pettini da quindici (denti). Id est: andare alla
ricerca di cose introvabili o impossibili; nulla quaestio per le uova di lupo
che è un mammifero per ciò che concerne i pettini bisogna sapere che un tempo i
piú conosciuti nel popolo, oltre quelli usati per ravviarsi i capelli, erano i pettini dei cardalana e tali attrezzi
non contavano mai piú di tredici denti...
6.CHI TÈNE MALI CCEREVELLE,
TÈNE BBONI CCOSCE...
Chi
à cattivo cervello, deve avere buone gambe, per sopperire con il moto alle
dimenticanze o agli sbagli conseguenti del proprio cattivo intendere.
7.METTERE 'O PPEPE 'NCULO Â
ZÒCCOLA.
Letteralmente:introdurre
pepe nel deretano di un ratto. Figuratamente: Istigare,sobillare, metter l'uno
contro l'altro. Quando ancora si navigava, capitava che sui bastimenti mercantili,
assieme alle merci solcassero i mari grossi topi, che facevano gran danno. I
marinai, per liberare la nave da tali ospiti indesiderati, avevano escogitato
un sistema strano, ma efficace: catturati un paio di esemplari, introducevano
un pugnetto di pepe nero (spezia che avevano abbondantemente a portata di mano
in quanto presente tra quelle trasportate come beni da importazione) nell'ano
delle bestie, poi le liberavano. Esse, quasi impazzite dal bruciore che
avvertivano si avventavano in una cruenta lotta con le loro simili. Al termine
dello scontro, ai marinai non restava altro da fare che raccogliere le vittime
e buttarle a mare, assottigliando cosí il numero degli ospiti indesiderati.
L'espressione viene usata con senso di disappunto per sottolineare lo scorretto
comportamento di chi, in luogo di metter pace in una disputa, gode ad attizzare
il fuoco della discussione...
8.PURE 'E PULICE TENONO 'A
TOSSE...
Anche
le pulci tossiscono - Id est: anche le persone insignificanti tossiscono, ossia
voglione esprimere il proprio parere.
9.DICE BBUONO 'O DITTO 'E
VASCIO QUANNO PARLA DELLA DONNA: UNA BBONA CE NE STEVA E 'A FACETTERO
MADONNA...
Ben
dice il detto terrestre allorché parla della donna: ce n'era una sola che era
buona ma la fecero Madonna... Id est: La donna è un essere inaffidabile e da
cui guardarsi. - La quartina, violentemente misogina è tratta dal poemetto
'Mparaviso del grande poeta Ferdinando Russo che la fece propria.
10.DICERE 'A MESSA CU 'O
TEZZONE.
Celebrare
la messa con un tizzone ardente(in mancanza di ceri...)Id est: quando c'è un
dovere da compiere, bisogna farlo quale che siano le condizioni in cui ci si
trovi.
11.JAMMO, CA MO S'AIZA!
Muoviamoci,
ché ora si leva(il sipario)! - Era l'avviso che il servo di scena dava agli
attori per avvertirli di tenersi pronti , perché lo spettacolo stava per
iniziare. Oggi lo si usa per un avviso generico sull'imminenza di una qualsiasi
attività.
12.CHELLO È BBELLO 'O
PRUTUSINO, VA 'A GATTA E CE PISCIA A COPPA...
Ad
litteram: Il prezzemolo è bello, poi la gatta vi minge su; espressione ironica
da intendersi:Il prezzemolo non è rigoglioso, poi la gatta vi minge sopra -
Amaro commento di chi si trova in una situazione precaria e non solo non riceve
aiuto per migliorarla, ma si imbatte in chi la peggiora
maggiormente...L’espressione cosí come formulata con l’aggettivo bello,
parrebbe sostanziare un fatto o dote positiva, ma trattandosi di un’espressione
ironica se non sarcastica essa deve essere lètta in senso antifrastico cioè
negativo di talché il bello va inteso brutto
13.QUANNO VIDE 'O FFUOCO Â CASA
'E LL'ATE, CURRE CU LL'ACQUA Â CASA TOJA...
Quando
noti un incendio a casa d'altri, corri a spegnere quello in casa tua - Cioè:
tieni per ammonimento ed avvertimento ciò che capita agli altri per non trovarti
impreparato davanti alla sventura, che potrebbe colpirti nello stesso momento.
14.GIORGIO SE NE VO’ JÍ E 'O
VESCOVO N' 'O VO’ CACCIÀ.
Giorgio
intende andar via ed il vescovo vuole cacciarlo. L'icastica espressione mutuata
da una farsa pulcinellesca fotografa un
rapporto nel quale due persone intendono perseguire il medesimo fine, ma
nessuno à il coraggio di prendere l'iniziativa, come nel caso del prelato e del
suo domestico...
15.FA MMIRIA Ô TRE 'E BASTONE.
Fa invidia
al tre di bastoni- Ironico riferimento ad una donna che abbia il labbro
superiore provvisto di eccessiva peluria, tale da destare l'invidia del 3 di
bastoni, che nel mazzo di carte napoletano è rappresentato con nell'incrocio di
tre randelli un mascherone di uomo provvisto di esorbitanti baffi a manubrio.
16.LASSA CA VA A FFUNNO ‘O
BBASTIMENTO, BBASTA CA MORENO ‘E ZZOCOLE !
Ad
litteram : Lascia pure che la nave affondi, purché si sterminino i ratti.
Espressione usata in riferimento a chi non si faccia scrupoli di sorta pur di
raggiungere lo scopo che si è prefisso.
17.FÀ CACÀ LL’UVA, LL’ACENO I ‘O STREPPONE.
Ad
litteram: far defecare il grappolo d’uva,
gli acini(vinacciuoli) ed il raspo relativi.Locuzione, spesso usata sotto
forma di minaccia: te faccio cacà ll’uva,
ll’aceno e ‘o streppone (ti faccio
defecare la pigna d’uva, i singoli acini(vinacciuoli) ed il raspo) con la
quale si significa l’azione violenta di
chi costringa o intenda costringere un ladro o anche solo un
profittatore a restituire tutto il mal
tolto, e cioè pretenda di farsi
restituire, sia pure sotto forma di feci, non solo la pigna d’uva che gli sia
stata sottratta, ma addirittura i singoli acini
e persino ad abundantiam il vuoto raspo che non viene mangiato, ma che
si intende far restituire da digerito.La minaccia estensivamente poi viene
usata nei confronti di chiunque (adulti e/o bambini) siano messi in condizione
di dover esser severamente puniti per eventuali malefatte trascorse.
cacà= cacare, defecare voce verbale infinito derivata dal lat. cacare= andar di corpo;
uva = uva, il frutto
della vite, costituito da un grappolo composto di acini: dal lat. uva(m) nell’espressione in epigrafe vale grappolo
di uva che a Napoli più spesso è detto pigna d’uva per la forma a cono
rovesciato vagamente simile al frutto conico delle
conifere, costituito da squame legnose che nascondono i semi (pinoli);
aceno= acino,
chicco dell’uva o di frutta similare dal latino acinu(m);
in napoletano con il termine a margine non si intende però solo il vero e
proprio acino/chicco d’uva, ma anche il vinacciuolo e cioè ciascuno dei semi che si trovano
in un acino d'uva; il fiocine che molti,
mangiando un grappolo d’uva, evitano di ingoiare e sputano via, per cui sarebbe
poi difficilissimo renderlo digerito, atteso che non viene mangiato ; la
medesima cosa avviene anche con lo
streppone= raspo,
grappolo di uva privo dei chicchi, gambo, fusto di fiori recisi; la voce
etimologicamente è dal lat. stirpe(m) attraverso
un accrescitivo *sterpone(m) con metatesi
e raddoppiamente espressivo della p→pp.
Raffaele
Bracale
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