1.FÀ ‘O VIAGGIO D’’O MISCRINO
Ad litteram: fare il viaggio del Meschino Id est: impegnarsi
in una faticosissima attività, un’improba impresa, ma totalmente inutile vuoi
per le ragioni che la promuovono, vuoi per i risibili risultati che si
raggiungono; la locuzione in epigrafe richiama le avventure di uno degli eroi
del ciclo carolingio : Guerino detto il Meschino protagonista di numerose dure
ma inutili avventure narrate dallo scrittore italiano Andrea da Barberino, al
secolo Andrea Mengabotti o Andrea de' Mengabotti (Barberino Val d'Elsa, 1370
circa –† 1432 circa), e riprese oltr’ alpi da narratori francesi.
2.FÀ A UNO ‘NZOGNA E PPUMMAROLA.
Ad litteram: fare (cucinare) uno (con) sugna e pomodoro.
Icastica espressione
usata per indicare che si intende maltrattare qualcuno, violentemente
percuoterlo, ridurlo a cattivo stato fino ad iperbolicamente cucinarlo in forno
dopo averlo schiacciato a dovere come si farebbe con una pizza condita, a
maggior disdoro, non con il tenue olio d’oliva, ma con la greve sugna e la
classica salsa di pomodoro.
La pizza ‘nzogna e ppummarola fu anticamente uno dei piú
classici modi di approntare la pizza che veniva appunto condita con sugna,
pomidoro ed abbondante pecorino prima d’esser cotta in forno; successivamente
il condimento per questa pizza napoletana mutò e venne usato olio d’oliva,
pomidoro aglio ed origano e la pizza cosí condita non ebbe piú il nome di
napoletana, ma divenne â marenara. E tutto ciò con buona pace del sig. Luciano Galassi che in un suo volumetto, pur
citando questa mia esposizione, me ne contesta la morfologia asserendo che nel
caso l’espressione derivasse veramente dal modo di condire e cucinare una pizza
la locuzione avrebbe dovuto essere: “Fà a uno cu ‘nzogna e ppummarola” laddove
basta semplicemente entrare in una autentica pizzeria napoletana ed ordinare
una pizza ‘nzogna e ppummarole per rendersi conto che il cu è o sarebbe
pleonastico ed irrilevante; il pizzaiuolo capirebbe che tipo di pizza gli si
stesse ordinando con e senza il “cu”!
3.FÀ ABBATE A CQUACCHEDUNO.
Ad litteram: fare abate qualcuno; id est: gabbare,
imbrogliare, ingannare chi sia sciocco e credulone.Un tempo per ricevere la
nomina ad abate non occorreva si fosse in possesso di grandi doti intellettive,
o di particolari meriti; spesso anzi piú si era stupidi piú si avevano
probabilità d’esser nominati; la locuzione prende a suo fondamento proprio
l’evenienza qui ricordata.
4.FÀ ACQUA 'A PIPPA!
Letteralmente: la pipa fa acqua!; id est: la miseria
incombe, ci si trova in grandi ristrettezze. Icastica espressione con la quale
si suole sottolineare lo stato di grande miseria in cui versa chi sia il
titolare di questa pipa che fa acqua. Sgombro súbito il campo da facili
equivoci: con la locuzione in epigrafe la pipa, strumento atto a contenere il
tabacco per fumarlo, non à nulla da vedere; qualcuno si ostina però a vedervi
un nesso e rammentando che quando a causa di un cattivo tiraggio, la pipa
inumidisce il tabacco acceso impedendogli di bruciare compiutamente, asserisce
che si potrebbe affermare che la pipa faccia acqua. Altri ritengono invece che
la pipa in questione è quella piccola botticella spagnola nella quale si
conservano i liquori, botticella che se contenesse acqua starebbe ad indicare
che il proprietario della menzionata pipa sarebbe cosí povero, da non poter
conservare costosi liquori, ma solo economica acqua. Mio avviso è invece che la
pippa in epigrafe sia qualcosa di molto meno casto e della pipa del fumatore, e
di quella del beone spagnolo e stia ad indicare, molto piú prosaicamente, il
membro maschile che laddove, per sopravvenuti problemi legati all’ età o ad
altri malanni, non fosse piú in grado di sparger seme si dovrebbe contentare di
emettere i liquidi scarti renali, esternando cosí la sua sopravvenuta miseria
se non economica, certamente funzionale.Del resto nell’icastico parlar
napoletano il gesto onanistico maschile corrisponde alla moderna espressione:
farse ‘na pippa! che negli anni ’50 del 1900 sostituí le piú antiche: FARSE ‘NA
SEGA! o anche FARSE ‘NA PUGNETTA!
5.FÀ ASCÍ ‘E CAZZE DÂ CANNA
Letteralmente: far emettere i péni dalla gola (introdotti
per altra via) Becera e ruvida espressione di portata simile alla seguente da
cui si distingue per una iperbolicità di molto superiore, attesa
l’impossibilità di realizzare materialmente quanto minacciato in
epigrafe.Nell’espressione in esame si minacciano pratiche sodomitiche con
iperboliche fuoriuscite…
Brak
Nessun commento:
Posta un commento