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1.COPPOLA PE CCAPPIELLO E CCASA A SSANT'ANIELLO.
Ad litteram:Berretto per cappello, ma casa a
sant'Aniello (a Caponapoli). Id est: vestirsi anche miseramente, ma prendere
alloggio in una zona salubre ed ariosa, poiché la salute viene prima
dell'eleganza, ed il danaro va speso per star bene in salute, non per
agghindarsi.
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2. TENÉ TUTTE 'E VIZZIE D''A ROSAMARINA.
Ad litteram: avere tutti i vizi del rosmarino. Id
est: avere tutti i difetti possibili, essere cioè cosí poco affidabile ed
utile alla stregua del rosmarino, l'erba aromatica che serve a molto poco;
infatti oltre che per dare un po' di aroma non serve a nulla: non è buona da
ardere, perché brucia a stento, non fa fuoco, per cui non dà calore, non
produce cenere che - olim - serviva per il bucato, se accesa, fa molto,
fastidioso fumo...
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3.SI 'O SIGNORE NUN PERDONA A 77, 78 e 79, LLA 'NCOPPA NCE
APPENNE 'E PUMMAROLE.
Ad litteram: Se il Signore non perdona ai
diavoli(77), alle prostitute(78) e ai ladri(79), lassú (id est: in paradiso )
ci appenderà i pomodori. Id est: poiché il mondo è popolato esclusivamente da
ladri, prostitute e cattivi soggetti (diavoli), il Signore Iddio se vorrà
accogliere qualcuno in paradiso, dovrà perdonare a tutti o si ritroverò con
uno spazio enormemente vuoto che per riempirlo dovrebbe coltivarci pomodori.
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4.CHILLO SE METTE 'E DDETE 'NCULO E NE CACCIA 'ANIELLE.
Ad litteram: Quello si mette le dita nel culo e
ne tira fuori anelli. Id est: la
fortuna di quell'essere è cosí grande che è capace di procurarsi beni e
ricchezze anche nei modi meno ortodossi o possibili.
|
5.AVIMMO PERDUTO 'APARATURA I 'E CENTRELLE.
Ad litteram: abbiamo perduto gli addobbi ed i
chiodini. Anticamente, a Napoli in occasione di festività, specie religiose,
si solevano addobbare i portali delle chiese con gran drappi di stoffe
preziose; tali addobbi erano chiamati aparature; accaddeva però talvolta che
- per sopravvenuto mal tempo, il vento e la pioggia scompigliasse, fino a
distruggere gli addobbi ed a svellere drappi e chiodini usati per sostenerli;
la locuzione attualmente viene usata per dolersi quando, per sopravvenute,
inattese cause vengano distrutti o vanificati tuttti gli sforzi operati per
raggiungere un alcunché.
|
6.'A FEMMENA È CCOMME Â CAMPANA: SI NUN 'A TUCULJE, NUN SONA.
Ad litteram: la donna è come una campana: se non
l'agiti non suona; id est: la donna à bisogno di esser sollecitata per tirar
fuori i propri sentimenti, ma pure i propri istinti.
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7.
'A TONACA NUN FA 'O MONACO, 'A CHIERECA NUN FA 'O PREVETO, NÈ 'A VARVA FA
'O FILOSEFO.
Ad litteram: la tonaca non fa un monaco, la
tonsura non fa un prete né la barba fa il filosofo; id est: l'apparenza
può ingannare: infatti non sono sufficienti piccoli segni esteriori per
decretare la vera essenza o personalità di un uomo.
|
8.
ME PARENO 'E CCAPE D''A VECARIA.
Ad litteram: mi sembrano le teste della
Vicaria. Lo si suole dire di chi è smagrito per lunga fame, al segno di
averne il volto affilato e scavato quasi come le teste dei giustiziati,
teste che nel 1600 venivano esposte per ammonimento infilzate su lunghe
lance e tenute per giorni e giorni all'esterno dei portoni del tribunale
della Vicaria, massima corte del Reame di Napoli.
|
9.
ARIA NETTA NUN AVE PAURA 'E TRONNELE.
Ad litteram: aria pulita non teme i tuoni;
infatti quando l'aria è tersa e priva di nuvole, i tuoni che si dovessero
udire non sono annunzio di temporale. Per traslato: l'uomo che à la
coscienza pulita non teme che possa ricevere danno dalle sue azioni, che
- improntate al bene - non potranno portare conseguenze negative .
|
10.ASCÍ
'A VOCCA Ê CANE E FERNÍ 'MMOCCA Ê LUPE
Ad litteram: scampare alla bocca dei cani e
finire in quella dei lupi. Maniera un po' piú drammatica di rendere
l'italiano: cader dalla padella nella brace: essere azzannati da un cane
è cosa bruttissima, ma finire nella bocca ben piú vorace di un lupo, è
cosa ben peggiore.
|
11.
RROBBA 'E MANGIATORIO, NUN SE PORTA A CCUNFESSORIO.
Ad litteram: faccende inerenti il cibarsi, non
vanno riferite in confessione. Id est: il peccato di gola... non è da
ritenersi un gran peccato, a
malgrado che la gola sia uno dei vizi capitali, il popolo napoletano,
atavicamente perseguitato dalla fame, non riesce a comprendere come sia possibile
ritenere peccato lo sfamarsi anche lautamente... ed in maniera eccessiva.
|
12.CU
LL'EVERA MOLLA, OGNUNO S'ANNETTA 'O CULO.
Ad litteram: con l'erba tenera, ognuno si
pulisce il sedere; per traslato: chi è privo di forza morale o di
carattere non è tenuto in nessuna considerazione , anzi di lui ci si
approfitta, delegandogli persino i compiti piú ingrati
|
13.T'AMMERETAVE
'A CROCE GGIÀ 'A PARICCHIO...
Ad litteram: avresti meritato lo croce già da
parecchio tempo. A Napoli, la locuzione in epigrafe è usata per prendersi
gioco di coloro che, ottenuta la croce di cavaliere o di commendatore,
montano in superbia e si gloriano eccessivamente per il traguardo
raggiunto; ebbene a costoro, con la locuzione in epigrafe, si vuol
rammentare che ben altra croce e già da gran tempo, avrebbero meritato
intendendendo che li si ritiene malfattori, delinquenti, masnadieri tali
da meritare il supplizio della crocefissione quella cui, temporibus
illis, erano condannati tutti i ladroni...
|
14.LL'AVVOCATO
À DDA ESSERE 'MBRUGLIONE.
Ad litteram: l'avvocato deve essere imbroglione.
A Napoli - terra per altro di eccellentissimi principi del foro, si è
convinti che un buono avvocato debba esser necessariamente un
imbroglione, capace cioè di trovare argomentazioni e cavilli giuridici
tali da fare assolvere anche un reo confesso o - in sede civilistica -
far vincere una causa anche a chi avesse palesemente torto marcio.
|
15.
LL'AVVOCATO FESSO È CCHILLO CA VA A LLEGGERE DINT' Ô CODICE.
Ad litteram: l'avvocato sciocco è quello che
compulsa il codice; id est: non è affidabile colui che davanti ad una
questione invece di adoprarsi a comporla pacificamente consiglia di adire
rapidamente le vie legali; ad ulteriore conferma dell'enunciato in
epigrafe, altrove - nella filosofia partenopea - si suole affermare che è
preferibile un cattivo accordo che una causa vinta, che - certamente -
sarà stata piú dispendiosa e lungamente portata avanti rispetto
all'accordo.
|
16.
 GGATTA CA ALLICCA 'O SPITO, NUN CE LASSÀ CARNE P'ARROSTERE.
Ad litteram: alla gatta che lecca lo spiedo,
non lasciar carne da arrostire. Id est: non aver fiducia di chi ti à dato
modo di capire di che cattiva pasta è fatto, come non sarebbe opportuno
lasciare della carne buona per essere arrostita, a portata di zampe di un
gatto che è solito leccare gli spiedi su cui la carne viene arrostita...
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17. 'A FEMMENA BBONA SI - TENTATA - RESTA AUNESTA, NUN È STATA
BUONO TENTATA.
Ad litteram: una donna procace, se - una volta che
venga tentata - resta onesta, significa che non è stata tentata a
sufficienza. Lo si dice intendendo affermare che qualsiasi donna, in ispecie
quelle procaci si lasciano cadere in tentazione; e se non lo fanno è
perché... il tentatore non è stato all'altezza del compito...
|
18.TRE CCOSE NCE VONNO P''E PICCERILLE: MAZZE, CARIZZE E ZZIZZE!
Ad litteram: tre son le cose che necessitano ai
bimbi: busse, carezze e tette. Id est: per bene allevare i bimbi occorrono
tre cose il sano nutrimento(le tette), busse quando occorra punirli per gli
errori compiuti, premi (carezze)per gratificarli quando si comportano bene.
|
19.'E PEJE JUORNE SO' CHILLE D''A VICCHIAIA.
Ad litteram: i peggiori giorni son quelli della
vecchiaia; il detto riecheggia l'antico brocardo latino: senectus ipsa morbus
est; per solito, in vecchiaia non si ànno piú affetti da coltivare o lavori
cui attendere, per cui i giorni sono duri da portare avanti e da sopportare
specie se sono corredati di malattie che in vecchiaia non mancano mai...
|
20.DIMMÈNNE N'ATA, CA CHESTA GGIÀ 'A SAPEVO.
Ad litteram: raccontamene un'altra perché questa
già la conoscevo; id est: se ài intenzione di truffarmi o farmi del male,
adopera altro sistema, giacché questo che stai usando mi è noto e conosco il
modo di difendermi e vanificare il tuo operato.
|
21.DENARO 'E STOLA, SCIOSCIA CA VOLA.
Ad litteram: denaro di stola, soffia che vola via.
Id est: il danaro ricevuto o in eredità, o in omaggio da un parente prete, si
disperde facilmente, con la stessa facilità con cui se ne è venuto in
possesso.
|
22.FATTE CAPITANO E MMAGNE GALLINE.
Ad litteram: diventa capitano e mangerai galline:
infatti chi sale di grado migliora il suo tenore di vita, per cui, al di là
della lettera, il proverbio può intendersi:(anche se non è veramente
accaduto), fa' le viste di esser salito di grado, cosí vedrai migliorato il
tuo tenore di vita.
|
23. 'E MARIUOLE CU 'A SCIAMMERIA 'NCUOLLO, SO' PPEJE 'E LL'
ATE.
Ad litteram: i ladri eleganti e ben vestiti sono
peggiori degli altri. Id est: i gentiluomini che rubano sono peggiori e fanno
piú paura dei poveri che rubano magari per fame o necessità
|
24.DICETTE FRATE EVARISTO:"PE MMO, PIGLIATE CHISTO!"
Ad litteram: disse frate Evaristo: Per adesso,
prenditi questo!"Il proverbio viene usato a mo' di monito, quando si
voglia rammentare a qualcuno, che si stia eccessivamente gloriando di una sua
piccola vittoria, che per raggiungerla à dovuto comunque sopportare qualche
infamante danno. Il frate del proverbio fu tentato dal demonio, che per
indurlo al peccato assunse l'aspetto di una procace ragazza discinta; il
frate si lasciò tentare e partí all'assalto delle grazie della ragazza che -
nel momento culminante della tenzone amorosa riprese le sembianze del demonio
e principiò a prendersi giuoco del frate, che invece portando a compimento
l'operazione iniziata pronunciò la frase in epigrafe.
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25.CHI RIDE D''O MMALE 'E LL'ATE, 'O SSUOJO STA ARRET' Â PORTA.
Ad litteram: chi ride delle digrazie altrui, à le
sue molto prossime; id est: chi o per cattiveria o per insipienza si fa beffe
del male che à colpito altre persone, dovrebbe sapere che - presto o tardi -
il male potrebbe colpire anche lui...
Brak
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1.COPPOLA PE CCAPPIELLO E CCASA A SSANT'ANIELLO.
Ad litteram:Berretto per cappello, ma casa a
sant'Aniello (a Caponapoli). Id est: vestirsi anche miseramente, ma prendere
alloggio in una zona salubre ed ariosa, poiché la salute viene prima
dell'eleganza, ed il danaro va speso per star bene in salute, non per
agghindarsi.
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2. TENÉ TUTTE 'E VIZZIE D''A ROSAMARINA.
Ad litteram: avere tutti i vizi del rosmarino. Id
est: avere tutti i difetti possibili, essere cioè cosí poco affidabile ed
utile alla stregua del rosmarino, l'erba aromatica che serve a molto poco;
infatti oltre che per dare un po' di aroma non serve a nulla: non è buona da
ardere, perché brucia a stento, non fa fuoco, per cui non dà calore, non
produce cenere che - olim - serviva per il bucato, se accesa, fa molto,
fastidioso fumo...
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3.SI 'O SIGNORE NUN PERDONA A 77, 78 e 79, LLA 'NCOPPA NCE
APPENNE 'E PUMMAROLE.
Ad litteram: Se il Signore non perdona ai
diavoli(77), alle prostitute(78) e ai ladri(79), lassú (id est: in paradiso )
ci appenderà i pomodori. Id est: poiché il mondo è popolato esclusivamente da
ladri, prostitute e cattivi soggetti (diavoli), il Signore Iddio se vorrà
accogliere qualcuno in paradiso, dovrà perdonare a tutti o si ritroverò con
uno spazio enormemente vuoto che per riempirlo dovrebbe coltivarci pomodori.
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4.CHILLO SE METTE 'E DDETE 'NCULO E NE CACCIA 'ANIELLE.
Ad litteram: Quello si mette le dita nel culo e
ne tira fuori anelli. Id est: la
fortuna di quell'essere è cosí grande che è capace di procurarsi beni e
ricchezze anche nei modi meno ortodossi o possibili.
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5.AVIMMO PERDUTO 'APARATURA I 'E CENTRELLE.
Ad litteram: abbiamo perduto gli addobbi ed i
chiodini. Anticamente, a Napoli in occasione di festività, specie religiose,
si solevano addobbare i portali delle chiese con gran drappi di stoffe
preziose; tali addobbi erano chiamati aparature; accaddeva però talvolta che
- per sopravvenuto mal tempo, il vento e la pioggia scompigliasse, fino a
distruggere gli addobbi ed a svellere drappi e chiodini usati per sostenerli;
la locuzione attualmente viene usata per dolersi quando, per sopravvenute,
inattese cause vengano distrutti o vanificati tuttti gli sforzi operati per
raggiungere un alcunché.
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6.'A FEMMENA È CCOMME Â CAMPANA: SI NUN 'A TUCULJE, NUN SONA.
Ad litteram: la donna è come una campana: se non
l'agiti non suona; id est: la donna à bisogno di esser sollecitata per tirar
fuori i propri sentimenti, ma pure i propri istinti.
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7.
'A TONACA NUN FA 'O MONACO, 'A CHIERECA NUN FA 'O PREVETO, NÈ 'A VARVA FA
'O FILOSEFO.
Ad litteram: la tonaca non fa un monaco, la
tonsura non fa un prete né la barba fa il filosofo; id est: l'apparenza
può ingannare: infatti non sono sufficienti piccoli segni esteriori per
decretare la vera essenza o personalità di un uomo.
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8.
ME PARENO 'E CCAPE D''A VECARIA.
Ad litteram: mi sembrano le teste della
Vicaria. Lo si suole dire di chi è smagrito per lunga fame, al segno di
averne il volto affilato e scavato quasi come le teste dei giustiziati,
teste che nel 1600 venivano esposte per ammonimento infilzate su lunghe
lance e tenute per giorni e giorni all'esterno dei portoni del tribunale
della Vicaria, massima corte del Reame di Napoli.
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9.
ARIA NETTA NUN AVE PAURA 'E TRONNELE.
Ad litteram: aria pulita non teme i tuoni;
infatti quando l'aria è tersa e priva di nuvole, i tuoni che si dovessero
udire non sono annunzio di temporale. Per traslato: l'uomo che à la
coscienza pulita non teme che possa ricevere danno dalle sue azioni, che
- improntate al bene - non potranno portare conseguenze negative .
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10.ASCÍ
'A VOCCA Ê CANE E FERNÍ 'MMOCCA Ê LUPE
Ad litteram: scampare alla bocca dei cani e
finire in quella dei lupi. Maniera un po' piú drammatica di rendere
l'italiano: cader dalla padella nella brace: essere azzannati da un cane
è cosa bruttissima, ma finire nella bocca ben piú vorace di un lupo, è
cosa ben peggiore.
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11.
RROBBA 'E MANGIATORIO, NUN SE PORTA A CCUNFESSORIO.
Ad litteram: faccende inerenti il cibarsi, non
vanno riferite in confessione. Id est: il peccato di gola... non è da
ritenersi un gran peccato, a
malgrado che la gola sia uno dei vizi capitali, il popolo napoletano,
atavicamente perseguitato dalla fame, non riesce a comprendere come sia possibile
ritenere peccato lo sfamarsi anche lautamente... ed in maniera eccessiva.
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12.CU
LL'EVERA MOLLA, OGNUNO S'ANNETTA 'O CULO.
Ad litteram: con l'erba tenera, ognuno si
pulisce il sedere; per traslato: chi è privo di forza morale o di
carattere non è tenuto in nessuna considerazione , anzi di lui ci si
approfitta, delegandogli persino i compiti piú ingrati
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13.T'AMMERETAVE
'A CROCE GGIÀ 'A PARICCHIO...
Ad litteram: avresti meritato lo croce già da
parecchio tempo. A Napoli, la locuzione in epigrafe è usata per prendersi
gioco di coloro che, ottenuta la croce di cavaliere o di commendatore,
montano in superbia e si gloriano eccessivamente per il traguardo
raggiunto; ebbene a costoro, con la locuzione in epigrafe, si vuol
rammentare che ben altra croce e già da gran tempo, avrebbero meritato
intendendendo che li si ritiene malfattori, delinquenti, masnadieri tali
da meritare il supplizio della crocefissione quella cui, temporibus
illis, erano condannati tutti i ladroni...
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14.LL'AVVOCATO
À DDA ESSERE 'MBRUGLIONE.
Ad litteram: l'avvocato deve essere imbroglione.
A Napoli - terra per altro di eccellentissimi principi del foro, si è
convinti che un buono avvocato debba esser necessariamente un
imbroglione, capace cioè di trovare argomentazioni e cavilli giuridici
tali da fare assolvere anche un reo confesso o - in sede civilistica -
far vincere una causa anche a chi avesse palesemente torto marcio.
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15.
LL'AVVOCATO FESSO È CCHILLO CA VA A LLEGGERE DINT' Ô CODICE.
Ad litteram: l'avvocato sciocco è quello che
compulsa il codice; id est: non è affidabile colui che davanti ad una
questione invece di adoprarsi a comporla pacificamente consiglia di adire
rapidamente le vie legali; ad ulteriore conferma dell'enunciato in
epigrafe, altrove - nella filosofia partenopea - si suole affermare che è
preferibile un cattivo accordo che una causa vinta, che - certamente -
sarà stata piú dispendiosa e lungamente portata avanti rispetto
all'accordo.
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16.
 GGATTA CA ALLICCA 'O SPITO, NUN CE LASSÀ CARNE P'ARROSTERE.
Ad litteram: alla gatta che lecca lo spiedo,
non lasciar carne da arrostire. Id est: non aver fiducia di chi ti à dato
modo di capire di che cattiva pasta è fatto, come non sarebbe opportuno
lasciare della carne buona per essere arrostita, a portata di zampe di un
gatto che è solito leccare gli spiedi su cui la carne viene arrostita...
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17. 'A FEMMENA BBONA SI - TENTATA - RESTA AUNESTA, NUN È STATA
BUONO TENTATA.
Ad litteram: una donna procace, se - una volta che
venga tentata - resta onesta, significa che non è stata tentata a
sufficienza. Lo si dice intendendo affermare che qualsiasi donna, in ispecie
quelle procaci si lasciano cadere in tentazione; e se non lo fanno è
perché... il tentatore non è stato all'altezza del compito...
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18.TRE CCOSE NCE VONNO P''E PICCERILLE: MAZZE, CARIZZE E ZZIZZE!
Ad litteram: tre son le cose che necessitano ai
bimbi: busse, carezze e tette. Id est: per bene allevare i bimbi occorrono
tre cose il sano nutrimento(le tette), busse quando occorra punirli per gli
errori compiuti, premi (carezze)per gratificarli quando si comportano bene.
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19.'E PEJE JUORNE SO' CHILLE D''A VICCHIAIA.
Ad litteram: i peggiori giorni son quelli della
vecchiaia; il detto riecheggia l'antico brocardo latino: senectus ipsa morbus
est; per solito, in vecchiaia non si ànno piú affetti da coltivare o lavori
cui attendere, per cui i giorni sono duri da portare avanti e da sopportare
specie se sono corredati di malattie che in vecchiaia non mancano mai...
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20.DIMMÈNNE N'ATA, CA CHESTA GGIÀ 'A SAPEVO.
Ad litteram: raccontamene un'altra perché questa
già la conoscevo; id est: se ài intenzione di truffarmi o farmi del male,
adopera altro sistema, giacché questo che stai usando mi è noto e conosco il
modo di difendermi e vanificare il tuo operato.
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21.DENARO 'E STOLA, SCIOSCIA CA VOLA.
Ad litteram: denaro di stola, soffia che vola via.
Id est: il danaro ricevuto o in eredità, o in omaggio da un parente prete, si
disperde facilmente, con la stessa facilità con cui se ne è venuto in
possesso.
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22.FATTE CAPITANO E MMAGNE GALLINE.
Ad litteram: diventa capitano e mangerai galline:
infatti chi sale di grado migliora il suo tenore di vita, per cui, al di là
della lettera, il proverbio può intendersi:(anche se non è veramente
accaduto), fa' le viste di esser salito di grado, cosí vedrai migliorato il
tuo tenore di vita.
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23. 'E MARIUOLE CU 'A SCIAMMERIA 'NCUOLLO, SO' PPEJE 'E LL'
ATE.
Ad litteram: i ladri eleganti e ben vestiti sono
peggiori degli altri. Id est: i gentiluomini che rubano sono peggiori e fanno
piú paura dei poveri che rubano magari per fame o necessità
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24.DICETTE FRATE EVARISTO:"PE MMO, PIGLIATE CHISTO!"
Ad litteram: disse frate Evaristo: Per adesso,
prenditi questo!"Il proverbio viene usato a mo' di monito, quando si
voglia rammentare a qualcuno, che si stia eccessivamente gloriando di una sua
piccola vittoria, che per raggiungerla à dovuto comunque sopportare qualche
infamante danno. Il frate del proverbio fu tentato dal demonio, che per
indurlo al peccato assunse l'aspetto di una procace ragazza discinta; il
frate si lasciò tentare e partí all'assalto delle grazie della ragazza che -
nel momento culminante della tenzone amorosa riprese le sembianze del demonio
e principiò a prendersi giuoco del frate, che invece portando a compimento
l'operazione iniziata pronunciò la frase in epigrafe.
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25.CHI RIDE D''O MMALE 'E LL'ATE, 'O SSUOJO STA ARRET' Â PORTA.
Ad litteram: chi ride delle digrazie altrui, à le
sue molto prossime; id est: chi o per cattiveria o per insipienza si fa beffe
del male che à colpito altre persone, dovrebbe sapere che - presto o tardi -
il male potrebbe colpire anche lui...
Brak
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