BIZZARRO – STRAMBO - STRANO – STRAVAGANTE
Anche questa volta – a costo di ripetermi -  devo rammentare che prendo spunto da una richiesta fattami da  una cara amica, facente parte della Ass.ne Ex Alunni  del Liceo classico G.Garibaldi di Napoli, amica di cui, per questioni di privatezza, mi limiterò ad indacare le sole iniziali di nome e cognome: M.P. e mi soffermo parlare delle  voci italiane  in epigrafe e delle corrispondenti voci del napoletano. Cominciamo dicendo che  in italiano per indicare un soggetto insolito, singolare; che desta perplessità, stupore abbiamo una delle seguenti voci:
- bislacco a.vo m.o f. stravagante, strambo, bizzarro: uomo, cervello bislacco  voce per l’etimo derivata quasi certamente  dallo sloveno bezjak 'pazzo', soprannome dato ai veneti del Friuli ed agli slavi dell'Istria; qualcuno ipotizza un latino bis +lacco= debole, floscio oppure bis + laxus
- bizzarro/a a.vo m.o f. 1 che à qualcosa di singolare, di originale, di stravagante: una persona bizzarra; un modo bizzarro di vestire 
2 focoso, che s'adombra o imbizzarrisce facilmente (detto di un cavallo) | (ant.) iracondo, bizzoso (detto di persona); quanto all’etimo è voce derivata da  bizza (s. f. breve stizza, capriccio; forma intensiva di izza  che è dall’antico sass. hitze/hizza = collera).
- Strambo/a a.vo m.o f.
1 strano, stravagante, bizzarro: un uomo strambo; discorso, comportamento strambo 
2 (rar.) storto, sbilenco: gambe strambe; occhi strambi, strabici 
3 (ant.) intrecciato ma non ritorto: corda stramba
quanto all’etimo è voce derivata dal  lat. tardo strambu(m), alterazione del class. strabus 'strabico'.
- strano a.vo m.o f. talvolta anche s.vo solo maschile
1 insolito, singolare; che desta perplessità, stupore: un uomo strano; vestire in modo strano; parlare una strana lingua; un fatto, un caso strano; uno strano comportamento | è strano, sembra strano che, stupisce che: è strano che non sia ancora tornato 
2 (ant. , lett.) estraneo; straniero: quasi romito, e strano / al mio loco natio (LEOPARDI Il passero solitario 24-25); 
come s. m. 
1 (ant.) straniero, estraneo: Se noi abbiamo adunque onorati gli strani, come aremmo noi ingiuriati i parenti? (MACHIAVELLI) 
2 [solo sing.] ciò che si allontana dal normale, dal consueto: lo strano è questo; 
 quanto all’etimo è voce derivata dal lat. extraneu(m)  
- stravagante a.vo m.o f.talora anche s. m. e f. 
1 che esce dai limiti prefissati o consueti | rime stravaganti, rimaste fuori dalla raccolta curata dall'autore 
2 (estens.) fuori del comune, strano, bizzarro: uomo, discorso stravagante; idee stravaganti | tempo stravagante, instabile, capriccioso; 
come  s. m. e f. persona stravagante: fare lo stravagante
In napoletano per rendere quelli italiani in epigrafe si usa uno o piú dei seguenti aggettivi; 
quanto all’etimo è voce derivata dal lat. extravagante(m).
  
E veniamo alle voci del napoletano dove troviamo:
-curiuso/ curiosa a.vo m.o f 
1 desideroso di sapere, di conoscere (per amore di conoscenza o anche senza un interesse autentico, per capriccio): ‘nu guaglione curiuso ‘e sapé ‘e nuvità | (spreg.) che à voglia di sapere, di conoscere i fatti altrui; indiscreto, ficcanaso: ‘na figliola  curiosa ‘e sapé tutt’’e fatte d’’o palazzo.
2 (ed è l’accezione che ci occupa)chi o che desta curiosità, che attira l'attenzione per essere o apparire singolare, strano, bizzarro: ‘nu vestito,’nu cappiello curiuso; tiene mente comm’è curiosa chella (guarda quella donna come si presenta in maniera strana!) in tale accezione la voce è pervenuta anche nella lingua nazionale come significato della voce curioso; per l’etimo è voce derivata dal lat.  curiosu(m), deriv. di cura 'sollecitudine'; propr. 'che si cura di qualcosa (nel bene e nel male)'
- Pazzuoteco/pazzoteca a.vo m.o f bizzarro/a, cervellotico/a, bislacco/a, strano/a per l’etimo è voce derivata dal sost. pazzo con il suff. otico→oteco/oteca risalente al lat. idiòticus; pazzo  a sua volta è riconducibile al greco pàthos=infermità dell’animo o del corpo, senza dimenticare che il s.vo greco patheía (da leggere pathîa) porta dritto per dritto a pazzía.
- recenale a.vo m.e  f   voce desueta;  letteralmente vale originale che di per sé à molte accezioni: 1 dell'origine; che esiste dall'origine | peccato recenale, nella teologia cristiana, lo stato di colpa conseguente al peccato di Adamo, trasmesso a tutti gli uomini fin dal momento del loro concepimento, e cancellato dal Battesimo; 
2 che rappresenta la prima realizzazione di qualcosa che è riproducibile, ripetibile, copiabile: ‘nu  documento recenale; 3 si dice di prodotto tipico che proviene dal luogo della sua origine, che risale all'epoca sua propria, o che è fabbricato dalla stessa casa che per prima lo ha immesso sul mercato col suo marchio: pezzi di ricambio di una macchina, di un dispositivo ecc., che sono fabbricati dalla stessa casa che produce la macchina, il dispositivo 
4 (estens.) interamente nuovo, che non ripete modelli precedenti: lavoro, opera recenale 
ma in tutte queste accezione fu pochissimo usato mentre molto si usò la voce a margine nel senso figurato di
5  strano, bizzarro, stravagante: ‘na perzona recenale; ‘nu custume  (un abbigliamento) overo recenale (davvero originale). L’etimo è dal lat. tardo originale(m), deriv. di origo -inis 'origine' con aferesi della vocale d’attacco e passaggio espressivo  dell’ l'affricata palatale sonora (g) all’affricata palatale sorda (c) ottenendosi da originale→(o)recenale per cui, a mio parere, non sarebbe disdicevole lo scrivere ‘recenale con il segno d’aferesi che ricordasse la caduta della o etimologica, pittosto che il semplice recenale che non rammenta le proprie origini; trattandosi però – come ò ricordato – di voce desueta, è meglio evitare proposte provocatorie ed originali ed accettare lo status quo  tenendosi l’aggettivo recenale.cosí com’è!
- Sbertecellato/a a.vo m.e  f   di per sé in primis dissennato/a, privo/a di cervello,  insensato, irragionevole e poi per estensione semantica  cervellotico/a, bislacco/a, strano/a; etimologicamente è p.p. del verbo sbertecellà= guastare, sviare, disarticolare (fisicamente e mentalmente) denominale del lat.s(distrattiva)+ verticula= giuntura, articolazione.
- sbèteco a.vo m.e  f   di per sé in primis capriccioso/a, bizzoso/a, lunatico/a; scontroso/a e quindi bislacco/a, strano/a, strambo/a; etimologicamente dal gr. (amph)isbítikós 'litigioso', deriv. di amphisbítêin 'essere in disaccordo',andare per conto proprio, distaccarsi, e chi è bislacco/a, strano/a, strambo/a si distacca dalla massa, se ne distingue, andando per proprio conto.
- Schirchiato/a a.vo m.e  f   di per sé in primis privato/a dei cerchi contentivi con riferimento alla sconnessione delle botti che vengon disfatte privandole innanzi tutto dei cerchi di ferro che  stringono le doghe;con riferimento alle persone chi fosse privo di ipotetici cerchi contentivi della testa, farebbe follie dimostrandosi quanto meno  bizzarro,   capriccioso/a, bizzoso/a, lunatico/a;e quindi bislacco/a, strano/a, strambo/a se non addirittura folle; etimologicamente p.p. del verbo schirchià/schierchià = privar dei cerchi derivato da s(distrattiva) + lat. tardo circulare deriv. di circulus, dim. di circus 'cerchio'; questa la strada morfologica:
 circulare→ circlare→circhiare  con il tipico passaggio di cl  a chi come ad es. clausu(m)→chiuso, clavu(m)→chiuovo.Nel verbo napoletano si è avuta poi l’assimilazione regressiva che à uniformato il ci della prima sillaba al seguente chi fino ad ottenere da circhiare chirchiare  e poi schirchiare.
Rammento che  partendo da schirchiato in napoletano si registra anche 
- schirchio agg.vo e sost.vo usato dal Nicola Vottiero (seconda metà del 1700) ed altri nel significato di matto, folle, pazzo. 
-Strammo/a a.vo m.e  f   strano/a, stravagante, bizzarro/a; voce poco usata, ma registrata in parecchi calepini antichi e moderni,  epperò voce che disdegno e sconsiglio  d’usare ed addirittura di prendere in considerazione in quanto, quantunque derivata dal  lat. tardo strambu(m), alterazione del class. strabus 'strabico' con la tipica assimilazione progressiva mb→mm che da strambu(m) porta a strammo, m’appare un palese, inutile adattamento dell’italiano strambo, adattamento inutile poi che il napoletano à tante voci sinonime di strambo che non vedo proprio la necessità di coniarne un’altra prendendola in prestito o,  a maggior disdoro,mutuandola dall’italiano! 
Ed eccoci infine, dulcis in fundo, a parlare di     
   - Strambalato/a o anche con normale alternanza b/p 
-strampalato/a a.vo m.e  f  strano/a, stravagante, sconclusionato/a, bislacco/a: ‘nu tipo strambalato; idea, pruposta strampalata; discorzo, raggiunamento strambalato 
Etimologicamente, quantunque l’italiano registri la voce strampalato con uguali significati  e si potrebbe esser tentati di ritenere la voce napoletana strambalato adattamento dell’italiano strampalato, ritengo che se non  si tratti di voci affatto diverse, si possa ragionevolmente ritenere   che, contrariamente a quanto ipotizzato,  (cfr. Gherardini)  l’italiano strampalato sia stato raccolto da originali voci dell’idioma partenopeo:   strampalato/strambalato a loro volta costruite  su di un  lat. tardo strambu(m) addizionato del suffisso vebale aggettivale ato con l’epentesi consonantica eufonica e di raccordo della liquida l.
Messa cosí la faccenda verrebbe altresí a cadere la fantasiosa idea che strampalato sarebbe un  derivato di trampali, variante dial. di trampoli, col pref.distrattivo s-; propr. 'che si regge malamente sui trampoli' 
Quante capriole son disposti a fare taluni linguisti!
E qui penso di poter mettere il fatidico satis est, avendo illustrato molte voci.
Raffaele Bracale
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