BRASCIOLA & dintorni.
Con la voce brasciola  nella parlata napoletana si intende in primis un grosso involto (imbottito di cubetti di formaggio pecorino,o caciocavallo piccante da bestie podaliche, aglio vecchio tritato, uva passita, pinoli, prezzemolo, sale, pepe e talvolta uova battute); tale involto   di carne di solito viene  ricavato da un particolare taglio di  quella carne  che in napoletano si dice lòcena (dal latino auciu(m) che diede dapprima  ocio e poi (con agglutinazione dell’articolo lo)  locio =vile ,di scarto,donde il femminile  locia ed infine in napoletano  locina o meglio  lòcena con epentesi eufonica  della N) ed in toscano soppelo; ordunque sia con la voce locena  che con soppelo  si intende  la carne ricavata  tra la punta di petto e la clavicola della bestia. Etimologicamente la voce brasciola s.f. deriva dal tardo latino brasa+ il suff.diminutivo ola femm. di olus; semanticamente la faccenda si spiega col fatto che originariamente la brasola  fu una fetta di carne da cuocere alla brace, e successivamente con la medesima voce adattata nel napoletano con normale passaggio della esse + vocale (so) al palatale scio che generò da brasola, brasciola si intese non piú una fetta di carne da cucinare alla brace, ma la medesima fetta divenuto grosso involto imbottito da cucinare in umido con olio, strutto, cipolla e molto frequentemente, ma non necessariamente sugo di pomidoro, involto che è d’uso consumare caldissimo.
A margine di tutto ciò rammento che  la voce brasciola  viene usata nel napoletano   quale voce furbesca e di dileggio riferita ad un uomo basso e grasso détto comunemente fra’ brasciola; ancóra la medesima voce è usata per traslato, ma piú spesso nei dialetti della provincia, che nell’autentica parlata napoletana,per indicare un tipo di pettinatura maschile, segnatamente quella  del ciuffo prospiciente la fronte che  semanticamente si ricollega alla brasciola perché il ciuffo è quasi ripiegato come un grosso involto; a Napoli il medesimo ciuffo cosí pettinato viene détto ‘o cocco voce del linguaggio infantile che oltre ad indicare il ciuffo suddetto è un  s. m. [f. -a; pl. m. -chi] voce familiare usata per indicare una  persona prediletta, un  oggetto di affettuosa e protettiva tenerezza (spec. un bambino)che semanticamente si ricollega all’affettuosa tenerezza con cui le mamme sogliono sistemare la pettinatura dei proprii bambini, prediligendo il ciuffo ripiegato a mo’ di involto.
Infine rammento ancóra che in taluni dialetti provinciali (Capri, Visciano etc.) , furbescamente  con la voce brasciola viene indicata la vulva, con riferimento semantico alla focosità e carnalità del sesso femminile.A Napoli che pure (vedi alibi) sono in usi numerose voci per indicar la vulva, questa provinciale brasciola non viene di norma usata.
Raffaele Bracale
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