giovedì 22 novembre 2012

RAFFERMO DURO,SECCO,STANTÍO,VECCHIO&dintorni

RAFFERMO DURO,SECCO,STANTÍO,VECCHIO&dintorni L’idea di queste paginette nacque all’indomani d’un mio incontro con l’amico N.C.(i consueti problemi di privatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) al quale contestai il fatto che nella lingua italiana gli aggettivi in epigrafe sono spessissimo usati quali sinonimi, essendo ormai invalso l’uso (anche per colpevole neghittosità (per evitar di parlare di ignoranza…) della classe insegnante) di non far distinzioni e di non insegnare ai discenti che esistono sottili differenze tra i significati termini suddetti, differenze che invece sono sostanziali attesa la specificità, oppure la graduazione e/o l’ intensità d’accezione dei termini cui si riferiscono o si accompagnano or l’uno or l’altro aggettivo: intendo dire che se ad. es. un pezzo di pane è raffermo, non necessariamente deve essere duro o secco; un pezzo di pane vecchio di alcuni giorni è certamente raffermo, ma può essere ancóra edibile posto che non risulta, benché stantío del tutto duro o secco etc.; uguale se non maggiori la graduazione e/o intensità del senso e del valore che connotano le voci napoletane che ripetono quelle dell’epigrafe. Cercherò con le paginenette che seguono di convincere del mio assunto l’amico N. C. e qualche altro dei miei ventiquattro lettori. Cominciamo con le voci dell’italiano: Raffermo/a agg.vo m.le o f.le stantío/a,non fresco/a (detto spec. del pane). Voce deverbale di raffermare (che è dal lat. r(e)-ad-firmare→raffermare con assimilazione regressiva d→f); di per sé raffermare sta per render di nuovo fermo, fisso e vale per tutte quelle situazioni nelle quali si renda fissa o stabile una cosa o si confermi cosa già affermata o si rinnovi l’impiego di persona già addetta a compito o ufficio; se ne deduce che il riferimento al pane non fresco è solo un riferimento traslato; Duro/a, agg.vo m.le o f.le 1 che si intacca o si scalfisce difficilmente; che resiste alla pressione, che non cede: il diamante è il piú duro dei minerali; duro come un macigno, durissimo | carne dura, tigliosa | impropriamente accostato al s.vo pane: pane duro, raffermo, non fresco | legno duro, compatto e resistente | acciaio duro, ricco di carbonio | duro d'orecchi, un po' sordo; (fig.) che non vuol capire | duro di cuore, (fig.) insensibile, spietato | dura di testa, di cervello, (fig.) tarda a capire | avere la pelle dura, (fig.) essere molto resistente fisicamente o moralmente | duro a fare qualcosa, (fig.) restio, che oppone resistenza: è duro a cedere; una tradizione dura a morire. 2 (fig.) spiacevole, gravoso, difficile: patti duri; una dura verità; vita dura; tempi duri; è dura!, si dice di una situazione difficile a sopportarsi | detto di tempo, inclemente, freddo: un inverno molto duro 3 (fig.) rigido, severo: dura disciplina; è molto duro coi figli 4 (fig.) privo di grazia, di delicatezza: lineamenti, contorni duri 5 (ling.) sordo: s, z dura | velare: c, g dura È agg.vo derivato dal lat. duru(m) secco/a, agg.vo m.le o f.le 1 privo d'acqua, d'umidità; asciutto, essiccato: pozzo secco; terreno secco; pelle, aria secca; clima, vento secco; avere la gola secca per il gran parlare; frutta secca; legna secca; fiori secchi | pane secco, raffermo | pasticceria secca, priva di ripieni come panna, crema o cioccolata | regime secco, quello introdotto negli Stati Uniti dal proibizionismo, caratterizzato dal divieto di produrre e spacciare bevande alcoliche | analisi, saggio per via secca, (chim.) senza portare in soluzione il composto da analizzare; 2 molto magro: un ragazzo lungo e secco; essere secco come un'acciuga; avere le braccia, le gambe secche. 3 (fig.) risoluto, brusco, deciso: tono secco; risposta secca; ordine secco; una secca frenata; colpo secco | stile secco, disadorno, essenziale | fare secco qualcuno, (fam.) ucciderlo fulmineamente | restarci secco, (fam.) morire sul colpo; 4 détto di vino o di qualsiasi altra bevanda alcolica, non dolce; 5 che sta o è considerato da solo; senza aggiunte: corso secco, nel linguaggio di borsa, quello che riguarda il solo valore capitale di un titolo, al netto degli interessi maturati | ambo, terno secco, nel gioco del lotto, ambo, terno giocato da solo, senza puntare su altre combinazioni 6 frutto secco, (bot.) con pericarpo legnoso o coriaceo come s. m. 1 luogo senz'acqua: tirare in secco una barca | restare in secco, (fig.) senza risorse, senza mezzi; voce dal lat. siccu(m) Stantío/a, agg.vo m.le o f.le 1 usato genericamente ed impropriamente per indicare chi, che à perso la freschezza, l'odore, il sapore originario; detto, a mio avviso impropriamente spec. di alimenti conservati male o per troppo tempo: pane stantío, pesce stantío; 2 (fig.ma forse piú esattamente ) vecchio/a, disusato/a, sorpassato/a: vocabolo stantío; notizie stantíe, prive di attualità, di interesse anche come s. m. odore, sapore di roba stantia: puzzare, sapere di stantío. Si tratta etimologicamente d’una voce prestito del napoletano derivata da stantivo (cfr. ultra)con sincope della consonante fricativa labiodentale sonora (v) erroneamente intesa epentesi consonantica intervocalica operata dal napoletano, laddove stantivo è dal lat. pop. e mediev. stantivus, der. di stans stantis, part. pres. di stare «stare» attraverso il suff. ivo suffisso derivato dal lat. -ivu(m), usato per formare aggettivi indicanti capacità, disposizione, qualità e sim. (difensivo, oggettivo, sportivo). vecchio/a, agg.vo m.le o f.le 1 che si trova nell'ultimo periodo della vita naturale; con significato piú ampio, anziano (in contrapposizione a giovane): la mia vecchia nonna; un vecchio elefante; il fulmine à schiantato il vecchio pino; essere, diventare, sentirsi vecchio; essere vecchio come Matusalemme, vecchissimo; essere piú vecchio, meno vecchio di qualcuno, essere maggiore, minore di età; nascere vecchio, si dice di chi, nonostante la giovane età, dimostri un giudizio, un'assennatezza propri delle persone mature; (spreg.) si dice di giovane privo di slanci, di fantasia | posposto al nome di artisti, di personaggi storici, assume valore di comparativo e serve a distinguerli da altri, di ugual nome, vissuti in età posteriore: Plinio il Vecchio, Palma il Vecchio, contrapposti a Plinio il Giovane e Palma il Giovane 2 che mostra i caratteri propri della vecchiaia, che rivela i segni di un declino fisico o emotivo: un viso vecchio; un cuore vecchio e stanco 3 che risale a molto tempo addietro, che dura da molto tempo: una vecchia conoscenza; una vecchia abitudine; una vecchia storia | un vestito, un cappotto vecchio, usato, malandato ' il Vecchio Testamento, espressione meno corretta per Antico Testamento | vecchio cattolico, (relig.) chi aderisce al veterocattolicesimo 4 che à lunga pratica ed esperienza: un vecchio lupo di mare; essere vecchio del mestiere 5 di un altro tempo, di un'altra epoca; non attuale: vecchio stile; un vecchio palazzo; giornale vecchio, del giorno o dei giorni precedenti; un vecchio procedimento, antiquato | tradizionale: un gentiluomo di vecchio stampo 6 si dice di prodotto che risale al raccolto precedente o che è stato sottoposto a invecchiamento, a stagionatura: grano vecchio; parmigiano, vino vecchio se ne deduce da tutte queste accezioni che è quanto meno improprio usar questo aggettivo come sinonimo di raffermo o stantío. anche come s. m. 1 [f. -a] chi si trova nella vecchiaia: un povero vecchio, una povera vecchia | i vecchi, (fam.) i genitori o gli avi, gli antenati. voce dal latinovec’lu(m),collaterale del class. vetulu(m), dim. di vetus 'vecchio'. Rancido/a - irrancidito/a agg.vo m.le o f.le 1 si dice di sostanza grassa che si è alterata ed à preso un odore e un sapore forte e sgradevole: burro rancido 2 (fig.) antiquato, sorpassato: dottrine, idee rancide anche come s. m. sapore, odore forte e sgradevole, proprio delle sostanze irrancidite (anche fig.): la pancetta sa di rancido; modi di pensare che ormai sanno di rancido. Trattandosi di voce da riferirsi a sostanze grasse è quanto meno improprio usar questo aggettivo come sinonimo di raffermo o stantío che si usa riferire a sostanze non fresche (pane, pesce etc.) non necessariamente grasse Voci derivate dal lat. Dal lat. rancidu(m), deriv. di rancíre 'essere rancido'; per la precisione irrancidito è stato ottenuto attraverso la prostesi rafforzativa di un in→ir a ranciditu(m) deverbale di rancíre. guasto/a agg.vo m.le o f.le che si è guastato o è stato guastato (anche fig.): orologio guasto; mele guaste; denti guasti, cariati; gioventú guasta, corrotta; anche per questo agg.vo è quanto meno improprio l’uso quale sinonimo di raffermo o stantío che si usa riferire a sostanze non fresche (pane, pesce etc.) non necessariamente marcite, rancide, andate a male bacate, ma soltanto non freschissime. La voce è un part. pass. senza suff. di guastare (che è dal lat. vastare, deriv. di vastus 'vuoto, spopolato'; l'iniziale gu- deriva dall’ incrocio con la voce germ. wasten di sign. affine iniziante appunto per w→gu. A questo punto esaurite le voci dell’italiano, consideriamo quelle del napoletano dove troviamo sereticcio/a – sedeticcio/a doppia morfologia di un unico agg.vo m.le o f.le raffermo, stantío,non fresco (riferito esattamente al pane o ad altri prodotti da forno derivanti da impasto di farine). In senso traslato è usato anche per identificare una persona arcigna, poco trattabile, burbera, bisbetica. Voce derivata dall’agg.vo lat. seru(m) ampliato in serotu(m) (cfr. l’it. serotino) ed addizionato del suff. iccio suffisso derivativo e alterativo di aggettivi, che continua il lat. -iciu(m) ed esprime diminuzione, imperfezione, approssimazione e sim., per lo piú con valore peggiorativo e spregiativo; tuosto/tosta, agg.vo m.le o f.le tosto, duro, da intendersi solo estensivamente e per approssimazione sinonimo del precedente, in quanto di per sé è da riferirsi con esattezza a persona coriacea, rigida; irremovibile, tenace, risoluta; caparbia, ostinata; voce derivata dall’agg.vo lat. tostu(m) p.p. di tostare intensivo di torrére = essiccare; sicco/secca , agg.vo m.le o f.le aggettivo che come il precedente è da intendersi solo estensivamente e per approssimazione sinonimo di raffermo, stantío , in quanto di per sé è da riferirsi, con esattezza, a persona asciutta, magra, snella, smilza e ciò contrariamente a quanto càpita con il corrispondente italiano secco che – come détto – oltre che molto magro vale anche arso, arido, riarso; anche la voce napoletana deriva dritto per dritto, senza metaplasmi vocalici, dal lat. siccu(m); stantivo/a agg.vo m.leo f.le 1. Di alimento che, per essere stato conservato troppo a lungo e male, à perso la freschezza ed à acquistato odore e sapore sgradevoli, prossimo al rancido o all’ammuffito; si usa con riferimento alla farina, al formaggio e talora ai condimenti grassi: olio, burro, strutto; 2. fig. D’altre cose, anche astratte, non più valido, fuori uso, fuori moda, sorpassato (sempre con intonazione spreg.) Etimologicamente, come ò già anticipato sotto la voce stantio che fu ricavata dalla voce napoletana, stantivo è dal lat. pop. e mediev. stantivus, der. di stans stantis, part. pres. di stare «stare» attraverso il suff. ivo suffisso derivato dal lat. -ivu(m), usato per formare aggettivi indicanti capacità, disposizione, qualità e sim. (difensivo, oggettivo, sportivo). viecchio/vecchia, s.vo ed agg.vo m.le o f.le come sostantivo vale: anziano; attempato; come agg.vo è riferito a vino, formaggio e simili e vale invecchiato, stagionato, maturo; ma non secco, duro come càpita per l’italiano che lo fa sinonimo di stantio, raffermo etc.; etimologicamente viecchio è da un acc. lat. vetulu(m) che diede il tardo lat. vĕclu(m) (diminutivo di vetus)→viecchio con la vocale tonica ĕ che dittonga in ie, mentre nel diminutivo vicchiariello si chiude quasi si tratti di una ē→i; grànceto/a – ràncto/a, doppia morfologia d’un unico agg.vo m.le o f.le . détto (contrariamente all’italiano che nella forma rancido o irrancidito lo usa spesso in maniera impropria riferendolo ad un po’ tutti gli alimenti crudi o cotti andati a male) détto – dicevo - esclusivamente di olio, di sostanze grasse (o di cibi, soprattutto crudi, contenenti sostanze grasse) che ànno subíto un processo di irrancidimento, acquistando quindi odore e sapore aspro e sgradevole: olio, burro, lardo, sugna etc.; chesta saciccia è addeventata rànceta(questa salsiccia è diventata rancida); con uso sostantivato, il sapore e l’odore di rancido: ll’uoglio ‘e ‘sta bbutteglia à pigliato ‘e grànceto(l’olio di questa bottiglia à preso di rancido),sape ‘e grànceto (sa di rancido), 2. fig. Talora è usato nel senso di non piú valido a causa della sua vecchiezza, sorpassato; sempre con intonazione spregiativo: chello ca dice papà à pigliato ‘e rànceto (ciò che dice mio padre è sorpassato); etimologicamente è voce derivata dal lat. rancĭdu(m), der. di rancere “essere rancido” rancĭdu(m),fu lètto rancedu(m), e successivamente la la consonante liquida vibrante (r) fu addizionata in posizione protetica dell'affricata palatale sonora (g) ottenendo il gruppo espressivo (gr) e sempre per motivi d’espressività si sostituí la l'occlusiva dentale sonora (d) con la corrispondente occlusiva dentale sorda (t) per cui rancedu(m) si evolvette in grancetu(m)→grànceto; fràceto/a, agg.vo m.le o f.le 1 con riferimento ad alimenti crudi ma guasti, andati a male, putrescenti : mela fraceta (mela fradicia, marcita); ova fràcete(uova fradice) 2 (fig.) corrotto moralmente o materialmente:’nu tipo fràceto (un soggetto corrotto) ‘na suggità fràceta (una società fradicia); 3 intriso d'acqua, inzuppato : vestite fràcete (vestiti fradici) | con funzione rafforzativa: ‘nfuso, sudato fràceto (bagnato, sudato fradicio); ‘mbriaco fràceto(ubriaco fradicio), completamente ubriaco; 2 come s. m. 1 la parte guasta, andata a male di qualcosa: ‘o ffràceto d’’a mela (il fradicio della mela); 2 (fig.) corruzione ‘o ffràceto d’’a suggità ‘e mo (il fradicio della società moderna) 3 terreno bagnato: cammenà ‘ncopp’ô ffràceto(camminare sul fradicio). Voce dal lat. Lat. fracidu(m), con sostituzione espressiva della occlusiva dentale sonora (d) con la corrispondente occlusiva dentale sorda (t) per cui fràcidu(m)→fràcedu(m) si mutò in fràcetu(m)→fràceto; nizzo, agg.vo m.le e solo m.le 1 di frutto mezzo cioè troppo maturo, quasi marcio 2 di ortaggio bagnato ed infradicito; 3 (fig. , non com.) corrotto, tarato (detto di persona). Voce derivata per deformazione del parlato popolare dal lat. vietium =troppo maturo, comp. neutro di vietus = antiquato, superato; la farmazione del termine avvenne seguendo il percorso vietiu(m)→nietiu→nitiu→nizzio→nizzo; perduto/a agg.vo m.le o f.le di alimento crudo o cotto alterato, avariato, andato a male, guasto, marcio per cattiva conservazione. Part. pass. di perdere che è dal lat. perdere, comp. di per 'al di là, oltre' e dare 'dare'. E qui faccio punto fermo e mi dico soddisfatto e convito d’aver persuaso l’amico N.C. . e qualche altro dei miei ventiquattro lettori.Satis est. Raffaele Bracale

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