mercoledì 1 febbraio 2017
VARIE 17/126
1.ESSERE ‘E DINTO, ESSERE ‘E ‘MIEZO, ESSERE ‘E FORA.
Ad litteram: Essere di dentro, essere di mezzo, esser di fuori. Tipiche espressioni cittadine partenopee usate volta a volta con riferimento a soggetto proveniente da un ben determinato Luogo della città; con esser di dentro ci si riferisce a persona proveniente da un rione interno , quasi sempre del centro storico della città inteso quasi come un enclave circoscritto da altri rioni/quartieri ed è la ragione che induce a connaturare quell’enclave con l’uso dell’avverbio dinto (dentro); nel caso invece ci si riferisca a persona proveniente non da un rione interno, ma da un Luogo aperto, come una piazza ,oppure una strada ampia e spaziosa ecco che s’usa l’espressione essere ‘e ‘miezo (di mezzo); quando infine ci si riferisca a persona proveniente rione/quartiere esterno della città, quasi limitrofo del mare cittadino, si usa l’espressione essere ‘e fora (di fuori).Per cui, esemplificando,avremo: essere ‘e dint’â Sanità,essere ‘e ‘miezo Furia, ‘e miezo Carlo Terzo, essere ‘e fora â Marina. Rammento a margine che oggidí riferendosi a persone provenienti dal Vomero o dai Quartieri spagnoli a monte di Toledo, si usa l’espressione: essere rrobba ‘e copp’ê Quartiere, ‘e copp’ô Vommero, mentre un tempo fu espressione usata solo in riferimento a persona originaria dei Quartieri, mentre per chi provenisse dal Vomero s’usò dire essere rrobba ‘e ‘mez’ê vruoccole nell’inteso che il Vomero era tutta aperta campagna coltivata a broccoli ed affini e non ancóra il quartiere residenziale che poi sarebbe diventato.
Per certo, concludendo, si tratta di espressioni usate in ambito cittadino, ma non è dato sapere, o almeno non ne ò contezza, se anche in ambito provinciale siano usate.
2.ESSERE ‘E TENTA CARMUSINA.
Ad litteram: essere di tinta cremisi (rossiccia) id est: essere inaffidabile come il colore cremisi che anticamente, prodotto con metodi artigianali ed empirici, era di scarsa consistenza e poco sopportava le ingiurie del tempo; con altra valenza la locuzione sta ad indicare sia le persone di malaffare di cui diffidare e da cui tenersi alla larga, sia le persone ad esse equiparate e si ricollega al fatto che al tempo dei romani le prostitute erano aduse a vestirsi di rosso, a truccarsi con il carminio e ad indossare vistose parrucche fulve.
3.ESSERE ‘NA BBONA PELLA P’’O LIETTO
Ad litteram: Essere una buona pelle (utile) a letto; id est: essere un’ottima meretrice. Antichissima espressione risalente all’antichità latina allorché con il termine scortum ci si riferiva sia alla pelle propriamente detta che alla meretrice semanticamente raccostati probabilmente perché la meretrice fa esposizione della propria pelle.
4.ESSERE ‘NU BBABBÀ A RRUMMA
Ad litteram: essere un babà irrorato di rum
Locuzione dalla doppia valenza, positiva o negativa. In senso positivo la frase in epigrafe è usata per fare un sentito complimento all’avvenenza di una bella donna assimilata alla soffice appetitosa preparazione dolciaria partenopea; in senso negativo la locuzione è usata per dileggio nei confronti di ragazzi ritenuti piuttosto creduloni e bietoloni, eccessivamente cedevoli sul piano caratteriale al pari del dolce menzionato che è morbido ed elastico.
5.ESSERE ‘NU PIRETO ‘NCANTARATO
Letteralmente: Essere un peto (esploso) in un pitale. Offensiva locuzione riferita a chi, vuoto parolaio, fa altisonanti gratuite affermazioni di promesse irrealizzabili; di costui si dice che si comporti alla stregua di un peto che essendo stato esploso in un pitale che gli à fatto da cassa di risonanza è risultato fragoroso restando pur sempre solo una inconferente scorreggia.
BRAK
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