martedì 14 febbraio 2017
VARIE 17/192
1.NUNN’ ACCUCCHIÀ NIENTE
Letteralmente Non accoppiare nulla, id est non sapere o non riuscire mai a concludere nulla di positivo, non essere mai in grado di far collimare pensiero ed azione giungendo a risultati concreti. L’espressione è usata appunto nei confronti di chi impreparato, inetto ed incapace non possa mai addivenire concretamente ad un risultato frutto dell’unione di una esatta teoria con la operosa pratica.Il verbo accucchià = accoppiare, unire mettere insieme è un denominale del s.vo cocchia(da un lat. volg. cop(u)la(m)→copla(m)→cocchia con il tipico passaggio del gruppo pl a chi, come in pluere→chiovere, plaga→chiaja, platea→chiazza, plumbeum→chiummo, plattu-m→chiatto etc. ) = coppia attraverso un ipotizzato *adcopulare→accoplare→accucchiare.
2.NUNN’ ACCUSÀ E NNUN CUNTÀ
Letteralmente Non accusare e non contare da intendersi non essere all’altezza di dichiarare (il proprio giuoco,o le proprie idee), né essere all’altezza di trarre partito dal proprio operato (conteggiando esattamente il proprio punteggio totalizzato nel gioco o dando conto, elencandolo, di ciò che si sia stati capaci di produrre con la propria azione).
Locuzione mutuata dal giuoco delle carte détto tressette. Apro un parentesi per dire che nel tressette è previsto che ad inizio di gioco i componenti possano a turno dichiarare l’ eventuale possesso di un certo numero di carte favorevoli, dichiarazione che comporta il vantaggio di avere dei punti aggiuntivi da sommare a quelli totalizzati con le prese;questo dichiarare è détto nel gergo del gioco: accusare. Ciò mi à indotto a ritenere il gioco del tressette (che molti reputano un gioco interessante e difficoltoso ed invece non è nè l’uno, nè l’altro fondato com’è sulla fortuna che ti elargisce carte che se giocate decentemente e non proprio sconsideratamente ti assicurano la vittoria indipendentemente dalla bravura o capacità gestionale che se ne abbia...) ciò mi à indotto, dicevo, a ritenere piuttosto stupido, (se confrontato ad es. allo scopone scientifico), tale gioco [il tressette] nel quale un giocatore non solo sia favorito dalla sorte ricevendo carte favorevoli, ma ne tragga anche partito con un punteggio aggiuntivo! Chiudo la parentesi e torno alla locuzione che è riferita in primis ad un giocatore non solo incapace di aprire il gioco dichiarando valide carte in suo possesso, ma tanto inesperto da addirittura confondersi nella sommatoria del punteggio realizzato; la locuzione è altresí usata sarcasticamente nei confronti di chiunque che inetto, incapace, incompetente, inesperto e maldestro sia del tutto privo di capacità operative risultando in ògni occasione un soggetto che non valga nulla o non sia stimato o non abbia alcuna autorità.
3.NUNN’ AVÉ NIENTE A CCHE SPÀRTERE
Letteralmente Non avere alcunché da dividere (con altri). Locuzione da intendersi sia nel senso materiale: Non avere nulla da suddividere (con nessuno)atteso che si è del tutto padroni del proprio, ma piú spesso in quello morale Non avere nulla in comune (con chicchessia)atteso che il soggetto di cui si parla è molto diverso (sia in senso positivo che in quello negativo) da tutti gli altri, da non potersi confondere con chicchessia.
il verbo spàrtere vale distribuire, ripartire, suddividere, dividere, separare. voce dal lat. partire e partiri, deriv. di pars partis 'parte' con protesi di una s intensiva, cambio di coniugazione e ritrazione della tonica.
4.NUNN’ È CCOSA!
Letteralmente Non è cosa, gesto, azione, lavoro, opera (da praticare, perseguire etc.) Icastica espressione che si usa in tutte quelle occasioni in cui non si ritenga opportuno non dar corso ad azioni, operazioni quali che siano in quanto stimate non convenienti, inopportune, inappropriate, incongrue, svantaggiose per chi le dovesse mettere in opera laddove si tratta di azioni/operazioni da lasciar perdere in quanto il gioco non vale la candela. In italiano s’usa l’analogo Non è il caso!
5.NUNN’ È PPIETTO TUĴO!
Letteralmente: Non è (per il) petto tuo! Icastica espressione, analoga alla precedente ma con un marcato carattere quasi di dileggio e/o d’offesa in quanto è espressione che si usa rivolgere sarcasticamente ad un idividuo che, ritenuto incapace di poter mai concludere alcunché di positivo,né di giungere a risultati concreti in quanto impreparato, inetto ed incapace dimostri di non possedere né la prestanza fisica, né le capacità mentali (adombrate l’una e le altre sotto il termine petto) per poter addivenire concretamente ad un risultato; per il soggetto destinatario dell’espressione ògni situazione, avvenimento,questione o problema, gesto, azione, lavoro, opera son ritenuti superiori alle sue capacità e dunque tutto esula dalle sue possibilità operative.
BRAK
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