venerdì 3 febbraio 2017
VARIE 17/138
1.FÀ CCA ‘E PPEZZE E CCA ‘O SSAPONE
Ad litteram: fare qui le pezze e qui il sapone id est: adottare l’economia spicciola delle contestuali prestazioni e controprestazioni, ma anche assumere ed accettare reciprocamente patti semplici e chiari da rispettare comunque; la locuzione ripete l’antico uso esistente nei vicoli napoletani allorché in cambio di pochi stracci o abiti dismessi ceduti ad un robivecchi ambulante, détto sapunaro, se ne riceveva immediata contropartita sotto forma appunto di sapone da bucato detto sapone ‘e piazza in quanto sapone artigianale (quasi sempre prodotto artigianalmente dal medesimo robivecchio) che, un tempo, non si vendeva in negozi atti alla bisogna, ma ceduto esclusivamente in piazza o per istrada dai summenzionati robivecchi.
2.FÀ COMM’Ê TURRUNARE
Ad litteram: fare come i venditori di torroni. Ancóra una locuzione ironica usata contro gli inguaribili scrocconi, contro gli incalliti presidenzialisti che son soliti presenziare, anche quando non invitati,feste o ricorrenze domestiche comportanti il piú delle volte distribuzione, spesso grande, di cibi e bevande; la locuzione è altresí riferita a tutti coloro che abbiano l’abitudine di presentarsi, senza preventivamente annunciarsi,addirittura tra i primi in casa di amici e/o semplici conoscenti all’orario del desinare nell’intento di scroccare un invito alla tavola imbandita.Tutti costoro sono oltre tutto gli stessi che lasciano per ultimi le case dove ànno... onorato il desco scroccando a sbafo pasti e/o rinfreschi.Di tali sbafatori presenzialisti s’usa dire che facciano come i venditori di torroni che sono tra i primi ad invadere con le loro mercanzie piazze e strade dove si svolgono feste popolari per accaparrarsi tra i primi gli avventori e sono tra gli ultimi a lasciar piazze e strade al termine della festa, quando ànno lucrato abbastanza dopo avere esaurite le leccornie poste in vendita. turrunare s.vo m.le e f.le pl. di turrunaro artigiano produttore e venditore al minuto (durante le feste rionali) di dolciumi vari e di torrone,dolce duro o morbido a base di zucchero, miele, mandorle tostate, pistacchi o nocciole, confezionato per lo piú a stecche; voce denominale di turrone addizionato in posizione enclitica del suffisso aro suff. di competenza per sostantivi o aggettivi derivati dal latino o formati in italiano, che indicano oggetti,ma soprattutto mestieri (putecaro/bottegaio,rilurgiaro/orologiaio) oppure luoghi(lutammaro/letamaio), ambiente pieno di qualcosa o destinato a contenere o accogliere qualcosa suffisso che continua il lat. arius→aro/ero; lo stesso latino a(r)iu(s) à dato l’italiano aio che in napoletano è spesso nei suffissi composti ajo; la voce turrone è dallo sp. turrón, deriv. di turrar 'arrostire', che è dal lat. torríre.
3.FÀ COMME A SSANTA CHIARA CA DOPP' ARRUBBATA CE METTETENO 'E PPORTE 'E FIERRO.
Letteralmente: far come per santa Chiara; dopo che fu depredata le si apposero porte di ferro. Id est: correre ai ripari quando sia troppo tardi, quando si sia già subíto il danno paventato, alla stessa stregua di ciò che accadde per la basilica di santa Chiara che fu provvista di solide porte di ferro in Luogo del preesistente debole uscio di legno, ma solo quando i ladri avevano già perpetrato i loro furti in danno della antica chiesa partenopea.
4.FÀ COMME Ê FUNARE
Agire come i fabbricanti di corde. Id est: non fare alcun progresso né nello studio, né nell'apprendimento di un mestiere. Quando ancora non v'erano le macchine ed i robot che fanno di tutto, c'erano taluni mestieri che venivano fatti da operai ed escLUsivamente a mano. Nella fattispecie i cordari solevano fissare con i chiodi ad un asse di legno i capi delle corde da produrre e poi procedendo come i gamberi le intrecciavano ad arte. La locuzione prende in considerazione non i risultati raggiunti, ma solo il modo di procedere tenuto dai cordari. Allorché poi avevano fabbricato la corda ne staccavano il capo dal supporto lasciando cadere in terra la corda fabbricata donde la locuzione
5.FÀ CUOFENO SAGLIE E CUOFENO SCENNE.
Letteralmente: far cesto sale e cesto scende - Il Cuofeno (dal latino cophinus) è un particolare cesto di vimini piú stretto alla base e provvisto di manici, per il trasporto delle merci piú varie. La locuzione significa: lasciare che le cose vadano secondo la loro naturale inclinazione, evitare di interessarsi di qualche cosa, non curarsi di nulla.In origine l’espressione era di pertinenza dei lavoratori dell’edilizia e faceva riferimento al consiglio/ordine che il cosiddetto capomanipolo dava ad ogni sottoposto addetto allo sgombero dei calcinacci di demolizione o al trasporto dei materiali da costruzioni calati(i primi) o issati (i secondi) per il tramite di funi e carrucole affinché non impedissero con malaccorti interventi la salita e la discesa delle ceste ricolme.
BRAK
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