domenica 5 febbraio 2017
varie 17/149
1.FEMMENE E CCRAVUNE: STUTATE TÉGNONO E APPICCIATE CÒCENO.
Letteralmente: donne e carboni: spenti tingono e accesi bruciano. Id est: quale che sia il loro stato, donne e carboni sono ugulmente deleterii.
2.FEMMENE, CIUCCE E CRAPE TENENO TUTTE UNA CAPA.
Donne, asini e capre ànno tutti la medesima testa nel senso che sia le donne che gli asini e le capre sono testardi alla stessa stregua ed indocili a qualsiasi comando, consiglio o raccomandazione, convinti sempre di far bene agendo di proprio istinto o iniziativa.
3.FEMMENE, CIUCCE E VVARCHE SONGO ‘E CHI ‘E CCARCA
Le donne,come gli asini e le barche, appartengono a chi le monti (e solo ad essi devono rispondere);id est: donne, asini e barche vanno dominati se si vogliono ottenere buoni risultati.
4.FESSARIA ‘E CAFÈ
Ad litteram: Sciocchezza di caffé o da caffè; id est cosa da nulla, sciocchezzuola , inezia, tutte cose che possono esser rappresentate ugualmente dalla inconferente fessurina che insiste sul chicco di caffé [ed in tale accezione si parla esattamente di fessaria ‘e cafè dove la ‘E è la preposizione DE aferizzata che introduce un complemento di specificazione] oppure da altro. Infatti con fessaria ‘e cafè talora non si intende la fessurina che insiste sul chicco di caffé, ma l’ inconferente chiacchiera, il vuoto discorrere tra gli sfaccendati avventori di un caffé (locale dove si sorbisce la bevanda di caffé) [ed in tale accezione pur parlandosi di fessaria ‘e cafè , la ‘E non è la preposizione DE aferizzata che introduce un complemento di specificazione, ma è un’utilizzazione impropria della medesima preposizione usata al posto della corretta da→ ‘a che avrebbe dovuto introdurre un complemento di fine o scopo ed avrebbe dovuto essere espresso con “fessaria da o ‘a cafè” (sciocchezza da caffé) ] fessaría s.vo f.le cosa da nulla, sciocchezza, inezia e per traslato bugia macroscopica; etimologicamente da fesso (rotto, spaccato e poi sciocco) p.pass. del verbo findere (rompere, spaccare) + il suff. di pertinenza arius→ar addizionato della desinenza tonica ía; rammenterò che la stessa parola con i medesimi significati si ritrova pure nella lingua ufficiale sebbene in quest’ultima l’originaria ed etimologica A ovviamente aperta, la si sia sostituita con una pretestuosa E chiusa (ritenuta forse, ma scioccamente, piú consona dell’aperta A all’ elegante (sic?) dialetto di Alighieri Dante, ottenendo cosí in Luogo di fessaría una per certo non migliore fessería. cafè s.vo m.le o neutro Con la medesima parola, una volta di genere maschile, un’altra di genere neutro si indica in napoletano i chicchi interi o macinati della pianta di caffé e la bevanda che se ne ricava [ed in tal caso il s.vo è di genere neutro e comporta nel caso sia preceduto dall’art. ‘o, comporta la geminazione della consonante iniziale, per cui occorerà scrivere ‘o ccafé comportante la pronuncia forte come avviene sempre allorché in napoletano esistono delle voci che possono avere una doppia forma grafica: o con la geminazione della consonante d’avvio o con la consonante scempia; quando la grafia e quindi la lettura di tipo forte presenta la geminazione iniziale, ci si trova difronte ad una voce neutra e solitamente son voci che si riferiscono a generi alimentari o inanimati ovvero che non contemplano l’intervento umano (ad. es.: ‘o ccafè, ‘o ppane, ‘o ssale, ‘o ppepe, ‘o ffierro(inteso come metallo)]; allorché invece la parola presenta la consonante scempia: ‘o cafè si à a che fare con una voce maschile usata per significare la mescita o negozio dove viene servita la bevanda di caffè. Etimologicamente la voce cafè è dal turco kahve, e questo dall'ar. qahwa, orig. bevanda eccitante'.
5.FORA MARIA DÊ CRESTIANE!
Ad litteram: Fuori Maria dai cristiani! ; id est: la vergine Maria venga estromessa dal culto dei cristiani! Espressione usata quando si voglia imporre a chicchessia di tenersi fuori da ogni coinvolgimento in quale che sia azione o situazione (atteso che non si à fiducia nelle sue capacità operative o nella sua intelligenza.) La Maria coinvolta nell’espressione è proprio la Vergine Maria, madre del Cristo; l’espressione antichissima risale al tardo settecento quando i protestanti, che notoriamente negano la dulia mariana, vennero in contatto con i partenopei e fecero qualche proselito. A proposito dell’avverbio fora= fuori rammento come sia interessante e meritevole di sottolineatura la differenza di evoluzione della voce napoletana fora (fuori)derivato dal lat. fŏras e della evoluzione della voce italiana fuori derivato dal lat. fŏris.
Nel caso di fŏri(s)→fuori in sillaba libera lavocale tonica “ŏ” subí la normale dittongazione “uó”; nel caso invece di fora che derivò dal collaterale “fŏra(s)”, data la vocale terminale “-a”, non si incorse nel fenomeno della dittongazione dovuta alla metafonia dialettale, onde la forma definitiva di “fora”, con conservazione della tonica e con la solita vocale finale atona di tipo evanescente.
BRAK
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