giovedì 2 febbraio 2017
VARIE 17/131
1.ESSERE 'NU/’NA SECATURNESE.
Letteralmente: essere un/una sega tornesi.Id est: essere un/una avaraccio/a, al punto di far concorrenza a taluni antichi tonsori di monete, che al tempo che circolavano monete d'oro o d'argento, usavano limarle per poi rivender la limatura e far cosí piccoli guadagni: venne poi la carta-moneta e finí il divertimento.
2.ESSERE 'O RRE CUMMANNA A SCOPPOLE.
Locuzione intraducibile ad litteram con la quale si suole a Napoli porre alla berlina l’atteggiamento supponente di chi non avendo né il carisma, nè l’autorità fisica e/o morale pretende di impancarsi a re e duce delle umane vicende, ma è destinato miseramente a fallire atteso che le sue qualità al massimo lo potrebbero far considerare un re dei bambini ai quali però, per farsi ubbidire dovrebbe assestare qualche scappellotto; atteggiamento tipico tenuto da uomini affetti da complessi d'inferiorità, o - peggio ancora - grandemente frustrati che non valendo una cicca e non essendo, nell'ambito della loro famiglia, tenuti in alcun conto, sfogano la loro repressione e frustrazione vessando in qualche modo, o tentando di vessare le persone con le quali, per il loro ufficio vengono a contatto, ben sapendo però che non riusciranno nè a farsi ubbidire, nè addirittura ad esser presi in considerazione e saranno reputati alla stregua del re riportato in epigrafe.
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3.ESSERE PASSATA 'E CÒVETA o 'E CUTTURA.
Letteralmente: essere passata di raccolta cioè già sfiorita sull'albero perché abbondandemente maturata oppure essere oramai passata di cottura cioè bruciacchiata perchè troppo cotta. Ambedue le espressioni fanno furbescamente riferimento ad una donna piuttosto in avanti con gli anni perciò sfiorita e non piú degna di attenzioni galanti alla medesima stregua o di un frutto lasciato sul ramo troppo tempo dopo la maturazione o come un cibo lasciato sul fuoco oltre il tempo necessario, facendolo quasi bruciare.
4.ESSERE RICCO ‘E VOCCA.
Ad litteram: essere ricco di bocca Id est: : essere un vuoto parolaio che parla a sproposito, a vanvera, e si autocelebra vantando doti fisiche e/o morali che in realtà non possiede, nè possiederà mai; essere un millantatore a cui fanno difetto i fatti, ma non le chiacchiere, essere insomma un miserabile la cui unica ricchezza è rappresentata dalla bocca.
5.FÀ ‘A CASA SPINGULE SPINGULE
Ad litteram: Fare spillo spillo nell’espressione Fare la casa spillo spillo. Iperbolica espressione usata per fotografare l’incresciosa situazione di chi avendo smarrito, presumibilmente in casa, un oggetto o alcunché o non ricordando dove l’abbia riposto e/o nascosto è costretto ad affannarsi in una ricerca costante, incessante, ininterrotta, persistente, reiterata, compulsiva quasi angosciosa, ossessiva, ossessionante ispezionando e rovistando in ogni dove sino a frugare iperbolicamente tra spillo e spillo alla ricerca spesso vana, dell’oggetto perso o riposto e/o nascosto, perdendolo di vista o non ricordandone pi ú l’ubicazione.
BRAK
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