TESI ETIMOLOGICA DEL TERMINE
NAPOLETANO: CAFONE.
Come riportato da tutti i lessici della
parlata napoletana con il termine cafone si intende il villano, lo zotico,il
contadino.E di ciò nulla quaestio: si è d’accordo un po’ tutti. Il problema
sorge quando si comincia a congetturare intorno all’etimologia della parola..Ci
sono numorose opinioni : in primis quella che, partendo da scritti di
Cicerone(Filippiche ed altri), la riallaccia ad un nome personale di origine
osca: CAFO riferito con tono spregiativo ad un uomo incolto e villano; altra
opinione è quella che riallaccia il termine cafone al verbo osco(la cui
esistenza, peraltro, non è provata) Kafare= zappare.Segnalo infine la proposta
del prof. Carlo Jandolo, proposta che mi pare migliore delle altre, che collega
la parola cafone al greco: skaphèus, collaterale di skapaneus= contadino,
zappatore.
Escludo altresì, in quanto da ritenersi leggenda
metropolitana, l’idea che cafone possa derivare dal fatto che gli abitanti
dell’entroterra o della più remota provincia onnicomprensivamente detti cafune, giungendo in città vi
camminassero legati gli un gli altri con una fune per evitare di sperdersi.
Ciò annotato passo ad indicare la mia diversa opinione che si fonde sul fatto che storicamente, nel
tardo ‘800 e principi del ‘900 eran definiti, nel parlar comune,cafoni non solo
gli zappatori, i villani e consimili, ma estensivamente un po’ tutti gli abitanti o i nativi dei paesini
dell’entroterra campano, paesini arroccati sui monti ,-come quelli del sannio-
beneventano, del casertano o dell’ alta
Irpinia - difficili da raggiungere e chi
li raggiungeva con carretti o altro aveva bisogno di aiuto per ascendere fino al paese propriamente detto. A
tale bisogna provvedevano nerboruti paesani che scendevano incontro ai
visitatori , ed erano armati di robuste
funi con le quali aiutavano nell’ascensione le persone bisognose d’aiuto.Tali
paesani erano indicati con la locuzione “chille cu ‘a fune o chille c’’a fune “
id est: quelli con la fune. Da c’’a fune a cafune il passo è breve e d è
ipotizzabile che con esso termine si indicassero tutti gli abitanti
dell’entroterra o della più remota provincia. CAFUNE è comunque un plurale. Il
singolare CAFONE penso si sia formato successivamente tenendo presente i
consueti fenomeni metafonetici della parlata napoletana alla stregua di
GUAGLIONE che al plurale fa GUAGLIUNE.
Riconosco tuttavia, a questo punto che la mia idea configura piú che
un’etimologia con crismi scentifici,un’ipotesi
paretimologica, e quantunque possa
apparire piú percorribile di pur
tante dotte ipotesi libresche, la metto da parte per aderire all’ipotesi fatta
dall’amico prof. Carlo Jandolo, ipotesi decisamente migliore di tante altre, puranco di quella dell’altro
amico avv.to Renato de Falco che parlò di un (ca)cafone(s) = balbuziente che semanticamente poco o nulla mi pare
abbia a che spartire con il villano, lo zotico,il contadino; il cacafone di Renato De Falco, semanticamente, a mio
avviso potrebbe al massimo attagliarsi
al tartaglia/one se per tale figura il napoletano non avesse
già la voce cacaglio derivato piú che
dallo spagnolo encallar = inceppare con la parola, dal greco kaka-lailo= parlo male.
Raffaele Bracale
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